Ciclismo

Giro d’Italia 2014: una Colombia straordinaria

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Nei mesi scorsi, abbiamo ripetutamente parlato del movimento ciclistico colombiano, portato alla ribalta da risultati eclatanti a livello globale: oggi, alla luce dell’impressionante rendimento nel Giro d’Italia 2014, non possiamo che constatare nuovamente la supremazia dei corridori sudamericani.
Una volta, dalla Colombia uscivano “solo” ottimi scalatori: da Luis Herrera a Félix Cárdenas, da Freddy González a Hernan Buenahora, i Gran Premi della Montagna dei grandi giri sono stati lungamente dominati dagli andini. Difficilmente questi facevano la loro comparsa nelle primissime posizioni della classifica finale (Herrera, vincitore di una Vuelta, è parzialmente un’eccezione): oggi, invece, alla gloriosa tradizione dei grimpeur fanno seguito atleti che sì dominano in montagna, ma al tempo stesso possono pienamente competere su corse di tre settimane. Nairo Quintana e Rigoberto Urán lo stanno confermando in questi giorni: certo, in un Giro disegnato su misura per gli scalatori, con pochi chilometri a cronometro, il gioco diventa per certi versi più facile, eppure lo stesso Quintana fu capace, un anno fa, di arrivare sul podio di un Tour che prevedeva due prove contro il tempo individuali (seppur di una trentina di chilometri) e una a squadre, ed entrambi saranno tra i sicuri protagonisti della cronoscalata al Monte Grappa di domani. A questi due campioni, si aggiungono il primo e il secondo della frazione odierna, Julián Arredondo e Fabio Duarte: entrambi legati per certi versi all’Italia (scoperto da Andrea Tonti il primo, in forza al team di Claudio Corti il secondo), non sono ancora così completi come i loro connazionali, ma Arredondo in modo particolare sembra avere tutte le qualità per fare molto strada e raggiungere presto il livello di élite.
Né si può dimenticare, parlando di ciclismo colombiano, il ruolo di Gianni Savio, team manager torinese e CT della nazionale a più riprese che da sempre porta in gruppo e fa sbocciare i migliori talenti del paese andino e ora del Venezuela, altra realtà con cui le potenze del ciclismo dovranno presto fare i conti.
Inoltre, in questo Giro d’Italia sono assenti altri due assi del Sudamerica: Sergio Henao, sospeso dalla Sky in una vicenda dai contorni ancora poco chiari, e Carlos Betancur (5° un anno fa, quando fu 4° alla Liegi), che ha dominato la Parigi-Nizza e si sta preparando al meglio per gli appuntamenti estivi. Dunque, sarà sempre più Colombia caput mundi del ciclismo.

Foto: pagina FB Giro d’Italia

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

1 Commento

  1. ale sandro

    29 Maggio 2014 at 21:53

    Bell’articolo, la svolta è sicuramente il contatto con l’esperienza e l’organizzazione europea, in particolare italiana come nei casi attuali di Corti e Savio, che ha sempre avuto un grande occhio di riguardo per il mondo colombiano. Alcuni nomi da aggiungere all’elenco storico dei grandi scalatori citati sono quello di Fabio Parra, vincitore di tappe a Vuelta e Tour e 3° alla Grande Boucle dell’88, oltre a svariati piazzamenti nei 10 delle generali di questi grandi giri, e di Nelson ‘Cacaito’ Rodriguez, seppure con soddisfazioni minori.

    • Marco Regazzoni

      29 Maggio 2014 at 23:34

      Grazie! Ci sarebbero da aggiungere anche Santiago Botero, strano esempio di passista/scalatore/cronoman durato pochi anni, e di un Ivan Parra, fratello minore di Fabio, che proprio alla corte di Savio disputò un Giro straordinario nel 2005.

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