Calcio

Mondiali Brasile 2014: la “sfida inutile” vale il bronzo

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Le parole non sono del sottoscritto, ma di Louis Van Gaal. E’ stato infatti il tecnico olandese stesso a criticare la finale per il terzo posto del Mondiale – in programma questa sera alle 22 – definendola una “sfida inutile“. E infatti tale rischia di diventare, seppur con la ghiotta possibilità per gli oranje di camminare sopra le macerie di un Brasile scosso psicologicamente e trafitto nell’orgoglio dopo il 7-1 della Germania. La verità, tuttavia, è che del bronzo ad un Mondiale non se ne ricorda nessuno.

La partita va però giocata e l’obiettivo è comune. Spazio, quindi, alle migliori formazioni possibili – magari facendo giocare chi è sceso in campo meno – per salire sul podio. Al popolo verdeoro mancheranno il sorriso e il calore del pubblico che ha accompagnato tutte le partite dall’esordio con la Croazia ai primi venti minuti con la Germania. Lì qualcosa si è rotto tra squadra e tifosi e il successore di Felipe Scolari non avrà vita semplice nel ricostruire il rapporto. Il Mondiale di casa era un obiettivo da non fallire, la squadra – seppur molto criticata – godeva di ottime individualità e una compattezza notevole soprattutto in difesa. Ma le assenze di Thiago Silva e Neymar in semifinale, e un Fred non più ai livelli del 2013, hanno giocato un ruolo decisivo a cui si è aggiunta la mazzata morale di veder entrare i tedeschi in porta con la palla. E i sette gol sono arrivati come logica conseguenza di una squadra non scarsa, ma semplicemente assente con la testa in quel match.

Spazio dunque ad un’Olanda favorita per chiudere terza, con le magie di Robben e Sneijder che non sono servite in una scialba semifinale che ha premiato l’Argentina solo dal dischetto. Ma a Van Gaal, che tra poche settimane si siederà sulla panchina del Manchester United, va riconosciuto il merito di essere arrivato ad un punto a cui pochi avrebbero scommesso. Una difesa uscita a pezzi da Euro 2012 e capace di maturare tecnicamente e tatticamente in sole due stagioni, un centrocampo che si è ben disimpegnato pur senza l’infortunato Strootman e il solito attacco pauroso. Il 5-1 alla Spagna resterà nella storia, il cambio Cillisen-Krul contro la Costa Rica anche. Ora c’è la possibilità di ricavare qualcosa di utile da una sfida apparentemente priva di ciò. E il Brasile, dimenticato da tutti, rischia un’altra lezione.

 

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