Calcio

La sauna di Recife scioglie un ‘TikItalia’ mai esistito

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Dopo la frivola illusione, torna la grande paura. Il timore pressante che tutto finisca troppo presto. Ancora una volta. Nella sauna di Recife l’Italia rivive l’incubo sudafricano e intravede lo spettro di una nuova eliminazione precoce.

Poco o nulla da salvare nel match con il Costa Rica. Il ‘TikItalia’, neologismo coniato con eccessiva superficialità da molti organi di stampa, è già tramontato. In realtà non è mai nato. Questa Italia non possiede gli uomini per sviluppare un gioco tale da imitare quello della Spagna dell’epoca d’oro. La ‘Roja’ non era solo possesso palla, ma anche, e soprattutto, un pressing asfissiante a tutto campo e continui movimenti e verticalizzazioni da parte dei centrocampisti. Certo, diverse ombre si addenseranno per sempre sulle imprese delle Furie Rosse, tra scandali doping completamente insabbiati (Operacion Puerto e Operacion Galgo) e dichiarazioni di parti in causa mai del tutto chiarite (su tutte quella del Dott. Fuentes: ‘Se parlassi io, la Spagna perderebbe Mondiali ed Europei”).
Questo preambolo è fondamentale per comprendere che, senza dinamismo, il possesso palla diventa rapidamente sterile e fine a se stesso. La manovra risulta prevedibile e non esistono sbocchi per gli attaccanti.
E’ quanto accaduto all’Italia. Schiava del suo stesso palleggio, incapace di portare un pressing ben coordinato e costretta sovente a lanci lunghi telefonati per la difesa centro-americana.

Balotelli è stato lasciato solo al suo destino. In un modulo che prevede la presenza di una sola punta, diventano cruciali gli inserimenti dei centrocampisti offensivi, che necessitano al tempo stesso di piedi buoni e di due polmoni grandi così. Marchisio ci ha messo grande impegno, ma non è il ruolo per cui è nato. Candreva, dopo aver brillato con l’Inghilterra, si è sciolto nell’afa brasiliana. Thiago Motta passeggiava per il campo, Pirlo di colpo ha accusato il peso dei suoi anni e De Rossi ha sofferto la velocità ed la vivacità degli avversari. In queste condizioni, era pressoché impossibile costruire azioni da gol, se non (come è avvenuto) con i soliti lanci lunghi di Pirlo, almeno nel primo tempo.

Il lato peggiore della sconfitta, inoltre, sta nella totale mancanza di personalità mostrata dalla squadra. Una volta in svantaggio ci si sarebbe aspettati una reazione d’orgoglio, la voglia quanto meno di provare a ribaltare il risultato. Niente di tutto questo. La selezione tricolore si è spenta con il passare dei minuti, quasi rassegnata, senza colpo ferire. Un atteggiamento non da Italia. I cambi non hanno migliorato la situazione, anzi l’innesto di Cassano, Cerci e Insigne ha allungato eccessivamente la squadra, con conseguente perdita di equilibrio. I tre, comunque, non sono riusciti ad incidere in alcun modo, a conferma che anche nel reparto offensivo le alternative non abbondano, anzi. Sarebbe troppo facile pensare a Giuseppe Rossi, ora i problemi sono altri.

A partire dalla difesa. Noi che in tempi recenti abbiamo contato su Maldini, Nesta, Cannavaro….Il meglio del meglio. Ora, a parte lo stoico ed insostituibile Barzagli, nessun nostro centrale garantisce l’affidabilità necessaria per fare strada in un Mondiale. Paletta era stato disastroso con l’Inghilterra, Chiellini anche peggio con il Costa Rica. Con l’Uruguay potrebbe toccare a Bonucci, altro giocatore su cui Prandelli ha dimostrato di non credere molto….Si salva il solo Darmian, unica scoperta positiva di questo controverso avvio di Mondiale.

Ed ora l’Uruguay. Ci giochiamo tutto in una partita, tra soli 4 giorni, di nuovo alle ore 13. Prandelli ha dichiarato: “Noi in queste condizioni soffriamo“. Fa caldo per tutti: per l’Italia, la Costa Rica, l’Uruguay. Che poi gli azzurri non reggano più da tempo certi ritmi, indipendentemente dal clima, è cosa nota. Il rendimento dei nostri club in Europa parla chiaro: siamo diventati dei comprimari in Champions ed Europa League, con conseguente crollo nel ranking Uefa. Quasi sempre gli avversari sembrano correre a doppia velocità. E’ un problema ormai cronico, di difficile risoluzione.

Urge correre ai ripari, sperando di salvare il salvabile (ovvero qualificarsi almeno agli ottavi: andare oltre, come vedremo, sarebbe davvero complicato). Detto che in difesa non esistono alternative e che gli avversari da marcare (Suarez e Cavani) saranno ben peggiori rispetto ai costaricani, Prandelli dovrà ritrovare quel coraggio smarrito nelle ultime settimane, magari riproponendo un centrocampo a rombo (con Verratti) ed affiancando un altro attaccante a Balotelli. La scommessa potrebbe chiamarsi Ciro Immobile.

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