Ciclismo

Tour de France 2014: promossi e bocciati dopo dieci tappe

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Siamo giunti finalmente (non tanto per noi che lo stiamo seguendo da casa, ma sicuramente per i corridori) al primo giorno di riposo del Tour de France 2014. E’ arrivato il momento dei bilanci: ecco il borsino con i promossi e i bocciati di questa prima metà di Tour.

Promossi

Vincenzo Nibali: due vittorie e due podi di tappa, per otto giorni la Maglia Gialla, un paio di dimostrazioni di forza impressionanti e il ruolo di favorito numero uno della Grande Boucle. Inimmaginabile tutto ciò dopo le prime dieci tappe alla vigilia.

Marcel Kittel: insieme a Nibali è lo sprinter tedesco a prendersi tutta la scena con i suoi tre successi di tappa in volata e la Maglia Gialla indossata il primo giorno.

Tony Martin: campione del mondo a cronometro, sì, ma non solo: negli ultimi due giorni l’abbiamo visto in tutti i campi possibili e immaginabili. Domenica all’attacco in montagna in solitaria si è preso vittoria e Maglia a Pois, ieri ha provato a far saltare il banco insieme al suo capitano Kwiatkowski (trainandolo per oltre 100km da solo al vento) e se non fosse stato per il polacco ci sarebbe riuscito eccome. Strepitoso.

Andre Greipel: se non fosse stato per la vittoria di Reims ora staremmo parlando di un Greipel deludente, ma il campione tedesco si è andato a prendere un grandissimo successo in volata sovvertendo il pronostico che dava come grande favorito il suo connazionale Kittel. Ieri poi abbiamo scoperto anche un Greipel in versione gregario a tirare per la Maglia Gialla Gallopin (anche lui ampiamente promosso: diversi piazzamenti, un giorno in Maglia Gialla e il quinto posto parziale).

Matteo Trentin: partito con i gradi di gregario il trentino strada facendo si è conquistato la fiducia del team che gli ha affidato lo sprint di Nancy. Trentin non aspettava altro e non ha deluso compagni e direttori sportivi battendo in volata al fotofinish Sagan.

AG2R: davvero uno squadrone! Non è un azzardo dire che per costanza di risultati sono i più forti dell’intero World Tour, pur non disponendo di fenomeni e di fondi come le squadre più titolate. Non solo la strepitosa vittoria di Kadri: Montaguti quinto a Mulhouse, Bardet e Peraud in piena lotta per il podio in classifica generale (Bardet anche leader della Maglia Bianca), un Doumulin sempre piazzato negli sprint e per concludere la leadership della classifica per team.

Lars Boom: in una Belkin che sembra un po’ spaesata e mai protagonista in questo Tour ci ha pensato il passistone olandese che nella tappa del pavé ha messo in mostra tutte le sue doti nel guidare la bicicletta sulle pietre volando con un assolo sul traguardo.

Bocciati

Andrew Talansky: se per Froome e Contador si può parlare di sfortuna, per l’americano che veniva al Tour dalla splendida vittoria del Giro del Delfinato e con molte ambizioni per il podio, no. Ogni volta che nel gruppo di testa c’è una caduta, il capitano della Garmin-Sharp è sempre a terra. Il distacco dai primi ormai supera i 10′, nella seconda parte del Tour potrà concentrarsi solo su vittorie parziali.

Jurgen Van Den Broeck: il belga voleva provare a salire sul podio, obiettivo che sembra ormai irraggiungibile, non tanto per i quattro minuti che lo dividono da Nibali (sono solo due quelli dal terzo posto di Valverde), bensì dalle sensazioni che abbiamo quando lo vediamo in salita: è sempre tra i primi a staccarsi, mai una volta che si faccia vedere nelle prime posizioni.

Michal Kwiatkowski: l’Omega Pharma Quickstep ha provato in questo Tour ad affidare le chiavi della squadra al polacco per le salite, ma l’esperimento per ora è nettamente fallito. Sempre staccato: addirittura oggi ci prova da lontano, si fa staccare dai compagni di fuga e raggiunto da Nibali e company perde altri minuti. E’ ancora giovane, magari in futuro ci riuscirà a far classifica, ma per ora deve accontentarsi delle classiche.

Peter Sagan: lo slovacco non è bocciato completamente, diciamo più rimandato. Ha dell’incredibile la sua costanza di risultati (addirittura 7 volte nella top-5 nei primi 7 giorni in 7 percorsi tutti diversi), ancora più incredibile il fatto che abbia già in tasca la Maglia Verde a metà Tour, ma non è possibile che un fenomeno del suo calibro non riesca ad ottenere neanche un successo di tappa. Da cambiare totalmente la tattica di corsa.

Trek Factory Racing: non si sono mai visti. Errore quello di puntare sui fratelli Schleck, anche se Andy è stato sfortunato e si è ritirato per una caduta (Frank invece inquadrato dalle telecamere solo quando si sta staccando dal gruppo e ne è la conferma la 25ma piazza in generale a 12 minuti da Nibali). Colui che poteva essere l’alternativa, Zubeldia, invece è naufragato in questi giorni su Vosgi ed ora è 20mo in classifica. Neanche le tappe hanno salvato la causa: Cancellara si è visto un paio di volte, ma senza attacchi convicenti, inesistenti gli altri.

Bauke Mollema: si era già capito da Arenberg che la Belkin non avrebbe puntato molto sul suo capitano. Mentre tutti gli uomini di classifica erano accerchiati dai propri gregari Mollema è stato lasciato solo da Vanmarcke e Boom, nell’intento (poi riuscito) di conquistare la tappa. Arrivate le prime salite subito ha ceduto il passo: per ora è decimo, a 4 minuti da Nibali, ma il podio sembra un’utopia.

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Foto: Twitter Tour de France

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