Ciclismo
Dalla pista alla Roubaix, il passo è Bradley. Wiggins super anche sulle Pietre
L’abbiamo conosciuto in diverse vesti. Pistard, Baronetto, cronoman, uomo di classifica ai Grandi Giri. Eppure Bradley Wiggins, il cui palmares è vasto come pochi per la varietà dei successi conquistati, pare avere intenzione di trasformarsi ancora, diventando cacciatore di classiche. E sembra che la Parigi-Roubaix gli interessi in maniera particolare.
Gli spettatori più attenti, nella giornata di ieri, avranno notato la sua sagoma longilinea e fragile al cospetto di tanti poderosi passisti. La solita pedalata elegante e perfetta applicata all’infernale pavè della Regina delle classiche. Meno di due anni fa, lo ricordiamo, Wiggins conquistava la maglia gialla al Tour de France, diventando il primo britannico della storia a compiere questa vera e propria impresa. Adesso si destreggia come un veterano nella Foresta di Arenberg e sul Carrefour de l’Arbre, settori simbolo di una corsa leggendaria come la Parigi-Roubaix.
Quello che più stupisce è stata la capacità di Wiggins di reinventarsi nel corso degli anni, di andare a cercare sempre nuove sfide, migliorando sempre se stesso. Partito dalla pista, che dopo le Olimpiadi di Atene 2004 gli ha portato, oltre a tre medaglie(un oro, un argento e un bronzo), il titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, si è dedicato con costanza al mondo della strada, dove si è fatto conoscere prima come specialista dei prologhi e poi come cronoman.
In vista del Tour de France del 2012 ha cambiato radicalmente la propria preparazione, arrivando a sacrifici quasi maniacali per raggiungere un peso forma idoneo per vincere l’edizione più adatta alle sue caratteristiche della Grande Boucle degli ultimi anni. Nel pieno della maturità fisica e psicologica, accompagnato dalle basette rese celebri proprio durante quell’annata straordinaria, è salito sul gradino più alto del podio anche alle Olimpiadi di Londra 2012, nella prova a cronometro. Una stagione trionfale in tutto e per tutto.
Deluso dalla debacle al Giro d’Italia 2013 Bradley, per questa stagione, ha messo la Roubaix tra i grandi obiettivi. Puntava ad un risultato di prestigio e ha chiuso nono, illuminando le strade del nord della Francia in linea teorica troppo impervie per un corridore con le sue caratteristiche.
Wiggins, ancora una volta, ha dimostrato come l’eccessiva specializzazione non sia una prerogativa del ciclismo moderno, di come il motore possa ancora fare la differenza su diversi terreni. In fondo si tratta sempre di sprigionare potenza sfruttando i pedali per dare vita a quello straordinario mezzo meccanico che è la bicicletta. E in questo, Sir Bradley Wiggins è un campione vero.
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gianluca.santo@olimpiazzurra.com
Foto: Pagina Facebook Team Sky