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Atletica
Atletica, Stefano Baldini: “Coi giovani puntiamo ai risultati tra i grandi. E sui gruppi militari…”
Stefano Baldini, Campione Olimpico nella Maratona ad Atene 2004 e attuale Direttore Tecnico del settore giovanile, ha rilasciato una bella intervista al portale Queen Atletica.
Interessantissimo la considerazione sui risultati giovanili, da cui emerge il chiaro obiettivo che medaglie e tempi/misure tra gli juniores devono poi essere proiettati nell’atletica che conta (ed è un pensiero che finalmente sembra stia dilagando nelle attuali Federazioni italiane).
Poi una bella riflessione sui gruppi militari. E tanto altro ancora.
Di seguito vi proponiamo l’intervista integrale.
Stefano, partiamo chiedendoti un bilancio di questo primo anno da responsabile tecnico del settore giovanile.
“Prima di tutto devo dire che sono un Direttore Tecnico nominato, non ho partecipato a nessuna campagna elettorale e mi sono messo a disposizione del mondo dell’atletica qualunque fosse il nuovo Consiglio Federale. Ringrazio Giomi (attuale Presidente FIDAL, ndr) per la fiducia e l’autonomia decisionale che ho avuto fino ad oggi. Il primo anno è stato molto impegnativo, anche perché ho voluto essere sempre presente in modo da capire meglio i vari meccanismi. Ero già nel giovanile come tutor dal 2010, ma la dt presuppone una responsabilità ben diversa. Tenere come vice Tonino Andreozzi mi ha dato una grossa mano perché conosce atleti, tecnici, dirigenti e impianti; in più gli uffici dell’area tecnica giovanile funzionano molto bene e abbiamo gestito anche più attività contemporaneamente con tempi ottimali. I risultati si sono visti sul campo: ho ereditato un settore che funzionava bene e a volte devo buttare acqua sul fuoco dell’entusiasmo come potete ben immaginare”.
Come si svolge praticamente il tuo lavoro tecnico? Raccontaci un po’ la tua nuova vita atletica: come sono i rapporti con i ragazzi, in particolare?
“Sto in ufficio a Roma da 2 a 4 giorni la settimana in base alle necessità, vado sui campi di gara 40 week end all’anno e sono in giro per raduni nazionali e regionali. Pc sempre acceso per mail e risultati, e telefono che suona spesso fanno il resto. I rapporti coi ragazzi sono ottimi, qualcuno mi vede “cattivo e severo”, ma voglio far capire loro che ci sono delle regole chiare e coerenti, che non ci sono pregiudizi ma solo scelte tecniche che qualcuno deve fare. Mi piace parlare con i tecnici e motivarli al confronto: i ragazzi escono dal sistema talento perché diventano senior, i tecnici invece rimangono e mi piacerebbe crescessero altri ragazzi di qualità. Spero di essere riuscito a smettere i panni del campione olimpico per pormi allo stesso livello dei miei interlocutori, per essere credibile e ascoltato. È un passo fondamentale”.
Parliamo dei Mondiali juniores, in programma quest’estate a Eugene. [Da poco sono stati pubblicati i minimi e alcuni azzurri sono già qualificati, OA], ti va di commentare?
“A questa età le cose cambiano a gran velocità, quindi è difficile fare nomi oggi. Una cosa deve essere chiara: non inseguiamo risultati a tutti i costi, ma solo la capacità di essere pronti e dare il meglio nell’occasione più importante. Il giovanile deve essere allenamento all’atletica vera, cioè fare esperienze, imparare a vincere e perdere, eseguire bene un gesto tecnico e farlo soprattutto quando conta di più.
Gli allievi a fine maggio hanno i trials a Baku per i Giochi Olimpici Giovanili (in programma a Nanchino in estate, OA): sarà una squadra di 35 ragazzi dei quali circa 12 si qualificheranno per entrare nella squadra europea che ad agosto andrà in Cina. Lo scorso anno per scelta nessun allievo, seppur col minimo, partecipò agli Europei juniores di Rieti. Quest’anno vorrei fare lo stesso per rispettare i tempi di crescita dei ragazzi: se ci saranno delle eccezioni è perché c’è un background internazionale consolidato oppure perché già da oggi il binomio tecnico/atleta ha fatto una programmazione diversa e non parteciperà alle gare di Baku. I Mondiali Junior sono una manifestazione tosta, non voglio portare degli allievi troppo avanti con i rischi che ne conseguono; ho già messo degli allievi in squadre juniores, ma in manifestazioni con un entry level più abbordabile”.
Quali sono le prospettive di medaglia a Eugene? Cosa ti aspetti dalla trasferta? Ti sei prefissato degli obiettivi da raggiungere, qualcosa su cui ragionare a posteriori per capire se la spedizione è stata positiva?
“Delle medaglie non mi importa molto, se vengono vanno benissimo ma sono più curioso di vedere realizzati all’Hayward Field tanti PB e SB e di conseguenza è la classifica a punti sui top 8 e top 16 che ci può dare più informazioni sul nostro valore. In più vorrei rivedere l’atteggiamento che ci ha contraddistinto nel 2013: facciamo squadra, gareggiamo, abbiamo rispetto per i compagni”.
Una parola sul reclutamento, o meglio sul mantenimento dei talenti. Visto e considerato che i più bravi già a in giovane età vengono presi dai gruppi sportivi militari, non credi che la federazione debba quindi a maggior ragione, aiutare e supportare chi questa chance non l’ha ancora avuta, ma promette comunque bene?
“Il progetto Under 23 serve anche a questo: 80 ragazzi che non fanno parte dei Gruppi Sportivi che hanno già fatto due periodi di lavoro insieme da inizio anno e che avranno nei 7 meeting italiani principali delle gare a loro dedicate. I Gs arruolano poco e in futuro probabilmente ancora meno: vogliamo iniziare a far passare il messaggio che si può fare un’ottima atletica anche senza entrare in un Gs? Anche allenandoti 8 volte la settimana mentre frequenti l’università? Che si può entrare e fare il pro anche a 26 anni? Poi è chiaro che è difficile, ma chi ce l’ha in Europa un sistema come il nostro?”.
Ti senti di sbilanciarti su qualche grosso talento, sia per doti che per carattere?
“Di talenti ne abbiamo, ma chi è stato a Donetsk lo scorso anno o verrà a Eugene a luglio capirà che il resto del mondo ne ha ben più di noi. Se il confronto è l’Italia, siamo pieni di fenomeni, altrove siamo normali. Io penso che dobbiamo sempre avere la consapevolezza che l’atletica è domani, da senior, e che se è facile per un tecnico “giovane” portare un ragazzo a buoni risultati fino alla categoria juniores, dobbiamo anche avere l’umiltà di riconoscere che per fare il vero salto di qualità ci vuole sempre la voglia di confrontarci e imparare. Sta ai tecnici programmare bene, soprattutto con gli allievi che possono gareggiare molto e anche coi più grandi. Ma se gareggiano ogni fine settimana, quando li alleniamo come si deve? Bisogna fare le scelte giuste in funzione del bene dei ragazzi”.
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