Tennis
Tennis: ti racconto le Fantastiche Quattro…
Ragazzo, oggi voglio raccontarti le Fantastiche Quattro. Sì, dico proprio a te che in questo momento hai posato il tuo sguardo su queste parole. Lo so, lo so che non le conosci. Sì, so anche che da te si parla solo di calcio. Come dici? Ho sbagliato genere? No, no. Sono delle donne. E che donne. Già, ti suona strano anche questo. Sì, sì, lo so che spesso sono gli uomini ad essere, talvolta immeritatamente, elogiati come campioni e so perfino che ti insegnano che nel mondo d’oggi non c’è spazio per le donne. Ma oggi fai un’eccezione: ascolta me e non loro. Chi sono io? Oh, bè, non è importante. Diciamo che sono nelle menti della razza umana probabilmente fin dalle sue origini. Molti travisano il mio significato, c’è chi mi usa per gli scopi sbagliati, ad esempio come macchina per far soldi. Allieto le giornate di grandi e piccini. So insegnare tanto, i valori e le emozioni. Sai, gli uomini, da tempo immemore, mi chiamano Sport.
Quattro ragazze diversissime fra di loro prendono in mano il destino del tennis italiano. Potrebbe essere lo slogan di un film di quelli mozzafiato e, invece, è proprio vero. Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci sembrerebbero essere le protagoniste di una favola e noi stiamo qui a godercela. Elencare passivamente tutti i tornei che hanno vinto, in singolare e doppio, sarebbe troppo facile, caro ragazzo, e non mi soffermerò su questo, perché voglio insegnarti che nello sport c’è qualcosa che va oltre i risultati. Potrei ricordarti di quando nel 2010 Francesca vinse il Roland Garros lasciando tutta Italia col fiato sospeso, o della vittoria di Flavia ad Indian Wells o al Master di doppio, o dei quattro slam di doppio vinti dalle “Chichi”, Sara e Roberta. Ma non lo farò. Quello che voglio fare, invece, è sottolineare il perché ognuna di loro è così importante per il tennis italiano, la loro forza come squadra e ciò che ognuna di loro può, anzi deve, insegnarti.
Il 2009 è stato un anno storico per il tennis italiano. Il 17 agosto, per la prima volta, accanto al numero 10 del ranking mondiale, si è potuto leggere il nome di una nostra tennista. Costei è Flavia Pennetta, la vera apripista del movimento tennistico italiano dei nostri giorni. Un autentico personaggio Flavia, anche fuori dal campo: molto spesso, piuttosto che delle sue indubbie capacità tennistiche, si è parlato delle sue cosce o delle sue storie d’amore finite male. Una testa calda, fragile fisicamente ma con una forza d’animo che ha pochi simili. Difatti, analizzando la carriera di Flavia si può ben notare come sia fatta di alti e bassi, di momenti in cui toccare il vertice sembrava una cosa scontata e di brutali cadute, come il 2007, anno in cui perse dieci chili, senza avere più la forza nemmeno di stare in campo, o i ripetuti infortuni al polso. Già, il polso che l’ha costretta a 7 mesi di stop, scrivendo quasi la parola “fine” alla sua carriera. Dove sarebbe arrivata Flavia se il polso o l’incostanza mentale non l’avessero frenata, è difficile dirlo. Ma, sai, forse Flavia non sarebbe stata Flavia se le cose non fossero andate così. Quello che lei può insegnarti, ragazzo, è che il destino è qualcosa che può essere combattuto, che bisogna essere forti, sempre. A lei la vita ha assegnato dure prove, le ha messo vicino i tesori più grandi per poi portarseli via nell’istante in cui erano così vicini da poter essere toccati. Eppure, lei non si è mai arresa. Flavia contro gli attacchi di panico, Flavia contro il polso, Flavia contro i “criticoni”, Flavia contro tutti. E ad oggi, dopo un anno di crisi, è di nuovo la più in forma delle azzurre, come dimostra la vittoria ad Indian Wells. E, chissà, le gioie potrebbero non essere finite qui. Lei potrebbe essere paragonata a tutti gli italiani che nonostante la crisi non si arrendono, ma decidono di trainare la loro vita laddove vogliono loro.
