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Editoriali

Giro d’Azzurro e Brasile demolito: l’Italia ritorna a credere in se stessa

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Italia magistrale. Attacchiamo senza paura al Giro e mettiamo in vetrina finalmente i talenti che ci renderanno grandi nei prossimi anni, ma che fanno sognare già per il presente. In Brasile battiamo per due volte in due giorni la ‘Selecao’ di pallavolo, nostra bestia nera per una decade, inchinatasi ad un’Italia apparsa sempre in assoluto controllo. Stropicciamoci gli occhi e diamoci tutti i pizzicotti del caso: è tutto vero. I protagonisti assoluti di questo sabato folgorante siamo stati noi. Non siamo così male come tanti ci dipingono…

Al Giro d’Italia abbiamo ottenuto la risposta che attendevamo con ansia e trepidazione: il ciclismo azzurro ha un grande futuro. Dopo Ulissi, oggi si è messo in mostra un altro talento cristallino come Enrico Battaglin. Quel che ha fatto il vicentino ad Oropa è un numero da fuoriclasse. Lui ancora giovane e tutto da scoprire sulle grandi salite, si è gestito con sapienza e sagacia tattica, piombando sul terzetto composto da Cataldo, Polanc e Pantano proprio nelle battute finali con una sparata devastante e liquidando gli avversari nello sprint finale con una progressione inarrestabile. Una vittoria che consacra un ragazzo che, se riuscirà a convincere prima di tutto se stesso, potrà diventare un crack a livello mondiale. Battaglin ha tutte le doti necessarie per primeggiare nel ciclismo di oggi: esplosività, resistenza, buona tenuta in salita e, soprattutto, uno spunto veloce considerevole, che lo ha visto piazzarsi più volte in questa corsa rosa anche negli arrivi di gruppo.

Ma l’Italia si rallegra anche in proiezione classifica generale. Domenico Pozzovivo ha dato spettacolo sull’ascesa finale, con il solo Quintana, rinato dopo i problemi di salute degli scorsi giorni, in grado di tenere la ruota del lucano. L’azzurro gode di una condizione splendida e sembra non essersi spremuto al massimo. A quasi 32 anni l’occasione è ghiotta, perché l’Uran visto quest’oggi ha fatto tanta fatica e appare tutt’altro che invulnerabile. Se il Giro sembrava chiuso dopo la crono, da oggi è completamente riaperto e Pozzovivo può legittimamente aspirare a qualsiasi risultato…

La tappa odierna ha inoltre certificato un nuovo, fondamentale verdetto: Fabio Aru è il corridore da grandi giri che l’Italia attendeva come possibile erede di Vincenzo Nibali, se non addirittura meglio. Il 23enne scalatore sardo si è gestito con una maturità fuori dal comune, sconvolgente per un ragazzo della sua età. Non in giornata di grazia, non ha risposto all’attacco di Pozzovivo, continuando a salire con il proprio ritmo. Con il passare dei chilometri il capitano dell’Astana è andato in crescendo, dando la sensazione di essere quello che ne aveva di più nel finale. Attenzione, Aru forse non vincerà il Giro quest’anno, ma di sicuro al podio ci crede, eccome. L’azzurro dà il meglio di sé nei tapponi in alta quota, là dove osano le aquile: aspettiamolo con fiducia, consapevoli di aver trovato un diamante tutto da svezzare.

Che dire poi della doppia magnifica impresa della nazionale italiana di pallavolo in Brasile. Doppia vittoria in due giorni sui padroni di casa e la consapevolezza che questa Italia ha ormai colmato il gap dai verdeoro e dalla Russia, ovvero le due compagini che ci hanno costantemente preceduto nell’ultimo triennio. La squadra di Berruto non è mai stata così forte. Ha ormai raggiunto la piena maturazione agonistica, trascinata da una stella di prima grandezza come Ivan Zaytsev, ma soprattutto con un’abbondanza in tutti i reparti da fare invidia a chiunque. Il fatto che in panchina si siano accomodati giocatori del calibro di Baranowicz, Vettori, Sabbi, o addirittura che non sia stato convocato per questa trasferta Beretta, tutti sicuri ‘titolarissimi’ in quasi tutte le nazionali del mondo, la dice lunga sulla competitività della selezione tricolore, tornata ad incutere timore per un potenziale oggettivamente senza confini. In Brasile sono arrivati due successi cruciali per l’autostima e la definitiva presa di coscienza dei propri mezzi di una compagine competitiva da tempo, ma forse mai del tutto convinta della propria forza. Aver spezzato il tabù Brasile apre nuovi orizzonti e fa capire che in casa dei verdeoro si può vincere per davvero. Anche nel 2016….

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