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Ciclismo

Giro d’Italia 2014: la tenacia di Hesjedal, la forza di Quintana

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Sarebbe scontato, troppo scontato, pubblicare un editoriale celebrativo di Nairo Quintana, al termine di una giornata nella quale l’azione del colombiano, unitamente alle condizioni meteo da tregenda, ha contribuito ad innalzare una volta di più il ciclismo nel mito.
Quintana forte, bravo, astuto (quante volte ha ottenuto cambi dai compagni di avventura, ben sapendo che in salita non ci sarebbe stata storia?) e persino fortunato, se consideriamo il vespaio di polemiche, nel quale non vogliamo entrare, tra organizzazione e squadre sulle presunte “moto con bandiera rossa” che avrebbero dovute condurre il gruppo nella scivolosa discesa dello Stelvio: i fatti dicono che il colombiano, unico dei big a non fermarsi per indossare la mantellina, ha fatto la differenza proprio in questo frangente, sfruttando poi l’encomiabile lavoro del compagno Gorka Izagirre, per un’azione che non è certo sembrata studiata a tavolino.
Ma il Giro non finisce oggi e avremo ancora modo di parlare dell’indio della Movistar. Questa sera, tuttavia, vogliamo parlare anche di un corridore straordinario come Ryder Hesjedal. Dopo il vittorioso Giro 2012, per lui solo tanti piazzamenti: avvicinatosi alla corsa rosa di quest’anno in silenzio e con tanta umiltà, sarebbe probabilmente in piena battaglia per il podio (almeno) se l’ormai celebre caduta dei suoi Garmin nella cronosquadre non gli avesse da un lato spezzato la squadra, con tre ritiri alla prima giornata, e dall’altro soprattutto, costretto ad accusare un ritardo di 3’26” in quei pochi chilometri. L’esperto canadese non si è perso d’animo e, smaltiti i problemi fisici, ha recuperato la condizione migliore, andando ripetutamente all’attacco: oggi, in particolare, ha quasi commosso il grande pubblico nel suo tentativo di restare a ruota di Quintana. Di fronte all’impeccabile scalatore, Ryder appariva sgraziato, storto, quasi comico: eppure, ceduti 2-3 metri, li recuperava più con la forza d’animo che non con quella delle gambe, dimostrando una tenacia e una determinazione veramente lodevoli. L’ultimo, arcigno chilometro, tuttavia, gli è stato fatale e lo ha privato di una vittoria altrimenti meritatissima.

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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