Ora mi verrebbe da dirti : ”E di Francesca cosa dico?”. Di certo lei non è rimasta a guardare. Il Roland Garros da lei vinto è una delle più grandi imprese dello sport italiano di ogni tempo, soprattutto perché si è trattato di una vittoria assolutamente inaspettata. La tennista italiana si è così trasformata, in un giorno, nella Leonessa per eccellenza, dando prova di quel carattere forte che non le è mai mancato. Un carattere talvolta scomodo. “Francesca è parecchio strana, bisogna saperla prendere”, dice Sara Errani in un’intervista. Una che se ha qualcosa da dire, di certo non esita a farlo sapere: bello ricordarti a questo punto della lettera commovente che Francesca scrisse per motivare la sua assenza nella finale di Fed Cup 2013. Una lezione sullo sport e sulle priorità della vita, indirizzata ai tifosi che l’hanno sempre sostenuta, ma anche a chi è stato pronto a criticarla per tale decisione. Criticata spesso per tutta la sua carriera, ha sempre trovato il modo di zittire tutti, con le parole o con i fatti, proprio come quella cavalcata trionfale a Parigi. La vittoria del cuore, prima che del fisico, e della testa. C’è chi si domanda se questa sia l’ultima stagione per la Schiavone, che da tempo non appare brillante, o se addirittura mediterà il ritiro prima ancora che essa si concluda. Comunque vadano le cose, credo che ci sia solo una parola che dobbiamo a questa campionessa: grazie. Leipotrebbe essere paragonata agli italiani che non hanno paura di mostrare ciò che sono, che si pongono un obiettivo nella vita e lo raggiungono, il resto, le critiche, è solo “aria.
Poi ci sono loro due. Sara Errani e Roberta Vinci te le presenterò insieme, perché è così che si sono mostrate al mondo, come “un cuor solo e un’anima sola”, un’amicizia forte che va oltre il campo da tennis. A vederle potresti non credere che siano davvero delle fuoriclasse, di certo il loro fisico non è paragonabile ai 2 metri della Sharapova o ai 70 kg della Williams, sembrerebbero quasi capitate nel posto sbagliato. E ci hanno messo del tempo per venire alla luce, messe in ancora in ombra dai successi delle “vecchie” Sorelle d’Italia, Pennetta e Schiavone. Un’intera vita dedicata al tennis quella di Sara, che da giovanissima fu mandata dal padre in America in vista del suo grande obiettivo: diventare una campionessa. Sara, la piccolina del circuito, ha dimostrato che non c’è limite fisico che tenga quando hai un sogno, perché i muscoli sono davvero poco, se non supportati da un animo tenace e da una mente lucida. Ovviamente, però, per arrivare fin dove Sarita è arrivata, in top 5 e in finale slam, i sacrifici l’hanno accompagnata costantemente per tutta l’adolescenza e non solo. Niente gite con gli amici, niente uscite, niente scuola, niente di tutto quello che un ragazzo di 15/16 anni fa normalmente. E anche ora, che è già una tennista affermata, non c’è spazio nemmeno per le storie d’amore. Per l’amore c’è tempo, ora c’è solo il tennis, l’unico grande amore della sua vita fino ad oggi, che porta soddisfazioni, ma anche tanto, tanto sudore. Scelta ardua e coraggiosa. C’è chi in lei non ha mai creduto, ma le smentite sono arrivate presto, sull’amata terra rossa, sorgente principale dei suoi maggiori successi e dei suoi 7 titoli in carriera. Ad accompagnarla, costantemente, c’è Roberta, l’amica di sempre. Roby per lungo tempo è rimasta offuscata dai successi della sua migliore amica, meglio piazzata di lei in classifica. Con il suo gioco atipico, fatto di un bagaglio tecnico impressionante, anche la Vinci col tempo ha scalato le classifiche, fermandosi ad un passo dalla top 10, nonostante i suoi maggiori successi provengano dal doppio: Errani-Vinci, a lungo numero 1 delle classifiche di doppio, vincitrici di quattro tornei dello Slam (all’appello manca solo Wimbledon), sono una delle coppie più forti del mondo, capaci di competere davvero con chiunque: sia mentalmente, sia fisicamente e tecnicamente, le due tenniste si mescolano e il loro gioco si compensa. Loro invece, potrebbero essere paragonate agli italiani che dedicano un’intera vita al raggiungimento del proprio obiettivo e, una volta riusciti a raggiungerlo, fanno di tutto per preservarlo e mantenerlo, incuranti delle difficoltà che potrebbero avere, perché ritenuti “inferiori”. Nessuno è inferiore a nessuno, i limiti, molto spesso e li creiamo noi.
