Olimpiadi 2018: anche la Corea del Sud ha qualche problema

Organizzare i Giochi Olimpici in un’era nella quale non solo l’economia mondiale vive un periodo tutt’altro che florido, ma dove viene messa in dubbio la persistenza stessa del sistema capitalista come lo conosciamo, non è per niente facile. Lo sa bene il Brasile, che sta facendo i salti mortali per rispettare le scadenze in vista di Rio 2016, ma lo sa anche la Corea del Sud, già in marcia verso le Olimpiadi invernali che si svolgeranno a Pyeongchang nel 2018.

La vicinanza della scadenza, la concomitanza con i Mondiali di calcio di Brasile 2014, i pregiudizi sui Paesi latinoamericani e la percezione del Brasile stesso, nonostante i grandi passi in avanti dell’ultimo ventennio, come Paese del cosiddetto “Terzo Mondo”, hanno portato i mass-media a focalizzarsi soprattutto su quelli che potranno essere i ritardi ed i disagi in vista dell’appuntamento a cinque cerchi che si terrà tra poco più di due anni. Dall’altro lato, la Corea del Sud, un Paese considerato come economicamente sviluppato e facente parte del continente che meglio di ogni altro ha resistito alla crisi economica, sembra destare maggior fiducia negli osservatori e nell’opinione pubblica.

Nonostante questo, pare che anche i sudcoreani stiano incontrando qualche difficoltà, tanto da spingere i due massimi dirigenti del comitato organizzatore, il POCOG, a rassegnare le dimissioni. Prima ci ha pensato il vicepresidente e segretario generale Moon Dong-Hoo, mentre Lunedì è arrivata anche la rinuncia del numero uno Kim Jin-Sun, in carica dal 2011: “Pyeongchang 2018 è ad un punto di svolta che necessita di più precisione nella pianificazione e nell’esecuzione. Bisogna trovare una nuova direzione ed un sistema più forte per condurre a buon fine tutti i progetti. Ecco perché lascio il mio posto”, ha spiegato. Evidentemente neanche per la Corea del Sud l’organizzazione di un tale evento è qualcosa di semplice.

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Immagine: Team Movistar (sito ufficiale)

giulio.chinappi@olimpiazzurra.com