Ciclismo
Giro d’Italia 2014, 18esima tappa: il tappone Belluno-Panarotta
Guai se i “girini” dovessero credere, vista la pianura di Vittorio Veneto, di aver terminato montagne e fatiche: dalla diciottesima tappa si apre infatti un altro trittico d’inferno, che porterà i corridori ad avvicinarsi al traguardo finale di Trieste valicando ancora una buona serie di monti e passi alpini.
Giovedì 29 maggio si parte da Belluno e si inizia sin da subito a salire, seppur dolcemente, sino a Cencenighe Agordino, quando si entra sulla strada del Passo San Pellegrino, ascesa di ben 18 km: i primi 4, sino a Canale d’Agordo (paese natale di papa Giovanni Paolo I), sono in realtà piuttosto blandi, mentre tra il quarto e il dodicesimo una serie di scalini portano la corsa al bivio per il Passo Valles, dove inizia la parte più tosta; gli ultimi seimila metri sono infatti spesso sopra il 10%, con un tratto anche al 15%.
Valicato questo grande classico del Giro d’Italia, la discesa porta in Val di Fassa e Val di Fiemme: Moena, Predazzo, Tesero, Cavalese, Molina, zone care allo sci di fondo. A Bedolo ci si inerpica però verso il Passo del Redebus: “solo” un Seconda Categoria a causa dei 4.5 km di lunghezza, ma la pendenza media è del 9.5% e uno strappo del genere può fare veramente molto male (mancano però una cinquantina di chilometri al traguardo). Dalla successiva discesa si giunge in Valle dei Mòcheni e Valsugana, passando per Carezza, Pergine e Levico Terme, dove inizia la salita-sconosciuta al grande pubblico-verso la malga del rifugio Panarotta: 16.2 km all’8%, senza un vero attimo di respiro, e conclusione delle giornata dopo 171 km complessivi. Urgono attente ricognizioni per evitare di farsi sorprendere da questa asperità non così celebre.
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com
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