Pattinaggio Artistico

Carolina Kostner: “Tutti vogliono che prosegua, 4 anni fa invece…Il podio di Sochi? Dico la mia…”

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ESCLUSIVA – Carolina Kostner è la più grande campionessa di sempre del pattinaggio di figura italiano: nel Bel Paese mai nessuna si è avvicinata ai risultati della formidabile fuoriclasse azzurra. La ventisettenne altoatesina ha conquistato innumerevoli successi, tra cui un oro mondiale, cinque titoli europei e per ultimo un incredibile bronzo ai Giochi Olimpici, a coronamento di una carriera stratosferica. La pattinatrice di Ortisei racconta ad Olimpiazzurra le emozioni olimpiche e ricorda alcuni eventi della sua fantastica carriera.

Raccontaci la tua storia olimpica: dalla ragazzina di Torino 2006, passando per Vancouver 2010, fino al grande trionfo di Sochi 2014.

“Fin da piccola, quando ero a casa ammalata, prendevo la vecchia videocassetta delle Olimpiadi di Sarajevo per vedere quei pochi minuti in cui sfilava mio papà alla cerimonia di apertura, poi penso a mia cugina Isolde Kostner che ha partecipato a tre  Olimpiadi. Nel 2006 avevo circa 19 anni, andavo ancora a scuola ed ero giovanissima, ma ho provato la più grande emozione della mia vita: ero la portabandiera della Nazionale! Per me è stato comunque un momento importantissimo. A Vancouver e Torino mi sono sentita indifesa, è stato difficilissimo, sentivo le aspettative della gente. A Sochi è stato diverso, mi erano vicini tutti i miei familiari, il pubblico. Sono entrata in pista con gioia, come in un’arena, con grande emozione e sapevo di aver fatto il possibile per raggiungere quell’obiettivo e non importava come sarebbe andata. Avevo rivisitato tantissime volte i miei due programmi e sapevo di essere pronta”.


Pensi che i tuoi successi abbiano contribuito alla diffusione del pattinaggio italiano ed aumentato il numero di ragazze che hanno iniziato a praticarlo? Ti piacerebbe un giorno dare un contributo alla crescita di giovani talenti, come allenatrice o come coreografa?

“Le Olimpiadi di Torino 2006 hanno dato grande impulso al pattinaggio italiano. Poteva capitare, prima dei Giochi Olimpici, che qualcuno non sapesse neanche che cosa praticassi: era più conosciuto nel nostro paese quello a rotelle. Invece grazie ai miei successi, ma anche a quelli della squadra italiana ha raggiunto un grandissimo numero di seguaci e praticanti. Al momento non lo so ancora, ma non mi dispiacerebbe diventare allenatrice o coreografa”.

Quanto è cambiato il pattinaggio dai tuoi esordi ad oggi? Pensi che incida di più la componente tecnica o quella artistica?

“Dopo lo scandalo delle Olimpiadi di Salt Lake City il sistema di giudizio è cambiato. Prima I giudici davano in punteggio da 0 a 6.0 per la parte tecnica del programma  e da 0 a 6.0 per la parte artistica del programma. Ora ogni singolo elemento vale un tot di punti e alla fine tutti I punti vengono sommati in base agli elementi che hai eseguito. È come fare la spesa. Tutto ciò che metti nel carrello alla cassa si somma!
Io trovo che ora ci si concentri molto sugli elementi che portano tanti punti e la parte artistica viene tralasciata. Comprensibile perché gli elementi difficili sono molto più complessi da eseguire con grazia e coreografia. 
Ciò mi dispiace molto ed io cerco di trovare l’equilibrio tra gli elementi e la coreografia. Dedico tanto tempo alla ricerca della storia che c’è dietro la musica che scelgo. Mi piace sfogarmi nella creatività. Secondo me è ciò che rende questo sport così magico. Spero che con questo io possa lasciare un segno come lo hanno lasciato Katarina Witt e Torville/Dean”.

Secondo te il podio di Sochi è stato giusto oppure forse Yu-Na Kim avrebbe meritato qualcosa di più?

“Forse se le Olimpiadi si fossero disputate in un altro Paese, i risultati sarebbero stati diversi. Ma non è stato così, non si può ritornare indietro e cambiare quello che è stato. Io comunque so di aver dato il massimo”.

Cos’è cambiato da Nizza 2012, oro mondiale, rispetto a Sochi 2014?

“Non è cambiato nulla tra Nizza e Sochi: sono sempre la stessa. A Sochi è stata una grandissima emozione e gioia, un momento importante della mia vita come anche Nizza”.

Com’è il tuo rapporto con le altre pattinatrici?

“Il mio rapporto con le altre pattinatrici è abbastanza buono: con alcune sono più legata con altre meno a causa della differenza di caratteri o solamente della lontananza, in generale non è facile stringere amicizia in competizione”.

 Nel caso tu decida di ritirarti, non sarebbe un peccato farlo proprio ora che hai raggiunto l’apice della tua carriera?
“Mi fa piacere sentire che tanta gente spera che io continui. Quattro anni fa purtroppo però non è stato esattamente così. Ancora però non so cosa deciderò”.

C’è una ricetta per diventare Carolina Kostner? Cosa consigli alle giovani che vogliono intraprendere la tua carriera?

“Non c’è una vera e propria ricetta: magari esistesse davvero! Ognuno ha il suo carattere e il suo stile. Io consiglio di trovare un ambiente con buoni allenatori e preparatori e avere accanto i propri familiari e amici.  Di non esaltarsi per un successo e di non abbattersi se si incontrano delle difficoltà”.

 

Grazie per la cortesia e l’attenzione a Carolina Kostner e alla manager Daniela Mancini.

Foto di Luca Renoldi. www.lucarenoldiphoto.com

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