Calcio
Dal Pescara al Brasile: storia di tre azzurri e di un boemo
Tre anni fa portavano il Pescara in Serie A, al termine di una stagione da sogno conclusa davanti a Torino e Sampdoria. Adesso uno gioca al Paris Saint-Germain, un altro al Napoli e il terzo è destinato a sostituire Robert Lewandowski al Borussia Dortmund e, soprattutto, sono partiti per il Mondiale in Brasile con la maglia dell’Italia. E’ la storia di tre talenti, lanciati da un mago del pallone e pronti a indossare e difendere (a lungo) i colori del Bel Paese: Marco Verratti, Lorenzo Insigne e Ciro Immobile.
Provenienze simili, legate da un filone preciso: il mare. L’azzurro del mare, per la precisione. Lo stesso colore della maglia del Pescara e, soprattutto, di quella dell’Italia. Insigne è di Napoli: cuore e passione, Dios Maradona e il pallone l’unico grande amore. Immobile di Torre Annunziata, poco distante, stesse caratteristiche. Verratti di Pescara, è quello che farà meno strada per incontrare il boemo. Sì, perché nella storia compare una quarta figura. Completamente diversa dalle facce sorridenti dei tre giovani, ben più seria ma allo stesso modo competente nel calcio. Il suo colore potrebbe essere il grigio del fumo, di certo non l’azzurro. Ma ne diventa complementare. E’ Zdenek Zeman, uno che nella vita ha due dogmi: i giovani e la fase offensiva. E con loro tre, nella stagione 2011-2012, va a nozze.
Verratti inventa calcio, letteralmente. Trentuno presenze e la maturità di un fuoriclasse, tant’è vero che non passerà nemmeno dalla Serie A prima di volare a Parigi, sotto la Torre Eiffel, dove Carlo Ancelotti gli consegna le chiavi del centrocampo. Un po’ come con un certo Andrea Pirlo al Milan nel 2002, e i risultati li conosciamo tutti. Insigne è un folletto imprendibile per chiunque, scarta sulla fascia e segna a valanga con una specialità tanto cara ad Alessandro Del Piero: destro a giro dal vertice dell’area di rigore e palla sotto l’incrocio del secondo palo. Immobile è una sentenza: scatta sul filo del fuorigioco e segna, segna, segna. 28 gol complessivi, sette in più di Marco Sau (Juve Stabia) secondo. Insigne ne conta 18 e Marco Sansovini, il terzo e più esperto interprete di un tridente da favola, 16.
Pescara fa festa, ma le strade si dividono. Detto di Verratti al PSG, Insigne torna a casa, al Napoli. Immobile è invece del Genoa (ma di proprietà della Juventus, che l’ha lanciato in Primavera) e Zeman va alla Roma per quella che sarà la continuazione meno felice della storia dei quattro. Il palcoscenico, però, è tutto dei giovani: il primo passo non è semplice, tra qualche ammonizione di troppo (Verratti), la panchina (Insigne) e la mancanza di fiducia (Immobile). Nel 2013-2014, invece, la definitiva consacrazione. Sempre con la punta grande protagonista, 22 gol con il Torino e il titolo di capocannoniere anche del massimo campionato. Il regista illumina il gioco di Laurent Blanc (subentrato ad Ancelotti, che intanto vince la Decima con il Real Madrid al primo tentativo) e lo scugnizzo si esalta nella finale di Coppa Italia, regalando il successo ai partenopei con una doppietta.
Arriva la chiamata per il Mondiale. Cesare Prandelli – tecnico dalle idee calcistiche opposte a Zeman – si fida e sperimenta i tre giocatori. Verratti è il più brillante in amichevole, Immobile e Insigne ringraziano (in senso positivo) gli infortuni di Rossi e Montolivo e la fumosa situazione di Destro e si ritrovano tutti nei 23 del ct domenica 1 giugno intorno alle 19.50. Il trio è riunito e certamente la notizia fa piacere a Zeman, padre calcistico di tre grandi pedine azzurre per il presente e gli anni a venire. Azzurre come il loro destino, azzurre come il mare che, oltre a Napoli e Pescara, bagna anche il Brasile.
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francesco.caligaris@olimpiazzurra.com
Twitter: @FCaligaris
Foto da: Wikipedia