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‘Cogito, ergo sport’: Wimbledon 2014, se Errani, Vinci!

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Una delle due ce l’ha impresso nel cognome, ma non come esortazione, piuttosto come imperativo: Vinci!
L’altra contiene in sé quella doppia valenza che va attribuita all’errare: l’esplorazione da una parte, l’andare vagando senza sapere all’inizio dove si arriverà, procedendo senza conoscere a priori la meta; dall’altra lo sbagliare in modo responsabile, costretti al continuo riaddattamento, a camminare su altri percorsi imparando strada facendo. Errani.

Hegel sosteneva che per superare i propri limiti la Coscienza deve assumersi il carico di “guardare in faccia la morte“, il negativo, ciò che vorrebbe negare. Roberta Vinci e Sara Errani hanno guardato in faccia molti errori, molte esperienze negative passate (dal fallimento nel 2009 a Marbella, a quello due anni dopo nel Wta Hobart) e le hanno affrontate, al punto da riuscire in un’impresa mai conseguita da un italiano, ed entrando nella storia del tennis mondiale per la vittoria in tutti i tornei del Grande Slam.

Tarantina, occhi scuri, classe ’83 la prima; bolognese ventisettenne dagli occhi azzurri la seconda. In comune, oltre alla passione per il tennis, è il fatto di essere nate come riserve in Nazionale delle due grandi atlete Pennetta e Schiavone e di esser diventate “un’anima sola divisa in due corpi” (Aristotele) per puro caso. Una gara, quella del 2009 in Francia, che era solo una formalità perché l’Italia aveva già vinto la competizione. Una prova che non costava nulla, un doppio di due brave atlete che non avevano mai lottato insieme. E vinsero. Vinsero quel giorno come poi avrebbero fatto cinque anni dopo nel torneo più prestigioso, quello londinese di Wimbledon. Come scrisse Marc Levy, “non c’è niente di più completo di una coppia che attraversa il tempo“, attraversa sconfitte, in singolo o in doppio, con la volontà, il desiderio di conoscersi in un percorso che le ha portate nella leggenda del tennis perché, dopo aver aggiunto quest’ultima vittoria ai due Australian Open, al Roland Garros e agli US Open, sono diventate la quarta coppia della storia capace di completare lo Slam.

Errando si vince. Vincere errando. Errani e Vinci , dalla panchina all’amicizia, dalla vittoria alla leggenda.
Due atlete ,campionesse da sole, possono essere un fallimento in coppia. Quando si è in due, oltre all’affinamento della tecnica, all’allenamento, al sacrificio personale si devono aggiungere una grande capacità di adattamento e la fortuna della complementarietà di caratteri diversi. Uno yin e yang scritto su una pallina da tennis, due potenze distinte che si perfezionano nell’unità.


Questo è il caso di dire che l’unione fa la forza, la forza di andare avanti, di non accontentarsi, di non puntare solo al proprio miglior ranking ma a scalare una montagna, una fatica, una vittoria da condividere. Ma d’altronde si sa, la condivisione di una gioia ne moltiplica i frutti“, e assieme ad essi i trofei.

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