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Ginnastica, Europei 2014 – Che Italia torna da Sofia? Vanessa ci salva, ma…

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Per l’Italia gli Europei 2014 di ginnastica artistica che si sono appena conclusi a Sofia (Bulgaria) vanno ovviamente analizzati dividendo in due la spedizione: da una parte Vanessa Ferrari, dall’altra tutte le altre quattro azzurre.

La nostra capitana è stata maiuscola ancora una volta, si è laureata Campionessa Europea al corpo libero, tornando a conquistare un oro europeo dopo sette anni dall’ultima volta. Il suo esercizio al quadrato magico è qualcosa di delizioso, di sempiterno, capace di regalare emozioni. La bresciana ha compiuto l’autentica impresa, salvando ancora una volta il nostro Paese, mettendo una pezza a una debacle che sarebbe stata assoluta (questa è comunque la spedizione peggiore degli ultimi 12 anni in termini di ginnaste in finale).

 

Elisa Meneghini, Erika Fasana, Giorgia Campana e Martina Rizzelli sono invece incappate in una settimana no. I primi scricchiolii erano già arrivati nel turno di qualifica, dove tante imprecisioni impedivano loro di conquistare le finali specialità (si puntava molto sulla trave di Meneghini e sul libero di Fasana). Poi sabato il tracollo definitivo durante la finale a squadre, in cui speravamo in un modo o nell’altro di agguantare una medaglia. Il sogno si è infranto su delle scivolose e amarissime parallele, con i tre tonfi di Rizzelli andata poi in confusione e con la caduta di Meneghini. Si è poi proseguito con altre due cadute alla trave, prima delle bella reazione finale al corpo libero che ha salvato la faccia (quinto posto, come nel 2010, eguagliato il peggior risultato degli ultimi 12 anni).

Indubbiamente bisogna affermare che la prestazione in gara è stata negativa e che questi Europei non sono assolutamente stati all’altezza delle aspettative. Ed è un vero peccato perché questa è un’ottima Nazionale: non abbiamo dimostrato la vera Italia, non abbiamo dato l’impressione del Paese che siamo e non sono uscite tutte le potenzialità che abbiamo.

 

Un quintetto così composto aveva tutte le carte in regola per combattere fino in fondo per le posizioni che contano. Elisa Meneghini è eccellente su tutti e quattro gli attrezzi, ha delle interessanti difficoltà e delle buone prospettive; Erika Fasana ha esperienza, è tornata bene da un 2013 funestato da infortuni e ormai ha assolutamente uno Tsukahara avvitato di rilievo (la comasca è forse stata la migliore nella due giorni di gara); Giorgia Campana è una veterana e dispiace che sia caduta dalla trave e che non sia riuscita mai a toccare i 14 punti alle parallele, compito assolutamente alla sua portata; Martina Rizzelli ha un doppio avvitamento al volteggio molto interessante e le parallele.

Tutte hanno pagato l’emozione del momento e sono incappate in vistosi errori. Tanta la responsabilità riposta sulle spalle di Meneghini, unica impegnata in tutti gli attrezzi e che ha sempre aperto le rotazioni; Rizzelli al debutto assoluto in una manifestazione internazionale di questo peso è andata in palla sugli staggi; anche un’esperta come Giorgia non ha fatto le gare perfette.

Questo ci rammarica: quattro buone ginnaste, con delle interessanti potenzialità, che però  hanno pescato la gara disastrosa nel momento meno opportuno.

 

Sì, questa è ancora un’Italia Ferrari dipendente. Lo ha ripetuto due volte Enrico Casella e il risultato finale complessivo lo ha poi testimoniato. Vanessa deve essere la ciliegina sulla torta che ci può portare la stoccata decisiva per le medaglie, non solo la salvatrice della Patria di un’Italia speranzosa ma ancora non al top…

Vanno aumentate le difficoltà, ormai troppo importanti in un contesto internazionale (figuriamoci che pure la Mustafina si è dovuta accontentare dell’argento alle parallele perché la Downie le ha rifilato tre decimi in partenza). Serve incrementare la convinzione nei propri mezzi e soprattutto trovare tranquillità psicologica e placare l’emozione quando si incappa in gare così importanti (questo è un difetto tipicamente italico, trasversale a tutti gli sport).

 

Ultimo punto. Quella schierata alla Armeec Arena era indubbiamente la formazione italiana migliore del momento e anche l’intento iniziale (due punte su ciascun attrezzo) era davvero interessante tecnicamente, forse come mai la nostra Nazionale ci aveva abituato. Senza dimenticarci che a casa c’erano altre ginnaste di rilievo, perché il bacino (da seniores) c’è e sarà sicuramente sfruttato in futuro.

Due righe sulle juniores sono invece doverose. Le under 16 si sono ben comportate. Sapevamo che non si poteva ambire a medaglie, ma risultati interessanti sono arrivati: un bel quinto posto con la squadra, la qualificazione olimpica di Abdelaziz, tre finali di specialità e il quarto posto finale di Imeraj al corpo libero. Da qui si riparte. Un buon plauso alle azzurrine Iosra Abdelaziz, Sofia Busato, Chiara Imeraj, Desiree Carofiglio, Pilar Rubagotti.

 

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