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Ciclismo
Merci Roubaix! Franco Ballerini re del pavé
Il suo nome resterà per sempre nei cuori e nella memoria degli appassionati di ciclismo, perché Franco Ballerini, oltre ad essere un campione e un commissario tecnico di livello immenso, aveva con sé un’umanità, una serietà e al tempo stesso una simpatia che lo rendevano già un mito vivente. Quando venne a mancare, in quel giorno d’inverno del 2010 durante un amato rally, il nostro ciclismo si riscoprì immediatamente più povero.
La sua carriera ciclistica è legata in prevalenza alla Parigi-Roubaix, corsa vinta due volte e nella quale fu letteralmente adorato dai tifosi francesi: tutti noi, probabilmente, ci ricordiamo quell’immensa ovazione che il pubblico gli tributò nel 2001, alla sua ultima partecipazione, alzandosi in piedi nel gremitissimo velodromo e osservando con un pizzico di commozione quel ragazzo toscano con la maglietta “Merci Roubaix“, città della quale fu oltretutto nominato cittadino onorario. Il 1995 e il 1998 sono i suoi anni magici, sebbene già nel 1993 giunse secondo preceduto solamente da Gilbert Duclos-Lassalle. Le sue imprese occupano un posto d’onore nel mausoleo del pedale azzurro, anche perché l’inferno del pavè non è certo la classica prediletta dagli azzurri, vinta “appena” 13 volte in 111 edizione (dallo spazzacamino Maurice Garin ad Andrea Tafi, passando per Jules Rossi, Serse Coppi, Fausto Coppi, Antonio Bevilacqua, Felice Gimondi, Francesco Moser e Franco, appunto).
Nel 1995, Franco piazza la stoccata in solitaria e arriva sul traguardo con addirittura 2′ di margine su un gruppetto comprendente Andrej Tchmil, Johan Musseuw (compagno di squadra di Ballerini e fondamentale dal punto di vista tattico), Vyacheslav Ekimov e Johan Capriot, che precede di poco un altro plotoncino del quale fanno parte anche Fabio Baldato e Gianluca Bortolami. Se nel 1995 fa un numero, nel 1998 compie una vera impresa per la quale la locuzione “d’altri tempi” non è così sbagliata: 60 km da solo, su fango e pavé, andando a riprendere uno per volta tutti i componenti della fuga del mattino e 4’16” di margine su Andrea Tafi e Wilfried Peeters, compagni di squadra di Ballerini in Mapei che, in quel periodo, era pressoché imbattibile nella Classiche del Nord. Il Ballero, in bicicletta, era energia pura, un’energia particolarmente adeguata alle pietraie delle campagne francesi; su quelle stradine strette, dove la polvere assorbe tutto e altri si fermano a bordo strada per una foratura o un problema meccanico, lui si sente a casa; punta a quella, a quell’assurdo insieme di sassi, e porta a casa per ben due volte l’ambita pietra del vincitore. Sembrava invincibile ed eterno, proprio per la durezza di questa corsa, come solo i più grandi campioni della storia sanno essere; ma anche i campioni, presto o tardi, talvolta in circostanze improvvise e drammatiche come nel suo caso, vengono richiamati al Paradiso degli Eroi.
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com