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Olimpiadi 2024 – Gli USA sfidano Roma! Individuate quattro città
Gli USA lanciano apertamente la sfida a Roma per l’organizzazione delle Olimpiadi 2014. Il Comitato degli Stati Uniti d’America ha identificato quattro città che potrebbero essere adatte per ospitare la manifestazione a cinque cerchi: Boston, Los Angeles, San Francisco, Washington D.C.
Scott Blackmun, Presidente della USOC, si è dichiarato soddisfatto per l’interesse dimostrato da molte città nei confronti di questo evento ed è convinto che ci sono buone possibilità che la metropoli che sceglieranno di candidare potrà seriamente puntare alla conquista dell’organizzazione.
La scelta, da cui sono state scartate Dallas e San Diego solo all’ultimo, arriva dopo un processo decisionale durato 16 mesi e una scrematura tra addirittura 35 città. Ora il Comitato Olimpico Statunitense si prenderà un ulteriore periodo di riflessione e, a inizio 2015, sceglierà se gli USA presenteranno o meno la propria candidatura e con quale città.
Le Olimpiadi mancano negli stati Uniti dall’edizione di Atlanta 1996, successiva a quelle di Los Angeles 1984 e 1932 e a Saint Louis 1904.
Roma ora teme un avversario davvero competitivo e ostico, visto il blasone e la potenza economica che può mettere in campo…
Al
18 Giugno 2014 at 00:33
E’ vero, Atlanta ’96 e Sydney 2000. In realtà in base ai parametri che hai citato gli Stati Uniti dovrebbero organizzare qualsiasi evento, nessuno escluso. Per fortuna, i grandi eventi si concordano in modo che vengano distribuiti nel mondo offrendo opportunità di crescita a tutti.
Al
17 Giugno 2014 at 15:40
Ueh ragasuoli, e Atlanta 2000?
L’Italia è l’unico Paese del G8 che non pesta mai i piedi agli USA, che sia giusto o meno si può discutere, di certo ci devono lasciare le Olimpiadi!
Marco Regazzoni
17 Giugno 2014 at 16:12
Era Atlanta 1996, abbiamo corretto. Il discorso è un po’ più complicato, gli USA hanno molte più città competitive per strutture, ricettività turistica e altri fattori, e inoltre penso – opinione personale – che sappiano gestire moooolto meglio i grandi eventi, sia prima sia dopo, di come (non) sappiamo fare noi.