Taekwondo
Davide Spinosa, iridato juniores: “Molfetta il mio idolo. Voglio vincere le Olimpiadi”
ESCLUSIVA – Il neo campione del mondo juniores di taekwondo Davide Spinosa si racconta ad Olimpiazzurra in questa intervista, a cura di Antonio Giovannangelo, che ripercorrerà passo dopo passo l’avventura iridata asiatica di un giovane di soli sedici anni, arrivato a conquistare il podio più alto in una competizione prestigiosa, a ritmo di calci e pugni capaci di battere in finale anche il turco Emre Sayan (clicca qui per la cronaca).
Dopo il successo agli Europei sei riuscito a conquistare un altro oro, questa volta a livello mondiale. Per l’italia del taekwondo, in campo maschile, non succedeva da ben 14 anni. Sei contento di aver interrotto questo digiuno?
“Per me è un onore e una grande gioia interrompere questo digiuno e spero che tra due anni ci sia un altro ragazzo (speriamo di Mesagne) che regali un altro gioiello all’Italia”.
Prima di partire per Taipei, eri convinto di poter arrivare fino in fondo al mondiale per conquistare questa medaglia?
“Ero sicuro di fare un buon Mondiale perché mi sono preparato molto bene ed ero in una condizione fisica buona, ma non avrei mai pensato di arrivare in finale e di vincerla. E’ stata una cosa inaspettata, almeno per me“.
Quali sono state le motivazioni più forti che ti hanno spinto a non mollare mai?
“La motivazione principale è stata la sconfitta nelle qualifiche per le Olimpiadi giovanili che in un certo senso mi ha
imposto di fare un buon piazzamento al Mondiale“.
Facciamo un leggero passo indietro. Prima del successo iridato c’è stata per l’appunto la mancata qualificazione per le prossime Olimpiadi giovanili. Cosa non ha funzionato in quella occasione?
“Nelle qualificazioni olimpiche ho fatto una categoria che non era la mia, ma questa cosa non può essere una giustificazione per la mia mancata qualificazione. L’iraniano era un avversario esperto, ma non imbattibile. Ci sono delle cose che ho sbagliato in quel combattimento ed io e lo staff della nazionale stiamo cercando di non farli più“.
A Nanjing per rappresentare l’italia ci saranno due ragazze, Licia Martignani e Marina Rizzelli. Questo risultato è il segno che anche le donne nel taekwondo possono ottenere grandi risultati a differenza di quanto qualcun altro crede. Pensi che possano fare bene?
“Chi pensa che le donne non possano ottenere risultati nel taekwondo si sbaglia perché le donne hanno portato sempre risultati importanti a livello internazionale. Certo, manca la medaglia olimpica, ma con la nuova rappresentanza femminile si prevede un futuro pieno di medaglie“.
Torniamo al tuo successo. Hai 16 anni e vieni da Mesagne, la stessa città di Carlo Molfetta, campione olimpico a Londra 2012. Qualcuno dice che Mesagne sia la città italiana per eccellenza del taekwondo Italiano: visti i risultati ottenuti fino ad ora, come dargli torto. Tu cosa ne pensi, è solo un caso, oppure c’è qualcosa di più concreto?
“Non è di certo un caso che la palestra New marzial sforni cosi tanti campioni. Dietro a ogni campione di Mesagne c’è e ci sarà sempre il maestro Roberto Baglivo, un uomo immenso in tutti i sensi“.
Chi ti ha visto combattere sostiene che diventerai il nuovo pilastro di questa Nazionale e che arriverai molto in alto, ma Davide Spinosa, dopo l’Europeo e il Mcosondiale, cos’altro vuole conquistare?
“Come dico sempre ogni vittoria è solo un piccolo scalino verso l’obiettivo principale: vincere un giorno l’Olimpiade, il più presto possibile“.
C’è un’atleta in particolare su cui ti sei inspirato durante la tua crescita?
“L’ atleta a cui mi sono ispirato è sempre stato Carlo Molfetta, anche se il mio obbiettivo è quello di poter ispirare un giorno nuove generazioni come ha fatto lui“.
In finale hai combattuto e sconfitto ‘un Sayan’ (dalla saga di Dragon Ball, ndr), per un terrestre non è una cosa di tutti i giorni lo sai?
(Ride) “E’ vero non è una cosa di tutti i giorni. Tornando seri, il turco era veramente un avversario fortissimo“.
Nel primo round eri sotto di 8-3. Hai avuto un momento in cui hai pensato di non farcela?
“Alla fine del primo round non ci credevo più, ma poi il maestro Yoon mi ha spronato dicendomi di stare calmo e di non buttare tutto al vento perchè di tempo ce n‘era tanto“.
Quando hai capito che l’oro sarebbe stato tuo?
“Dopo che mi ha preso al viso alla fine ho capito che aveva esaurito la sua ultima cartuccia e ormai era fatta“.
Alla fine del match la gioia era immensa. Quali sono state le tue prime sensazioni?
“Ero incredulo e ancora non ci credo“.
Le dita puntate verso l’alto avevano un significato profondo. Verso che erano rivolte?
“Le dita erano puntate verso due persone che non ci sono più, che mi guardano da lassù e mi sono state sempre vicino durante l’ incontro“.
Parliamo del balletto a fine gara.
“Era una scommessa con un mio amico Luciano Bonaccorso“.
A chi hai dedicato la medaglia?
“La medaglia l’ho dedicata a tutti i miei compagni di squadra ed a tutti coloro che mi sono stati vicino“.
Le tue lacrime sul podio hanno fatto commuovere tutti noi. Cosa stavi pensando in quel momento?
“Il mio pensiero andava a tutti i sacrifici, il sudore e lacrime che hanno preceduto questa medaglia“.
Qual è stata la frase più bella che hai sentito finora dopo il tuo successo mondiale, che ti ha emozionato e fatto piacere in particolar modo?
“La frase più bella che ho sentito e che mi fa più orgoglio, oltre a quelle del mio Maestro, è quella del commentatore, che parlando del mio incontro lo ha definito ‘l’incontro più bello del torneo’. Questo mi ha reso orgogliosissimo“.
A casa ti hanno visto anche tanti altri ragazzi della tua età o più piccoli, che sognano un giorno di poter arrivare dove sinora sei arrivato tu. Vuoi dare un messaggio di incoraggiamento a tutti questi ragazzi?
“Ragazzi, se volete una cosa e avete lavorato sodo per averla, la potrete ottenere, basta crederci“.
Davide concludiamo questa intervista con un augurio per tutti gli impegni futuri e la speranza di poterti vedere ancora sul gradino più alto del podio, magari quello olimpico.
“Speriamo. Il cammino è molto lungo e difficile, ma se ci credo c’è la posso fare“.
Antonio Giovannangelo
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