Rugby
Heineken Cup, top e flop: Burger enciclopedico, Wilkinson divino. Brock James un po’ meno…
TOP
Jacques Burger (Saracens): la sua aggressività e la sua cattiveria agonistica erano già note al grande pubblico internazionale, ma la semifinale di sabato ha esaltato ulteriormente le caratteristiche del terza linea namibiano. Un fulmine di guerra, rapido, spietato e autore di ben 27 (ventisette, avete capito bene) placcaggi, il più delle volte devastanti e mortiferi per gli avversari. Placca anche l’erba, insomma, e come se non bastasse domina con la sua furia anche i punti d’incontro.
Mathieu Bastareud (Tolone): non sempre ad un maggiore peso equivale un maggiore impatto dal punto di vista fisico e una capacità di sfondare a ripetizione la difesa avversaria. Per il colosso rossonero, però, questo discorso non vale. Ogniqualvolta prenda la palla in mano, il centro francese riversa tutti i suoi 110kg sui malcapitati avversari di turno, in questo caso degli irlandesi travolti spesso e volentieri. Un carro armato decisivo anche nel breakdown, con il suo prezioso lavoro da grillotalpa.
Jonny Wilkinson (Tolone): quel drop alla mezz’ora del primo tempo basterebbe a spiegare l’immensa classe del Sir e la sua aura di invincibilità, che deteriora minuto dopo minuto qualunque speranza avversaria. 21 punti dei 24 messi a referto da Tolone provengono dal suo magico mancino, carnefice di tanti avversari e sentenza insindacabile in svariati momenti della sua carriera, non ultima questa semifinale, la seconda consecutiva decisiva esclusivamente dal suo piede.
FLOP
Wesley Fofana (Clermont): le insufficienze sarebbero tante nel reparto arretrato di Clermont, ma dal talentuoso centro della Nazionale francese è lecito attendersi sempre qualcosa in più. Invece il 25enne transalpino si è adattato al livello generale della squadra, ovvero mediocre. Estremamente mediocre. Mai uno spunto degno di nota, mai una corsa davvero pericolosa per l’organizzata difesa dei Sarries, che hanno avuto vita facile nell’imbrigliare le sue qualità.
Brock James (Clermont): scellerata la sua decisione di scaricare, pur essendo nella propria area di meta, su un Byrne sotto pressione, dal cui calcio scaturirà poi la meta di punizione e il suo giallo. E al rientro in campo l’apertura australiana è praticamente irriconoscibile. Le sua indubbia maestria nel gioco tattico svanisce insieme alle qualità dell’intera squadra, come troppo spesso accade nei momenti decisivi della stagione.
Casey Laulala (Munster): tutt’altro che un fattore il centro neozelandese, evanescente anche nel momento di massimo sforzo della Red Army. La sua qualità e le sue capacità di esplorare gli spazi lasciati dalle difese avversarie restano nascoste e non trovano sfogo nelle iniziative irlandesi, soprattutto del secondo tempo. Impietosi i numeri: zero difensori battuti e zero break creati, oltre a due placcaggi su quattro sbagliati.
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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com
Foto: video IRB