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Taekwondo
Carlo Molfetta: “La forma cresce, vado agli Europei per una medaglia”
ESCLUSIVA – Spentosi l’eco del trionfo di Olympia, Carlo Molfetta ha vissuto un 2013 denso di intoppi e problemi fisici, tanto che ha dovuto anche rinunciare ai Mondiali di Puebla. La stagione in corso, tuttavia, sembra iniziata con il piede giusto, come dimostrano i quarti di finale raggiunti nel prestigioso Dutch Open disputato a marzo. La condizione sta crescendo, proprio in coincidenza degli appuntamenti più importanti, a partire dagli Europei di Baku dal 1 al 4 maggio.
Molfetta ha parlato con Olimpiazzurra dei suoi prossimi obiettivi, ma anche dello stato di salute del taekwondo italiano.
Come ti stai avvicinando all’appuntamento europeo?
“La forma migliore sta arrivando, inizio a calciare bene e questa è la cosa più importante. Agli Europei non sarò comunque al top, tuttavia vado per vincere una medaglia e risalire nel ranking“.
I riscontri ricevuti dal Dutch Open sono stati positivi.
“Decisamente sì, non mi aspettavo di andare così bene, le gambe giravano bene“.
In che categoria di peso combatterai a Baku?
“Nella mia, i -87 kg (ricordiamo che Molfetta è oro olimpico nei +80 kg, ndr). Non so bene quali avversari troverò, ammetto che ho seguito di più i +87 in questo periodo“.
Si vocifera che, in vista di Rio 2016, potresti anche scendere di categoria e combattere nei -80 kg: confermi? Sarebbe un problema per te rientrare in quel limite di peso?
“Queste sono scelte federali. Se la Federazione e i tecnici me lo chiedono, allora ne parliamo. Di certo non sarebbe semplice perdere 7-8 kg“.
Quindi preferiresti provare a confermare l’oro nei pesi massimi?
“In realtà la mia categoria di peso ideale sarebbe una -85 kg, ma non esiste. Io non sono né carne e né pesce, non sono né un -80 kg e né un +80 kg…“.
Eppure hai vinto un oro olimpico….
“Perché gli avversari non hanno capito se ero carne o pesce!“.
Spieghiamo il nuovo criterio di qualificazione a Rio 2016. I primi 32 del ranking mondiale disputano delle tappe di Gran Prix ed i migliori 8 si qualificano per la Super Final. Infine i primi 6 del ranking staccheranno automaticamente il biglietto a cinque cerchi, mentre tutti gli altri disputeranno un torneo continentale che assegnerà gli ultimi due posti. Ti piace questo sistema?
“E’ un criterio bellissimo, finalmente non ci si gioca più la qualifica in una gara secca, ma viene premiata la costanza nel quadriennio ed io, da sempre, sono un atleta molto costante come risultati. Secondo me questo sistema è più meritocratico“.
Dopo aver realizzato il sogno di una carriera, l’oro olimpico, qual è ora la motivazione che ti spinge a continuare?
“Rivincere l’oro olimpico e sappiamo quanto confermarsi sia infinitamente più difficile. Io nella mia vita non mi sono mai accontentato e sono sempre stato ambizioso“.
Quella brasiliana sarà la tua ultima Olimpiade?
“Diciamo nì….Fare cinque quadrienni olimpici vi assicuro che sarebbe logorante. Però molto dipende dai risultati, se vedo che continuo a vincere, sono ‘obbligato’ a proseguire…Comunque, nel caso decidessi di andare in pensione, potrei essere tranquillo perché ci sono tanti giovani forti“.
Veniamo proprio al discorso delle nuove leve. L’Italia ha brillato negli ultimi Mondiali juniores ed il futuro sembra roseo, ma non possiamo nascondere che, alle spalle tue, di Sarmiento e Basile, ci sia stato un vuoto generazionale di qualche anno. Come te lo spieghi?
“Partiamo dal presupposto che, prima di noi, c’erano tanti grandi atleti che hanno vinto molto, ma purtroppo, senza la ribalta olimpica, si è parlato poco di loro. Poi è arrivata la mia Nazionale che, bene o male, si è sempre difesa e a turno qualche medaglia l’abbiamo portata a casa. Il problema veramente grave, a mio parere, è stato il vuoto a livello femminile. Veronica Calabrese ha deciso di fare la mamma, poi non abbiamo avuto atlete di vertice. Ora però le cose stanno cambiando, vedo delle ragazzine come Rizzelli, Gaspa e Martignani che potranno darci delle soddisfazioni importanti“.
A livello di base, sembra che la Federazione abbia intrapreso la strada giusta.
“La Federazione sta lavorando molto bene. La struttura è molto più articolata rispetto al passato. Esistono vari livelli di allenatori per le varie categorie di età. Gli atleti vengono curati singolarmente e acquisiscono il meglio da ogni allenatore. Il futuro è assicurato“.
In attesa dei giovani, puntiamo sempre su di te…
“Eh sì, io sono sempre qui a suonare la tromba…“.
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