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‘Cogito, ergo sport’: Iverson e T-Mac, i campioni che non vincono

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“Nei film c’è la protagonista e c’è la migliore amica. Tu, te lo dico io, sei una protagonista, ma per qualche stupida ragione ti comporti da migliore amica”.
Dal film L’amore non va in vacanza2

Il protagonista, l’eroe, è quello che alla fine vince; anche quando perde in qualche modo vince. È lui il prescelto, lui il divino, lui che con fatica, alla fine, porta a casa il premio. E poi ci sono tutti gli altri. C’è il compagno, l’amico, il confidente, il maestro, l’alleato, la spalla. Questi sono i numeri due, che giocano un ruolo fondamentale, ma non quello principale. Forti anche loro, eppure non vincono, non hanno spazio accanto al campione, nessuna ricompensa, nessun grande onore viene loro riconosciuto, se non in funzione del numero uno. È ciò che accade a quei protagonisti ai quali il destino affida il ruolo di “migliori amici”.

Allen Iverson e Tracy McGrady. Campioni indiscussi del basket, undici stagioni nei Philadelphia 76ers il primo e quindici nel campionato NBA, passando per varie squadre, dai Toronto Raptors ai New York Knicks, per T-Mac.

Allen Iverson

Il “piccolo” Iverson “The answer”, la risposta a tutte le partite da giocare, meno di 185 centimetri di altezza capaci di liberarsi dalla calca tenendo testa ai giganti del massimo campionato statunitense di pallacanestro; MVP in numerose occasioni, quattro volte miglior marcatore, per tre volte la media più elevata di palle rubate, Iverson non ha mai portato a casa un titolo NBA. Otto i play-off disputati con la sua Philadelphia e otto play-off e nessuna vittoria finale. Persino con la convocazione in Nazionale, Iverson ha dovuto “accontentarsi” del Bronzo statunitense alle Olimpiadi di Atene.

Ancora meno “vincente”, anche se considerato un campione, sarebbe invece T-Mac, nonostante la lunga lista di record nella sua carriera, dal maggior numero di punti in un match di regolar season a quelli in una singola gara o in un solo tempo, e pur considerando quello storico match del 2004 contro gli Spurs, quando regala una vittoria insperata ai suoi Houston Rockets realizzando 13 punti in 35 secondi con tre triple consecutive piazzate negli ultimi istanti di una partita che li vedeva ormai sconfitti.

T-Mac

Eppure T-Mac era destinato a restare tra i non vincenti, tra coloro che neppure una volta sono arrivati ai play-off con la propria squadra.

Come se fosse scritto nel sangue, nelle stelle, nei numi; come Ettore, destinato fin dalla nascita ad essere un grande eroe ma non il vincente. Il duello doveva favorire Achille, il premio non poteva spettare all’eroe troiano, per quanto potente, forte, il migliore tra le sue fila: non era lui il protagonista.
“Numi crudeli, che vi fece Ettore?” (Iliade, XXIV), che vi fecero le stelle americane, grandi abbastanza da essere campioni ma non quanto occorre ad essere vincenti?

Un’ipocrisia dire che non conta quanto si vince per essere fuoriclasse, ma una cosa è certa: di loro, Allen Iverson e Tracy McGrady, non si può dire che “non si siano battuti senza gloria, ma compiendo qualcosa di grande, che si sappia anche in futuro! (Iliade, XXII).

 

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chiara.mastrosani@olimpiazzurra.com

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