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L’Italrugby e Brunel ad un punto di non ritorno: il ct francese alle ultime chiamate?

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Al peggio, è risaputo, non c’è mai fine e il buco nero in cui è sprofondata l’Italia è più profondo di quanto si potesse immaginare. La sconfitta contro delle Fiji non irresistibili ne è la dimostrazione più evidente per tanti motivi. Le speranze di rimettere in moto gli ingranaggi della Banda Brunel, in effetti, erano piuttosto concrete alla vigilia, ma ai modesti figiani è bastato di fatto svolgere il compitino per spazzare via ogni ambizione azzurra di reazione e di ritorno alla vittoria. Annichiliti con poco insomma, la fotografia peggiore che il vertice del movimento possa dare al rugby italiano.

L’impressione è che l’Italrugby sia giunta ad un punto di non ritorno, perlomeno per quanto riguarda questa finestra internazionale. Imprimere una svolta al gruppo e all’ambiente nei prossimi giorni appare una missione estremamente difficile, quasi impossibile, vuoi per i tanti aspetti su cui Brunel e i suoi assistenti dovrebbero intervenire in maniera pesante, vuoi perché le risorse umane e soprattutto tecniche a disposizione del francese sono quelle e non sono plasmabili in un lasso di tempo così limitato. Una maul e una mischia finalmente sui livelli di qualche tempo fa non sono bastate a Suva e non basteranno contro avversari di più alto calibro e maggiormente organizzati collettivamente, in grado di saper sfruttare meglio di Fiji tutte le disattenzioni e gli errori derivanti da un possesso quantomai sterile e improduttivo, ormai marchio di fabbrica anche della gestione Brunel. Eppure, il processo di crescita avviato tra i test autunnali 2012 ed il Sei Nazioni 2013 lasciava presagire un futuro interessante e prospettive rosee per l’Italrugby; le innovazioni apportate erano state recepite a pieno dall’intero gruppo, mai così coeso ed armonico negli ultimi anni. Al momento di confermarsi, però, le certezze sono venute a mancare e il castello di sabbia è inevitabilmente crollato, contribuendo a creare la crisi tuttora in corso.

La Nazionale, però, non si è accontentata soltanto di regredire rispetto ai picchi raggiunti ad inizio 2013, ma è completamente sprofondata senza che Brunel riuscisse a riprendere le redini di una situazione per certi aspetti paradossale ed inspiegabile. Da un eccesso all’altro in poco meno di un anno, dalla vittoria contro l’Irlanda alle undici sconfitte nelle ultime dodici partite, sebbene considerare una vittoria quella di Cremona proprio contro le Fiji risulti alquanto difficile. E il tecnico francese, naturalmente, non è esente da colpe, anzi. L’ex Perpignan ha dimostrato di non saper gestire a pieno uno dei momenti più critici della recente storia ovale italiana e, a dei limiti tecnici e qualitativi incontrovertibili, non è riuscito a contrapporre una scossa perlomeno a livello caratteriale, con il risultato di ‘ammirare’ una Nazionale spesso svuotata prima nella testa che nelle gambe. Additarlo come unico colpevole è altresì sbagliato, ma contro Samoa e Giappone, considerando anche l’indiscrezione lanciata nei giorni scorsi da La Gazzetta dello Sport (clicca qui per saperne di più), per il ct transalpino potrebbero essere davvero le sue ultime chiamate. Metteteci anche un rapporto probabilmente non idilliaco con il presidente Gavazzi (che aspira ad un ct italiano), le due avversarie al momento superiori agli azzurri e al puzzle non sembra mancare alcun pezzo…

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: FotosportIT/FIR – Roberto Bregani

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