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Calcio: verso Russia 2018, che Italia sarà?

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Dopo il fallimento del 2014, l’Italia deve ripartire al più presto per eliminare il gap con le principali nazioni del mondo. Il 2018 è ancora lontano, la Russia dista molto dal Brasile, ma l’unico modo per non farsi trovare impreparati al prossimo grande appuntamento è quello di pianificare fin da subito il futuro. Passando anche da Euro 2016, che si svolgerà in Francia, in cui dovrà essere presentata una rosa su cui fondare la rinascita dei prossimi anni.

Facile da dirsi a parole, ben più complicato nei fatti. Innanzitutto perché ora come ora manca il commissario tecnico: Cesare Prandelli si è dimesso e non prima di agosto si conoscerà il nome del successore. Che quindi, una volta in carica, inizierà il suo lavoro partendo da un modulo (difesa a quattro in vantaggio sulla difesa a tre, soprattutto dopo la scialba prestazione offensiva mostrata con l’Uruguay) e soprattutto dagli uomini giusti. Con un dubbio: Mario Balotelli sì o no? Le qualità tecniche del giocatore lasciano intendere la prima opzione, quelle mentali decisamente la seconda. Come in molti altri casi, tuttavia, la verità sta nel mezzo: Supermario dovrà esserci, ma magari non come punto cardine del progetto. In Brasile lo ha dimostrato per l’ennesima volta: troppa pressione non la regge, soprattutto se poco servito e fuori dalla manovra del gioco (anche per demeriti suoi).

Capitolo retroguardia: la porta sarà affidata ad uno tra Salvatore Sirigu e Simone Scuffet, i volti nuovi dopo la ricca era Buffon. In difesa si potrebbero rivere Davide Santon e Domenico Criscito, con Mattia De Sciglio chiamato alla definitiva consacrazione – soprattutto dal punto di vista del carisma – e il blocco juventino Leonardo Bonucci/Claudio Chiellini pronto a ricoprire il ruolo di spina dorsale del gruppo. Magari aggiungendo Angelo Ogbonna, che al Torino ha dimostrato qualità interessanti, con la conferma di Matteo Darmian sulla fascia e l’inserimento, perché no, dell’emigrato Giulio Donati.

A centrocampo la chiave sarà Marco Verratti, erede naturale di Andrea Pirlo con il più classico degli adattamenti naturali della specie. Non solo semplice regista “passivo”, dunque, ma anche chiamato ad un lavoro di rottura in mezzo al campo. Daniele De Rossi punta al quarto Mondiale, Claudio Marchisio vuole esserci e anche Riccardo Montolivo avrà voglia di riscatto dopo l’infortunio alla tibia che l’ha privato del Brasile. Di certo non si rivedrà più Thiago Motta: nell’under 21 cresce il talento di Daniele Baselli e non sono da escludersi piacevoli sorprese come l’interista Lorenzo Crisetig. La qualità, insomma, non manca: da qui al 2016 ed al 2018 molti talenti possono sbocciare e sarà possibile pianificare al meglio la risalita. Lo stesso vale per il reparto offensivo: detto di Mario Balotelli – chissà dove militerà – Domenico Berardi e Stephan El Shaarawy sono i due principali candidati a ricoprire il ruolo di titolari. Ma non vanno dimenticati Mattia Destro, Ciro Immobile, Giuseppe Rossi e i tanti attaccanti che stanno venendo su tra le big di B e le medie di Serie A. Uno su tutti Andrea Belotti, bomber d’area di rigore con il fiuto del gol che ricorda il miglior Alberto Gilardino (senza scomodare Filippo Inzaghi).

Verso Russia 2018, dunque, i nomi sono questi. L’Italia, dopo due eliminazioni ai gironi, dovrà migliorare i propri risultati. Ma la strada è ancora lunghissima, e in mezzo c’è Euro 2016. Là già molte indicazioni potrebbero non tardare a giungere. E prima ancora serve un allenatore che sappia fidarsi dei giovani e conferire un’idea di gioco ben precisa ad una nazionale che si è smarrita sul più bello dopo l’argento del 2012.

 

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