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Ciclismo
Ciclismo: Contador e la Spagna, sempre meno protagonisti nei Grandi Giri
Era il 2007 quando, ad appena ventiquattro anni, Alberto Contador stupì tutti sulle strade del Tour de France, andando a conquistare la sua prima vittoria alla Grande Boucle. Allora, c’era chi già vedeva un futuro stellare per lui, che lo avrebbe portato addirittura ad insidiare i primati di Lance Armstrong (prima che il suo nome fosse cancellato dalla storia del ciclismo). L’anno successivo gli entusiasmi non si placarono, quando il madrileno riuscì nell’accoppiata Giro-Vuelta, dominando entrambe le corse. Nel 2009 vinse il secondo Tour, seguito dal terzo nel 2010 e dal secondo Giro d’Italia, nel 2011, mentre solamente due cadute gli impedirono di competere al meglio al Tour, dove chiuse quinto.
Nel frattempo, però, il “caso Contador” era già scoppiato, ma una sentenza gli aveva concesso di correre, in attesa della sentenza definitiva del TAS di Losanna. Il massimo organismo della giustizia sportiva si pronunciò il 6 Febbraio 2012, squalificando l’iberico per due anni con retroattività a partire dall’Agosto 2010, e privandolo delle vittorie del Tour de France 2010 e del Giro d’Italia 2011, nonché di tutti gli altri risultati ottenuti in quell’arco di tempo.
L’opinione pubblica, però, storce il naso, perché di fatto Contador sarà assente dalle gare solamente per sei mesi: il 6 Agosto 2012 può già tornare a gareggiare all’Eneco Tour, prima di vincere la sua seconda Vuelta, ma in modo molto meno straripante rispetto ai precedenti successi, battendo di poco più di un minuto Alejandro Valverde e Joaquim Rodríguez.
Dal 2013, il Contador che troviamo in gara è molto diverso: un ciclista che in passato era abituato a vincere tante gare (addirittura undici vittorie nel 2009) deve accontentarsi di un solo successo, e di dubbio valore, quello della sesta tappa del Tour de San Luis, in Argentina, oltre alla classifica a punti della Tirreno-Adriatico. Al Tour non brilla, chiude quarto ad oltre sei minuti da Chris Froome.
Nel 2014 sembra più brillante rispetto alla stagione precedente, ottiene quattro vittorie di tappa e si aggiudica la classifica generale sia alla Tirreno-Adriatico che al Giro dei Paesi Baschi. La verità, però, inizia ad emergere al Giro del Delfinato, dove sembra un gradino al di sotto rispetto a Chris Froome, prima della caduta di quest’ultimo, e soprattutto al Tour, dove appare brillante solamente in occasione dell’ottava tappa.
Quali che siano i motivi, siano essi o no legati all’assunzione di sostanze dopanti in passato, l’ormai trentunenne Alberto Contador sembra oramai la copia sbiadita di quello dei primi anni della sua carriera, al punto da chiederci se sia ancora in grado di trionfare in un Grande Giro. Con avversari come Vincenzo Nibali e Chris Froome, ma anche i tanti giovani emergenti come Nairo Quintana, Fabio Aru e Thibaut Pinot, per citarne alcuni, lo spazio per Contador e per gli altri rappresentanti della vecchia generazione di scalatori iberici (su tutti Valverde e Rodríguez) sembra davvero ridotto, se non in qualche edizione della Vuelta la cui partecipazione straniera sarà limitata.
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giulio.chinappi@olimpiazzurra.com