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Golf: l’Open Championship dei Big Three e della rinascita di Edoardo Molinari

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Anche l’Italia ha i suoi Big Three. O meglio, li ha ritrovati dopo svariati incidenti di percorso negli ultimi due anni, che non hanno permesso a tutti di esprimere il proprio immenso potenziale. Perché del loro peso a livello mondiale, d’altronde, se n’era già accorta la platea internazionale del golf nelle passate stagioni. Solo il calvario di uno dei tre aveva interrotto temporaneamente l’epopea italiana più florida di sempre, ma un Open Championship a così forti tinte azzurre ha definitivamente riconsegnato al proscenio le tre gemme tricolori, tanto apprezzate quanto invidiate nel resto del mondo.

E come nei migliori lieti fine dei film, a ‘ricompattare’ il terzetto ci ha pensato chi, per due annate, non ha potuto competere sui livelli a cui ci aveva abituato nel 2010. Edoardo Molinari ha deciso di riscuotere al Royal Liverpool di Hoylake una parte del credito che vantava con il destino, spietato nel costringerlo a quasi due stagioni di stallo in seguito ad un doppio intervento chirurgico alla mano, con i tempi di recupero che ne conseguono. Dodo ha dovuto ricostruirsi uno swing, oltre a riacquistare passo dopo passo consapevolezza del proprio gioco. Un percorso inevitabilmente lungo e tortuoso, che lo ha visto crollare in 285esima posizione nel ranking mondiale e lo ha escluso dai tornei più importanti del mondo, a cui aveva naturalmente accesso prima della Via Crucis.

Un talento puro come quello del torinese, però, non poteva restare sopito per altro tempo ancora. Il 2014 ha lentamente riportato Edoardo su livelli che più si confacevano ai suoi standard di gioco, fino al mirabile secondo posto dell’Irish Open. La svolta è arrivata lì, in terra d’Irlanda, con cui è arrivata la qualificazione all’Open Championship. In mezzo qualche passaggio a vuoto, ma il vero obiettivo di Dodo era il British Open, era un Major, da cui ha dovuto astenersi forzatamente per due anni. E il ritorno non poteva essere più bello: miglior piazzamento in carriera in uno Slam, miglior risultato di un italiano dai tempi di Costantino Rocca e anche qualche rimpianto per un secondo round non all’altezza del precedente e dei seguenti. Rimpianti, però, che scivolano via, di fronte ad un settimo posto con cui Edoardo si è sentito probabilmente in Paradiso, dopo aver peregrinato per mesi nell’Inferno.ao e piazzamenti, nonostante il consueto difetto di steccare un round a caso, senza il quale potremmo probabilmente parlare di due fratelli nella Top 10 di un Major. Dobbiamo accontentarci di due Molinari tra i primi 15 e, seppur con un pizzico di amarezza per quello che poteva essere e non è stato, difficilmente tifosi ed appassionati italiani avrebbero potuto desiderare di meglio. Forse un Matteo Manassero più in alto in classifica, dopo 54 buche da protagonista? Il veronese sognava il podio o l’ingresso nei primi 5, ma i segnali lanciati dal 21enne fuoriclasse azzurro sono senz’altro positivi. Il lavoro svolto nel corso di questi mesi sta cominciando a dare i propri frutti e le ultime due settimane giocate da Manny ne sono la più evidente dimostrazione. Se Francesco Molinari attendeva il fratello alle porte del Paradiso, Manassero, di fatto, stava salendo gli ultimi scalini per giungervi. 

La tripla Top 20, però, sembra solo l’inizio. Chicco è lì da sempre, Manassero dovrà sistemare dei dettagli ma è pronto, Dodo sprizza talento e voglia di migliorarsi continuamente da tutti i pori. I Big Three sono tornati…

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: La voce del golf

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