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Golf, verso l’Open Championship: il Royal Liverpool, un percorso mai banale

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Per la 12esima volta nella storia, il Major più antico del mondo farà tappa ad Hoylake, al Royal Liverpool Golf Club, ad otto anni di distanza dall’ultima edizione. Un percorso creato nel 1869 ed entrato a far parte del mito del golf, come d’altronde succede a (quasi) tutti i links britannici, intrisi di fascino e tradizione per la loro storia secolare e le loro immani difficoltà.

Il Royal Liverpool, inoltre, è stato il palcoscenico di alcune importanti ‘prime volte’. Nel 1885 ospitò il primo Amateur Championship, ad oggi uno dei tornei dilettantistici più prestigiosi, mentre nel 1902 aprì le porte alla prima sfida tra inglesi e scozzesi. Il suo contributo allo sviluppo del gioco amatoriale fu decisamente più consistente rispetto alle attività degli altri club d’Inghilterra, tant’è che ad Hoylake Gran Bretagna & Irlanda e gli Stati Uniti diedero vita alla prima battaglia tra i loro migliori amatori, in quella che passerà poi agli annali come Walker Cup.

L’inizio della storia d’amore con l’Open Championship, invece, risale al 1897, anno in cui il percorso entrò a far parte della rota dei campi del torneo e lo ospitò con regolarità sino al 1967, quando l’argentino Roberto DeVicenzo firmò una storica vittoria per il golf sudamericano. Da quel momento, il Royal Liverpool scomparve temporaneamente dal calendario, per poi riapparire trentanove anni dopo, nel 2006. Da DeVicenzo a Tiger Woods, dall’uomo della storia argentina al golfista probabilmente più forte ed influente di ogni epoca. Un percorso, insomma, mai banale.

La Tigre, otto anni fa, vinse il British Open in condizioni tutt’altro che ‘inglesi’, ovvero all’asciutto e con scarso vento, l’opposto delle abituali condizioni meteorologiche sulle coste britanniche. Non a caso, lo score dello statunitense fu di -18, uno dei punteggi più bassi nella storia dei Major. E’ altresì vero che, rispetto a Muirfield e al Royal Lytham –  i percorsi 2013 e 2012 – il Royal Liverpool presenta minori difficoltà e quattro Par 5, differentemente dagli altri ‘colleghi’. Chi riuscirà a districarsi al meglio in questi ultimi, probabilmente, avrà concrete chance di fare quantomeno un torneo di alta classifica e, perché no, di abbassare notevolmente il proprio punteggio. Le buche da birdie, teoricamente, non mancheranno, ma negli Open Championship la teoria è spesso spazzata via dal vento, la vera variabile impazzita delle settimane sui links. Le previsioni indicano un vento moderato ma non eccessivamente intenso per almeno tre giornate su quattro, eccezion fatta per il venerdì, quando il vento potrebbe risultare un fattore importante. E su uno dei links maggiormente influenzati dalle condizioni climatiche, anche una sola giornata ventosa potrebbe stravolgere gli equilibri.

Hole Name Yards Par S.I. *
1 Royal 457 4 6
2 Stand 456 4 10
3 Course 429 4 5
4 Road 372 4 13
5 Long 535 5 11
6 New 202 3 7
7 Telegraph 483 4 1
8 Briars 433 4 9
9 Dowie 198 3 15
OUT 3565 35 OUT
10 Far 534 5 17
11 Punch Bowl 393 4 3
12 Dee 448 4 8
13 Alps 198 3 14
14 Hilbre 456 4 4
15 Rushes 161 3 16
16 Field 576 5 18
17 Lake 459 4 2
18 Dun 560 5 12
IN 3785 37 IN
TOTAL 7350 72

* indice di difficoltà della buca, dove 18 indica la buca più facile e 1 la buca più difficile

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: golfclubatlas.com

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