Quattro atlete che, prima di ogni cosa, sono state una squadra. La più forte degli ultimi anni, una delle più forti di sempre. Le Fantastiche Quattro capaci di vincere la Fed Cup come se fosse una cosa normale. E’ come se si compensassero a vicenda. Ma squadra anche al di fuori di questa manifestazione: i più grandi risultati nel tennis italiano ce li hanno dati loro. Loro, sempre loro. E’ un miracolo? Forse. Fatto sta che questo miracolo ce lo abbiamo proprio noi, e, forse, qualcuno nemmeno se n’è accorto. Queste campionesse stellari, eppure così straordinariamente “normali”. “Con Flavia, Sara e Roberta siamo state la squadra più forte al mondo e sapete qual è stato il vero segreto di questo successo? La risposta è facile: l’amore che abbiamo per questo sport, le grandi qualità tennistiche ed il sentimento di amicizia che ci ha tenute unite per tutti questi anni. Questo è il segreto di una squadra vincente!”. Parola di Francesca Schiavone.
Sacrificio, cuore e gioco di squadra. Questo è ciò che caratterizza l’Italia nelle grandi competizioni e per cui siamo elogiati e guardatida tutti come esempio. Non abbiamo un’economia forte, soprattutto di questi tempi, e molto spesso non abbiamo le strutture adatte per competere a livello internazionale con i colossi della società mondiale. Non siamo nemmeno una nazione sterminata, come Russia o USA, anzi, siamo un piccolo punto sul mappamondo. Ma, a ben notare, siamo il punto centrale di quel mappamondo, il centro. Ragazzo, tu vai spesso a ricercare i tuoi miti altrove, al di fuori dei confini di questa Italia ammaccata. Rincorri i modelli americani, nella vita come nello sport, vorresti somigliare a loro, vivere come loro. Ma, prima di gridare “che schifo l’Italia!” quando perde ai mondiali contro l’Inghilterra e prima di avere il rimpianto di non essere nato in quell’ Inghilterra lì, fermati un attimo a guardare con occhi diversi ciò che siamo. Fermati un attimo a capire la tua nazione, piangi con lei, accudiscila, amala. Lo sport è ciò che da sempre caratterizza l’Italia perché gli atleti italiani, quelli veri, portano in campo lo spirito di una nazione intera, le gioie, i dolori, le fatiche, quel carattere un po’ particolare che ci contraddistingue. Gli atleti veri. Come le Fantastiche Quattro. Simbolo di un popolo che vince nello sport e, soprattutto, nella vita.
Sai, ragazzo, sono triste. Sono triste perché più passano i giorni e più mi rendo conto che il nostro quartetto storico non è eterno e che, anzi, questi sono gli ultimi momenti insieme. Sta all’Italia del tennis trovare delle sostitute e, se mai ci saranno, educarle a quell’esempio che le nostre ragazze ci hanno dato e che ci stanno dando. Ma la loro memoria, quella resterà sempre. Intanto godiamoci Roma e godiamoci il Roland Garros, senza pensare se per alcune di loro sarà l’ultimo o no.
Stefania Gemma
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