Emozioni, spettacolo, passione: semplicemente, Tour de France

Siamo italiani e il Giro d’Italia avrà sempre il primo posto nel nostro cuore e nei nostri pensieri: perché lì si passa dalle nostre città e dai nostri paesi, dalla grande pianura e dalle nostre colline, soprattutto dalle nostre montagne, appenniniche e alpine, con scenari che nessuno ci convincerà mai ne esistano di più belli.

Ma il Tour de France…è il Tour de France. Forse perché è nato prima, forse perché si tiene in un periodo estivo nel quale un maggior numero di persone può seguirlo in strada o davanti al televisore, forse perché vincere un Tour è il top, è la massima aspirazione di ogni giovane corridore: no, il fascino della corsa francese è ineguagliabile. Festa di popolo, come il Giro, festa delle città, francesi e non, dove ha la fortuna di passare, festa di tifosi e corridori, soprattutto nelle tappe pianeggianti, perché poi le tortuose strade dei Vosgi, l’afa dei Pirenei e le implacabili pendenze alpine spegneranno un po’ di entusiasmo tra gli atleti. Si ha la sensazione, quando si fa un Tour de France, di essere nel mito del ciclismo, come avviene solo forse per la Liegi-Bastogne-Liegi, non a caso soprannominata la Doyenne, la decana delle corse in linea. Il Tour è bicicletta ed eventi extraciclistici, corsa e spettacolo, passione dei tifosi che tocca livelli difficilmente eguagliabili: in attesa delle montagne, dove due ali di folla avvolgeranno letteralmente i campioni, tra bandiere d’Italia e Francia, d’Olanda e dei Paesi Baschi, godiamoci la pianura. Perché è spettacolo anch’esso, è uno spettacolo vedere la potenza di un Cavendish o di un Kittel, è uno spettacolo osservare i coraggiosi e mai banali tentativi di fuga (in particolare quelli di vere e potente locomotive come Jens Voigt e Fabian Cancellara); ed è uno spettacolo l’accoglienza che un paese sino a pochi anni fa poco “ciclistico” come l’Inghilterra ha riservato quest’oggi alla Grande Boucle.  Viva il Giro, ma anche viva il Tour de France.

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com