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Ciclismo

Tour de France 2014: la corsa delle cadute e del dolore. Talansky eroico

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Abbiamo tutti ancora negli occhi le immagini dei ritiri di Chris Froome e Alberto Contador: due favoritissimi per conquistare il successo finale al Tour de France 2014 costretti a ritirarsi, letteralmente, con le ossa rotta. Nonostante gli infortuni, però, entrambi hanno provato a continuare per onorare la corsa anche in condizioni critiche.

Nonostante avesse una mano e un polso fratturati, Chris Froome ha deciso di prendere parte alla quinta tappa, ricca di tratti di strada in pavè che sollecitano in maniera devastante gli arti superiori. Purtroppo l’inglese è incappato in due cadute ancor prima di entrare nelle fasi calde della corsa a causa della scarsa sensibilità in entrambe le mani. Alberto Contador, invece, ha alzato bandiera bianca nella prima vera tappa di montagna. Una caduta banale, in discesa, forse per colpa di una buca. Risultato? Frattura di una tibia. Nonostante questo il Pistolero di Pinto è rimontato sul suo mezzo, provando anche a rientrare in gruppo prima di decidere di salire in ammiraglia dopo 15 chilometri di sofferenza.

È evidente che, se non son composti di un materiale diverso dagli esseri umani comuni, i corridori sono provvisti di una tempra che a volte sembra superiore all’umana concezione. L’ennesima prova, in questo Tour, l’abbiamo avuta oggi, con Andrew Talansky. Il corridore della Garmin si è staccato a quasi 100 chilometri dalla conclusione perchè non in grado di tenere il ritmo del gruppo in pianura a causa dei dolori fisici accumulati nella prima settimana di corsa dopo due rovinose cadute.

In difficoltà a stare in bicicletta, lo statunitense ha perso sempre più terreno nei confronti del gruppo, abbandonato anche dai compagni di squadra. Scivolato a quasi 10′, il dolore l’ha addirittura spinto a scendere dalla bicicletta, portandolo vicinissimo al ritiro. Nonostante tutto, Talasnky è risalito in bicicletta, provando a vincere contro il dolore e l’incubo del tempo massimo incombente su di lui. Un ritmo costante, la mente concentrata sulle sensazioni derivanti dal proprio fisico. Testa bassa e pedalare, macinando chilometri dopo chilometri, anteponendo la volontà di arrivare al traguardo con le proprie gambe a quella di ritirarsi e dire ‘basta’.

Sul traguardo di Oyonnax Andrew è arrivato con oltre 32′ di ritardo, salutato dal boato della folla, sempre vicina ad imprese di questo tipo, sempre pronta ad immedesimarsi in un uomo comune che prova a spingere un po’ più in là i limiti umani. Senza imprese galattiche sulle grandi montagne, il ciclismo si dimostra ancora una volta materiale straordinario per l’epica di persone comuni, capaci di diventare eroi anche solo per un giorno, capaci di correre in condizioni estreme, ben oltre il limite della sopportazione. Anche quando non vincono e arrivare al traguardo all’interno del tempo massimo è il vero successo di giornata. Come è capitato oggi. Grazie, Andrew Talansky.

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Foto: © Jonathan Potter Flickr

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