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Antonio Conte, la presunzione non paga: euroflop Juventus

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Euroflop Juventus, per la seconda volta in stagione. La squadra capolista in Italia, ad un passo dal vincere il terzo scudetto di fila e ancora in grado di sfondare quota 100 punti, non riesce a confermarsi grande fuori dai confini nazionali inchinandosi ad un Benfica caparbio all’andata e coraggioso nel ritorno di Torino nella semifinale di Europa League.

Il terzo tricolore non basterà ad Antonio Conte per strappare un voto molto positivo per questo 2013-2014. Il tecnico pugliese, infatti, paga più dei risultati infelici la propria presunzione nei momenti delicati dell’anno e un modulo – il 3-5-2 – ormai superato in campo europeo. Proprio come nei quarti di finale di Coppa Italia a Roma, anche contro il Benfica la Juventus è scesa in campo con una formazione non al top. L’esempio più lampante si è avuto al da Luz, con Mirko Vucinic titolare e Fernando Llorente neanche entrato a partita in corso. Il montenegrino, una volta sfumato il passaggio all’Inter, ha vissuto la stagione da separato in casa quasi come Fabio Quagliarella, bomber di coppa silurato da Conte per aver rifiutato la cessione. E presentarsi con un ectoplasma in una semifinale europea – parole forti, ma così è avvenuto a Lisbona – fa meritare ai bianconeri il ko.

Il modulo, altro punto dolente. Devastante in Italia con le manovre avvolgenti illuminate dalle geometrie di Andrea Pirlo, il 3-5-2 si è dimostrato fallimentare in Europa dove la stanchezza e gli impegni ravvicinati hanno pesato sul metronomo bresciano, ormai giunto a trentaquattro primavere. Carlos Tevez ha cercato per cinque anni un gol che, quando arrivato, ha quasi portato sfortuna, mentre Fernando Llorente – in grande spolvero con la maglia dell’Athletic Club nel 2011-2012 in Europa League – non è mai riuscito ad incidere come in Serie A. Forse a causa dei limiti dei singoli, Lichtsteiner e Asamoah in primis dovendo creare superiorità sulle fasce, o forse per uno stile di gioco poco votato all’attacco e sempre identico contro difese di alto livello. Anche qui, Antonio Conte ha molto da crescere in vista del futuro.

Ora l’allenatore pugliese ha davanti a sé due strade: restare alla Juventus per dare l’assalto alla Champions (ma dovendo per forza di cose cambiare modulo e dunque agire sul mercato) o emigrare per godere di maggiore disponibilità economica. All’estero, però, non sembrano essere piaciute alcune uscite dello stesso Conte nel post partita con il Benfica. Parole supponenti e presuntuose, critiche (infondate) all’arbitro e atteggiamenti che rischiano di rovinare l’immagine di un tecnico che in tre anni di Juventus ha raggiunto traguardi importanti in Italia e rimediato più di una figuraccia in Europa. L’età (44) è completamente dalla sua, ma serve un cambio di mentalità. 

 

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1 Commento

1 Commento

  1. Luca46

    4 Maggio 2014 at 03:49

    Non sono daccordo. Lo scudetto se dovesse arrivare conteso ad una Roma eccezionale basterebbe a definire positiva una stagione che si preannunciava complicata per via della Confederations Cup. A Conte va fatto il plauso di mettere in campo una squadra con grande continuità prestazionale nonostante due anni senza tirare il fiato. Ci sono da registrare due fallimenti in Europa ( Champions ed Europa League ) e il fatto che bisogna fare di più. Tuttavia le proporzioni del fallimento non sono enormi, gli obiettivi erano ad un passo. Anche per questo nel globale il risultato è positivo. Il modulo conta poco a fare la differenza sono campioni, mentalità e forma fisica. L’anno venturo dopo i mondiali la stagione sarà nuovamente complicata, servono innesti di qualità. Non si può chiedere la luna. Il lavoro di Conte va oltre l’eccezionale e la squadra cresce di anno in anno.

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