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ESCLUSIVA | Matteo Manassero: “Lavoro per continuare a vincere! Sui Major, la Ryder Cup e il futuro…”

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Il più giovane a vincere un torneo dell’European Tour, il più giovane a vincere il torneo più prestigioso del circuito europeo, il BMW PGA Championship, il suo quarto successo in quattro anni di professionismo. I numeri, insomma, non lasciano spazio ad interpretazioni di sorta: ci troviamo di fronte ad un predestinato e Matteo Manassero rientra certamente in questa nobile categoria, riservata a pochi eletti. A pochi fuoriclasse. Olimpiazzurra ha intervistato la giovane – ma solo anagraficamente – stella del golf italiano e probabile pilastro dello sport del Bel Paese in futuro, a 48 ore dal via del primo Major stagionale, il Masters

(Intervista realizzata precedentemente allo Shell Houston Open, ultimo torneo giocato da Manassero)

Dal 60° posto del Cadillac Championship all’8° del Valspar Championship: cos’è cambiato in una settimana nel tuo gioco e anche nelle tue motivazioni?
“È stata una settimana molto bella, il campo mi è piaciuto dall’inizio e si adattava bene al mio gioco; ho giocato senza sbavature da giovedì a domenica e questa è la cosa che mi ha fatto più piacere e che mi da anche più fiducia per le prossime gare. Ho semplicemente giocato in modo più tranquillo, mettendo la palla sul tee senza troppi pensieri e giocando il torneo in serenità”.

Cosa ti sei detto dopo quel +17, certamente spropositato per le tue qualità?
“Le cattive condizioni atmosferiche ed un Course (il Trump National Doral, ndr) duro e completamente rinnovato mi hanno messo in difficoltà, ma ho pensato subito a reagire prontamente il torneo successivo”.

L’8° posto ottenuto in Florida rappresenta il tuo miglior risultato finora sul PGA Tour ma, in generale, sembrano evidenti i progressi compiuti sui campi americani. Cosa manca per puntare alla vittoria anche negli States?
“Devo continuare su questa strada. Il Masters è forse il Major che si adatta meno alle mie caratteristiche, preferisco lo US Open ed il PGA: tutti campi perfetti per il mio tipo di gioco. Il mio traguardo, in un Major, sarà quello di riuscire a fare una settimana intera così come mi sentivo durante il Valspar Championship: serenità nel gioco e meno pensieri. So che se gioco così, potrò conquistare ottimi risultati”.

Questo scorcio di stagione passato interamente negli USA è solo l’inizio di un ‘trasloco’ dall’European Tour al circuito americano in pianta stabile? O senti ancora l’esigenza di metterti in gioco sul tour europeo, dove hai già dimostrato di che pasta sei fatto?
“Non ero mai stato così a lungo in America. E’ stata una trasferta positiva, non solo dal punto di vista dei risultati: ho giocato bene, mi sono sentito solido e a mio agio. I risultati mi hanno permesso di avvicinarmi alla conquista della carta per il Tour americano dell’anno prossimo. Non si tratta di un vero e proprio obiettivo, ma di un percorso naturale tracciato da tempo. Sarei felice se ci riuscissi, ma non intendo condizionare la mia stagione per questo, non lascerei mai la carta europea: giocherei entrambi i Tour. Per fortuna i calendari sono fatti per questo!”.

Veniamo al discorso Major. Hai cominciato col botto piazzandoti al 13° posto nell’Open Championship 2009 e passando il taglio al Masters l’anno successivo, da dilettante. Lo scorso anno, invece, hai collezionato tre tagli e un 72° posto: per essere competitivo, come tutti gli appassionati italiani sognano, hai bisogno di limare solo alcuni dettagli o c’è qualcosa di più?
“Le sensazioni sono ottime, ho ritrovato buona fiducia dopo i tornei in Arizona e Florida; devo essere sereno e lavorare sulla solidità del gioco, come sto facendo, magari cercando di migliorare il drive”.

