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Ciclismo

Tour de France 2014: il coraggio del Rosso di Buja

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Nel giorno in cui un brillante scalatore come Rafal Majka centra il più bel successo della giovane carriera e Vincenzo Nibali rifila un’altra stoccata ai rivali per la classifica generale, avvicinando di un altro piccolo grande passo quel podio sui Campi Elisi, la nostra attenzione è attratta da un ragazzo che difficilmente finisce in prima pagina: Alessandro De Marchi.

Capelli rossi, maglia verde Cannondale, orgogliosissime origini friulane, De Marchi è uno di quei ragazzi che interpretano al meglio l’essenza del ciclismo, fatta non necessariamente di successi e trionfi in montagna e in volata, ma principalmente di tirate in testa al gruppo, di borracce passate ai compagni, di fughe talvolta improbabili e altre rare volte vincenti. Classe 1986, Alessandro è professionista dal 2011, dopo un’esperienza da stagista con l’Androni nell’autunno 2010: sinora ha alzato le braccia al cielo una sola volta, a Risoul nel Giro del Delfinato 2013. E per onorare al meglio quel successo, oggi, con il Tour de France che terminava proprio a Risoul, era ovviamente davanti, nella fuga buona: davanti sul Lautaret, davanti sull’Izoard, insuperabile nel fare fatica su montagne leggendarie.

Ma Alessandro era davanti anche ieri, prima di essere riassorbito dalla furia di Nibali, ed era davanti anche a Mulhouse, con la sfortuna di trovarsi un certo Tony Martin come compagno d’avventura. E quando non è davanti alla corsa, il Rosso di Buja è davanti al gruppo: in questo, ha in squadra un grandissimo maestro come Alan Marangoni, più esperto di lui di un paio d’anni, uno di quei Gregari con la G maiuscola che si sobbarcano una fatica doppia pur di mettere il proprio capitano nelle migliori condizioni possibili.

Tira, De Marchi, tira; porta borracce, passa ruote, attacca con coraggio e follia, resta da solo, sfiora imprese, si rimette al lavoro per i compagni. Prima o poi, però, tornerà il momento di alzare le braccia al cielo e di gioire per un successo personale, magari sempre in Francia, ma in una corsa di tre settimane e non nel dignitosissimo Delfinato.

foto: pagina FB Alessandro De Marchi

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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