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‘Cogito, ergo sport’: Clay Stevens, la metà dei pettorali per il doppio della forza

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La felicità non dipende da quello che ci manca, ma dal buon uso che facciamo di quello che abbiamo“.
Thomas Handy

Se avesse impiegato le proprie energie pensando a quanto fondamentale fosse ciò che gli mancava per la disciplina in cui aveva un innato talento, Clay Stevens non sarebbe mai diventato campione nazionale Juniores, né sarebbe stato l’unico australiano a rappresentare la sua nazione alle Olimpiadi giovanili in Cina.

Clay Stevens

Clay Stevens, il ginnasta con un solo pettorale

La ginnastica fa uso di ogni singolo muscolo e sfrutta la forza di ogni minima fibra in funzione di un movimento elastico e stabile, di un equilibrio ponderato, una verticale, un flip, e un volteggio saldi e disciplinati. E per chiunque la mancanza di un pettorale, un muscolo determinante in qualunque esercizio di ginnastica, avrebbe condizionato e diminuito le capacità di eseguire i movimenti.

Clay Stevens, attraverso anni di sudore e sacrifici, ha compensato la forza fisica attraverso un’innata forza di volontà, che gli ha permesso di battere tutti i concorrenti col doppio dei suoi pettorali e la metà della sua determinazione. In dodici anni, assieme al suo allenatore, ha lavorato per supplire a quella mancanza che non ha mai rappresentato un limite, ma solo un ostacolo, uno tra i tanti, non dissimile alla difficoltà di cimentarsi in un nuovo salto o di riprendere l’allenamento in seguito a un infortunio. Romano Battaglia scriveva che se manca qualcosa alla tua vita è perché non hai guardato abbastanza in alto. Nel caso del diciassettenne australiano, invece, il fatto che manchi qualcosa l’ha spinto a guardare ancora oltre, ancora più in alto, per arrivare al risultato che “mi ero posto l’obiettivo di raggiungere. Quel muscolo è molto importante per mantenersi stabili, ma non l’ho mai usato come scusa: non me ne sono mai lasciato influenzare“.

Clay Stevens (foto dal sito media.olympics.com)

Forse è proprio questa la chiave di tutto, il lasciare che il cuore e la volontà non permettano di far riflettere sulle proprie, presunte, impossibilità. Pare un po’ la leggenda secondo cui il calabrone non potrebbe volare perché il peso del suo corpo è troppo grande in rapporto alla forza delle sue ali. Ma il calabrone questo non lo sa, e vola. Clay Stevens sa bene che quel pettorale mancante gli sarebbe utile, ma semplicemente non ci pensa. E anche lui, come il calabrone, vola, diretto verso le prossime Olimpiadi, librandosi tra una giravolta e l’altra tra le alte cime dei ginnasti campioni del mondo e stravolgendo le parole di Cicerone per il quale “non patisce mancanza chi non sente desiderio“. Il giovane Stevens invece non patisce mancanza proprio perché sente desiderio, il desiderio di realizzare il sogno per cui ha da sempre lottato: vivere una vita da ginnasta come fosse un atleta “normale”, anche se in realtà normale non è: straordinario, questo il termine più adatto.

 

 

 

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