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Calcio: Prandelli e quel tridente messo da parte troppe volte

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In un’intervista di qualche giorno fa Giorgio Chiellini ha dichiarato: “Non siamo una squadra da corsa, possiamo fare bene solo se restiamo vicini e compatti”. Il centrale della Juventus ha ragione, l’Italia negli ultimi anni ha fatto vedere le cose migliori giocando con il rombo, o comunque con un centrocampo ricco di qualità. “Palleggiate e attaccate” continuava a ripetere Prandelli prima di Euro 2012.  Negli ultimi tempi il ct di Orzinuovi ha addirittura pensato di aggiungere un uomo in mezzo al campo, costruendo un sofisticato 4-1-3-1-1 con il doppio regista. Un’Italia meno Pirlo dipendente, in cui il fuoriclasse della Juventus toccherà meno palloni ma potrà essere sicuramente meno disturbato da marcature asfissianti.

L’amichevole contro il Fluminense ha dimostrato però che la nazionale azzurra ha la capacità di intraprendere pure altre strade, con meno possesso palla e più ricerca della profondità. Tra il segnale ballerino e le interferenze si è potuta notare una maggiore propensione dei centrocampisti alla verticalizzazione, passaggi spesso resi nulli dall’alzata della bandierina del fuorigioco ma comunque volti a creare occasioni da gol. Quello che è mancato nelle ultime sette partite con nessuna vittoria e otto reti, di cui soltanto tre realizzate da attaccanti (Balotelli, Osvaldo, Rossi). Ad agevolare tutto ciò è stato il 4-3-3, schieramento da sempre nella testa di Prandelli e per una serie di ragioni quasi mai adoperato. Gli infortuni di Rossi ed El Shaarawy, l’involuzione di Osvaldo e il rigetto per sistemi di gioco nuovi non hanno tuttavia demoralizzato il ct della nazionale, pronto in Brasile a schierare il tridente, soprattutto a partita in corso.

A entusiasmare nel match di ieri è stato in particolare Lorenzo Insigne. Il napoletano da esterno sinistro è una meraviglia. La maggior parte degli appassionati lo ricorderà volare sulla fascia sinistra del Pescara zemaniano, ma è in C1, nel Foggia bis di Casillo-Zeman che il folletto campano ha compiuto il primo vero salto di qualità in quella posizione, laureandosi miglior giocatore del campionato di Lega Pro 2010-2011.

L’altro prodotto di Zemalandia è Ciro Immobile, autore di una tripletta che non servirà ad aggiornare gli almanacchi ma che fornisce una bella boccata di ossigeno a un reparto offensivo troppe volte a secco ultimamente. L’erede di Lewandowski ha il gol nel sangue e vederlo recitare un ruolo da protagonista tra qualche giorno non sarebbe senza dubbio una sorpresa.

Non ha segnato ma è stato comunque artefice di una prova positiva anche Alessio Cerci. La posizione in campo che ricopre è di quelle pesanti, da Meroni a Sala, da Causio a Conti, l’ala destra è un ruolo antico e romantico. Ai Mondiali l’esterno granata ha le qualità per diventare uno dei più fulgidi interpreti italici.

Se il reparto offensivo ha mostrato buone cose, dal punto di vista difensivo la squadra di Prandelli ha palesato i soliti limiti. Dalla Confederation Cup purtroppo i problemi sono sempre gli stessi: poca intensità, errori individuali banali, difficoltà sulle palle inattive. I tre gol subiti dal Fluminense sono l’ennesima prova che qualcosa non va nel reparto arretrato. A far impensierire sono inoltre le condizioni fisiche dei difensori azzurri: Chiellini che deve recuperare da una botta alla schiena, Barzagli con problemi ai tendini, Bonucci che ha male ai piedi, Paletta con un fastidio al polpaccio. Tutti acciacchi risolvibili ma che non permettono alla retroguardia di acquisire quella serenità necessaria per affrontare un evento di tale importanza. Promosso invece Darmian, bravo con l’Irlanda e riconfermatosi ieri sera.

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francesco.drago@olimpiazzurra.com

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