Golf
Golf, i dilemmi di Matteo Manassero: stagione (anonima) di transizione?
Nella settimana in cui Graeme McDowell ha centrato la prima vittoria stagionale in Francia, dopo sei mesi di poche e fioche luci e tante ombre, c’è chi continua a vagare nelle terre di nessuno al di qua delle Alpi. L’illusione del primo round faceva ben sperare, la ripresa appariva avviata, ma ben presto Matteo Manassero è tornato nei ranghi, come (purtroppo) ci ha abituato nell’ultimo anno con una continuità disarmante.
Eppure, da un punto di vista tecnico il fuoriclasse veronese (perché di fuoriclasse si tratta) non è così distante dal mondo di McDowell, giocatore solido e pressoché completo. A pesare in maniera considerevole, però, è il percorso intrapreso da Manny negli ultimi mesi, alla ricerca di una maggiore solidità soprattutto nel gioco lungo. Un itinerario tracciato con la consapevolezza di dover attraversare anche momenti bui come questi mesi del 2014 sull’European Tour, in cui il miglior piazzamento è stato un decimo posto al Volvo Golf Champions di gennaio. Da lì in poi, Manassero non si è spinto oltre una 28esima posizione in Spagna, piazzandosi spesso e volentieri nella pancia del gruppo e non riuscendo mai ad imprimere una svolta ai suoi tornei. Paradossalmente, finora la stagione del veronese ha avuto miglior fortuna oltreoceano, su quei campi statunitensi mai troppo digeriti né dal veronese né da Francesco Molinari. Il 12° posto all’Honda Classic e l’8° al Valspar Championship rappresentano i picchi più alti dell’annata di Matteo, che in quel frangente positivo sembrava aver trovato il bandolo della matassa anche per quanto riguardava la nuova attrezzatura. Speranze disilluse nel giro di qualche settimana, quando i risultati hanno riconsegnato un Manassero anonimo ed inconcludente, che ha toccato il punto più basso (si spera) nel BMW PGA Championship, quel torneo così brillantemente conquistato lo scorso anno e da cui è mestamente uscito a fine maggio.
Il segno tangibile di come i problemi, dal gioco lungo e dal drive, abbiano invaso l’intero bagaglio tecnico del 21enne di Negrar, chiamato ora a rimettere insieme i pezzi e ad uscire da un’evidente crisi di risultati, per tornare a dimostrare all’Italia e al mondo intero di essere ancora quel fenomeno che tutti ci invidiavano soltanto un anno fa. Con i predestinati, in genere, è solo questione di tempo…
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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com
Foto: Federgolf