C’è un torneo in particolare che hai messo nel mirino in questa stagione?
“Quest’anno mi piacerebbe vincere l’Open di Francia, è la gara del Tour Europeo che preferisco: mi piace molto il campo e l’atmosfera. L’obiettivo principale di quest’anno resta quello di portare a casa almeno una vittoria. Ci sono riuscito ogni anno da quando sono passato professionista e voglio continuare una bellissima tradizione”.

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità e senza dubbio le aspettative sul tuo conto sono sensibilmente aumentate nel corso degli anni. Senti la pressione?
“Le aspettative è normale che ci siano, ma sono tranquillo e fiducioso in vista dei prossimi impegni. E’ naturale però che un Major ti metta addosso una pressione speciale!”.

Playoff, Wentworth, BMW PGA Championship. Indubbiamente il trionfo più importante finora. Quando hai capito di potercela fare?
“Sicuramente alla buca 13, Khan era davanti e ha imbucato a 120 metri. Ho pensato che fosse un momento decisivo. E così è stato, ma devo confessare che ho pensato più a me stesso che agli avversari e forse questa è stata la chiave per la vittoria”.

Dopo quella vittoria, però, non sei più riuscito a tornare su quei livelli nel resto del 2013, ad eccezione del Nordea Masters. Cos’è successo?
“Ho iniziato un percorso diverso per fare un salto di qualità nel gioco lungo. Ho lavorato molto sin dall’autunno sia sul piano fisico, che su quello tecnico. Oggi posso iniziare a raccoglierne i frutti. In più ho cambiato l’attrezzatura tecnica e questo ha richiesto un inevitabile periodo di adattamento. Diciamo che ho deciso di sacrificare qualche possibile buon risultato per investire sul futuro!”.

Cosa rappresentano, per il golf, le Olimpiadi di Rio 2016?
“Il fatto che il golf faccia parte della prossima edizione delle Olimpiadi rappresenta sicuramente un motivo d’orgoglio per tutti noi giocatori e per gli amanti di questo sport. Sarà un’esperienza straordinaria, che spero di poter vivere da protagonista. Spero che tutti i grandi giocatori possano prendere le Olimpiadi come un impegno importante, per dare la risposta migliore a tutti gli scettici”.

Da un punto di vista squisitamente tecnico, il colpo che più ti sta creando grattacapi sembra essere il drive. Cosa manca per perfezionarlo?
“Ci ho lavorato molto e grazie al lavoro portato avanti nell’ultimo periodo con il mio allenatore Alberto Binaghi e il mio preparatore atletico Massimo Messina adesso mi sento migliorato, ho ritrovato il feeling giusto con lo swing e sono anche più esplosivo. Nel corso degli ultimi mesi ho fatto parecchia pratica nel gioco lungo, un lavoro propedeutico al mio futuro, per evolvere come giocatore”.

Matteo Manassero e la Ryder Cup si daranno appuntamento per la prima volta a Gleneagles? Le potenzialità per entrare nei 12 non ti mancano di certo…
“La qualificazione alla Ryder Cup è il mio secondo obiettivo stagionale, anche se so che non sarà facile e che la concorrenza sarà agguerrita”.

Hai segnato sul calendario qualche torneo in particolare su cui puntare in chiave money list della Ryder?
“L’obiettivo resta comunque quello di giocare al meglio i prossimi tornei, ma punto molto sull’Open di Francia. Certo, ci sono anche l’Open di Spagna e l’Open d’Italia. Quest’ultimo si giocherà proprio a ridosso della Ryder Cup; mi piacerebbe mettere in difficoltà il Capitano Paul McGinley, qualora non fossi ancora qualificato”.

Chiudiamo con due domande secche: gli avversari che vorresti battere in un playoff e in un match della Ryder.
“Sarebbe bello sfidare Jordan Spieth: abbiamo fatto percorsi simili sia da dilettanti che da professionisti. Il sogno, ovviamente sarebbe quello di battere Tiger Woods in Ryder Cup, ripetendo la storica vittoria di Costantino Rocca”.

Si ringraziano per la disponibilità e la cortesia gli addetti stampa di Matteo, Davide Asinelli e Diana Lisci (Eurelab).

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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