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‘Cogito, ergo sport’: Lupo e Nicolai, gladiatori nell'(a)rena del beach volley
“Agli uomini in generale manca la costanza nei propositi, e ciò fa sì che le loro imprese quasi sempre rovinino. Il difetto di costanza si manifesta in due maniere, o col mutare disegno appena scelto o col mancare di coraggio alle prime contrarietà”.
Francesco Domenico Guerrazzi
L’impresa stavolta è compiuta. Né costanza né finalità né coraggio sono mancati alle due glorie nazionali che hanno fatto entrare, per la prima volta dacché questa competizione esiste, l’Italia al primo posto nel mondo del beach volley. Sono Paolo Nicolai e Daniele Lupo i volti dorati dell’Open di Fuzhou, in Cina.
Ne è passata di acqua sotto i ponti o, meglio, di sabbia sotto i piedi, 28 anni di World Tour, prima di vedere la rena tingersi d’Azzurro; 583 tornei nell’attesa che il tricolore sventolasse alto sul campo mondiale da beach. La vittoria più grande probabilmente non è stato l’Oro in sé, ma il fatto d’aver battuto in finale la nazione più vittoriosa nella storia del beach volley, il Brasile. Come gli USA nelle staffette di nuoto, la Cina nei tuffi, la Giamaica nell’atletica di velocità, il Brasile è la bestia nera nel regno della pallavolo. Ma stavolta dall’altra parte c’era un Lupo più aggressivo, accompagnato da chi la Vittoria (Nike) ce l’ha nel sangue, oltre che nel cognome. Tanti titoli mondiali ed europei, ma nessun primo posto fino ad ora per i due italiani, nessuna certezza dunque di farcela stavolta, ma se è vero quel che dice Thomas Bernhard, “gli eroi sono il prodotto dell’insicurezza”, e di sicuro Paolo e Daniele nella leggenda sono ormai entrati.
Il peccato rimane sempre lo stesso: la scarsa risonanza che uno sport tanto affascinante occupa. La speranza, tuttavia, di credere che questa storica vittoria possa offrire mezzi e opportunità di imporre il beach volley nella cultura popolare dello sport esiste. Esiste perché una medaglia come questa è sinonimo di cuore, prima ancora che di tecnica, ed è capace perciò di fungere da motore primo perché, si sa, è l’ “Amor che move il sole e le altre stelle” (Paradiso, XXXIII,145).
“Il cuore pulsante di Roma non è il marmo del Senato, ma la sabbia del Colosseo” (dal film Il Gladiatore), e così Lupo e Nicolai, i gladiatori d’Italia, hanno trasformato la sabbia sotto i loro piedi nella spinta verso un muro che pareva invalicabile e che per la prima volta è stato infranto. E a questo punto l’oro dell’arena olimpica di Rio è la sfida che i leoni del beach volley non lasceranno intentata.