Calcio

Mondiali Brasile 2014: i dilemmi tattici di Prandelli. Quale il modulo migliore?

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In Italia siamo tutti commissari tecnici, sia chi non ha mai disputato nemmeno due mesi di campionato Pulcini, sia chi – un po’ più a ragione, ma non sempre – ha un curriculum più significativo tra settori giovanili e tornei dilettantistici. Nel periodo dei Mondiali, poi, questo vizio raggiunge il suo apice in particolare sulle disquisizioni tattiche, sul sistema di gioco, magari persino sugli schemi da calcio piazzato.  É l’Italia, anzi, è il calcio, perché in tutto il mondo va così.

Quindi cerchiamo di partecipare anche noi a questo gioco, pur rispettando il grande lavoro di Cesare Prandelli (le critiche, semmai, si faranno a posteriori). In porta scelta d’obbligo: Gianluigi Buffon, le cui non più così giovani spalle sono comunque saldamente coperte da un Salvatore Sirigu apparso, contro l’Irlanda, in ottima condizione, nonostante il successivo, lieve problema fisico. La difesa deve essere a 4, perché il sistema a 3, sperimentato dalla Juve di Conte e diffusosi a macchia d’olio in serie A, non sembra così efficace sull’arena internazionale ed europea in particolare. Giorgio Chiellini e Andrea Barzagli (con l’alternativa di Leonardo Bonucci, qualora l’ex Wolfsburg non fosse al top fisicamente) al centro, Matteo Darmian e Mattia De Sciglio larghi sulle fasce: certo, Darmian è esploso negli ultimi mesi e ha giocato principalmente come esterno alto proprio di un 3-5-2, mentre De Sciglio è stato troppe volte escluso dal Milan con Seedorf che gli preferiva incredibilmente Emanuelson o Constant, vedendo il giovane lombardo unicamente come terzino destro; al momento comunque i due ragazzi di scuola rossonera sembrano costituire il meglio offerto dalla lunga tradizione azzurra di terzini, ora un po’ appannata, con Ignazio Abate pronto a subentrare sulla destra.

A centrocampo, l’Italia non sembra avere gli esterni per un canonico 4-4-2, anche perché mancherebbe una torre a centro area in grado di raccogliere i cross: noi, dunque, metteremmo due mediani (la quantità di De Rossi e la qualità da playmaker basso di Pirlo) a proteggere la retroguardia, con tre trequartisti più avanzati; idealmente, Cerci, Cassano e Marchisio, ma in questo settore fortunatamente le alternative non mancano e anzi è probabile che, in fascia, sarà Antonio Candreva a rivestire i panni del titolare, senza dimenticarsi di un Marco Verratti utilizzabile per vie centrali sia sulla trequarti, sia in mediana. Parolo, Aquilani e un Thiago Motta apparso per la verità piuttosto scarico rappresentano altre tre valide alternative.
E davanti? Beh, Mario Balotelli, croce e delizia della nazionale e del calcio azzurro. Punta unica, vicino alla porta, per dimostrare una volta per tutte di essere un vero numero 9 e possibilmente anche un professionista serio, lontano da sceneggiate, proteste futili e atteggiamenti indisponenti; se il Mondiale di Mario sarà ricco di gol e assist e povero di cartellini e polemiche, allora il mondo avrà definitivamente scoperto un fuoriclasse.
Un paio di varianti a questa schema possono essere date dall’utilizzo dello stesso Balotelli e, perché no, di Insigne sulla trequarti, in luogo di Cassano e di uno degli esterni; sarebbe un sistema di gioco ancora più offensivo, con Ciro Immobile punta centrale. Ora, la palla passa a Prandelli.

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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