Golf
Masters 2014 golf: i favoriti e gli outsider nella corsa alla giacca verde
Un’istituzione più che un semplice Major. Tanti tra i capitoli più avvincenti della storia del golf sono stati scritti in quei quattro giorni ricchi di pathos ed emozioni allo stato più puro, su un percorso impregnato di leggenda da 77 edizioni. D’altronde, chi vince il Masters entra di diritto nel gotha del golf, motivo per cui la corsa alla green jacket è quanto di più appassionante possa esistere in questo sport. E il toto-indossatore sta letteralmente impazzando, per un torneo aperto a numerose strade.
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Tra queste non rientra certamente quella che porta a Tiger Woods, il cui connubio magico con l’Augusta National si è bruscamente interrotto dopo 20 anni per i noti problemi alla schiena. Un’assenza pesante a livello spettacolare e, naturalmente, mediatico, per la grande attrazione che un personaggio come il quattro volte vincitore del Masters garantisce.
Gran parte delle attenzioni saranno rivolte al detentore del titolo, Adam Scott, potenzialmente in grado di tentare un clamoroso bis dopo la vittoria al playoff dello scorso anno. L’australiano sta disputando una stagione regolare e con buoni piazzamenti ed il suo avversario più grande potrebbe essere la pressione che troppe volte lo ha tradito in carriera. Da un canguro all’altro, da Scott al golfista considerato come il più talentuoso nel panorama mondiale senza un Major nel palmarès: Jason Day. Nel 2013 l’attuale n°4 al mondo compromise il torneo nelle ultime tre buche, quando si presentava in testa e con ottime possibilità di vittoria. Un anno dopo l’aussie ci riprova con un Accenture Match Play in più nel curriculum e con una maggiore maturità, anche se dalla vittoria nel WGC di marzo il 27enne non ha più calcato i green del PGA Tour. A gettare nelle ortiche la giacca verde nel 2011, invece, fu Rory McIlroy, con un disastroso 80 nell’ultimo round; in mezzo, due Major stravinti e un 2013 in costante regresso, da cui il fuoriclasse 24enne tuttavia sembra essere ormai uscito. I risultati di questi primi mesi, oltretutto, parlano chiaro: per iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro c’è anche il nord-irlandese, reduce da uno strepitoso ultimo round allo Shell Houston Open.
Dopo un periodo di appannamento, è ritornata a brillare la stella di Bubba Watson, vincitore nel 2012 ed uno degli statunitensi più accreditati alla vigilia, grazie alla sua vittoria al Northern Trust Open e al 2° posto del Cadillac Championship. Alla ricerca del suo primo Major della carriera Matt Kuchar, ottavo lo scorso anno ed in crescita nelle ultime settimane con un quarto ed un secondo posto nel Valero Texas Open e nello Shell Houston Open. In quest’ultimo ha clamorosamente mancato la vittoria finale, uscendo da sconfitto così come Sergio Garcia, il cui talento cristallino non è stato ancora ricompensato dal trionfo in un Major. Per lo spagnolo ogni anno sembrerebbe quello giusto, anche perché le prestazioni lo indicano inevitabilmente come uno dei favoriti. Stagione oltremodo convincente, finora, anche per Dustin Johnson, quattro volte nella Top 10 su sei tornei giocati e terzo nella FedEx Cup. Un giocatore progredito enormemente negli ultimi mesi e tra i migliori al mondo in questo scorcio di 2014. Un altro Johnson, Zach, ha invece le credenziali per poter aspirare ad un bis sul percorso più esclusivo del globo, dopo la vittoria del 2007. Allora il suo successo fu sorprendente, quest’anno lo sarebbe decisamente meno.
Discorso a parte merita un Phil Mickelson in evidente difficoltà sin qui, come testimoniano le zero Top 10 conquistate in stagione. Un dato delittuoso per un campione del suo calibro, in grado comunque di pescare il jolly e di esaltarsi ad Augusta, dove ha trionfato già tre volte. Impossibile non considerarlo quanto meno tra gli outsider, seppur di lusso. Come di lusso è anche il n°3 del ranking, quell’Henrik Stenson dominatore nel finale del 2013 ma in affanno nel mantenere gli stessi ritmi della seconda parte del suo anno perfetto. L’unico squillo, sinora, rimane il 5° posto dell’Arnold Palmer Invitational, ma lo Stenson ammirato nell’ultimo weekend (54° ad Humble) non può fare paura. Le speranze inglesi, invece, sono totalmente riposte in Justin Rose, malgrado le possibilità di rivedere la giacca verde sulle spalle di un suddito di Sua Maestà (l’ultimo rimane Nick Faldo nel 1996) non siano estremamente alte, in quanto il vincitore dello U.S. Open non sta attraversando un periodo di forma brillante.
Tra gli altri big, possono dire la loro Graeme McDowell, quattro volte tra i primi 10 in cinque tornei dall’inizio dell’anno, e Jason Dufner, spesso tra i primi quando la posta in palio si fa importante. Entrambi, però, non hanno mai espresso il loro miglior golf all’Augusta National, cosa che invece è riuscita al sudafricano Charl Schwartzel, vincitore nel 2011. Partirà in cerca di riscatto Brandt Snedeker, leader dopo 54 buche lo scorso anno, malgrado un rendimento poco rassicurante nelle ultime settimane. Analizzare i risultati di Angel Cabrera, al contrario, serve a poco, poiché il fantasioso argentino, sconfitto al playoff da Scott e vincitore nel 2009, è in pratica uomo esclusivamente da Major, uno specialista delle grandi occasioni
Crescono ogni giorno di più, invece, le aspettative per i due ragazzi terribili del nuovo corso a stelle e strisce, Patrick Reed e Jordan Spieth, rispettivamente classe ’90 e ’93. Per entrambi sarà il primo Masters della carriera (per Reed addirittura il primo Major), ma le perle sciorinate fino a questo momento possono garantire loro qualsiasi risultato. Tanti gli esordienti con interessante potenziale a disposizione, primi fra tutti l’attuale leader della FedEx Cup, Jimmy Walker, due volte vittorioso tra gennaio e febbraio e primo sul PGA Tour per birdie realizzati, e il canadese Graham DeLaet.
Grandi campioni, fuoriclasse alla ricerca di un acuto che li consacri definitivamente, aspiranti numeri uno pronti ad esplodere. E l’Augusta National come arbitro insindacabile. Lo spettacolo, ora, può davvero cominciare.
Domani, invece, analizzeremo i due azzurri al via, Francesco Molinari e Matteo Manassero (clicca qui per leggere la nostra intervista con Matteo). Stay tuned…
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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com
Foto: Wikimedia Commons