Ciclismo
Tour de France 2014: Vincenzo Nibali, un DNA da vincente
In quel sopranome, Lo Squalo dello Stretto, vengono racchiusi in un colpo solo le sue origini e le sue qualità: siciliano, anzi messinese e fiero di esserlo, e sempre all’attacco, con grinta, cuore, coraggio. Anche perché Vincenzo Nibali, sin dalle categorie giovanili, si era reso conto di non poter competere in caso di arrivo di gruppo o anche con tre-quattro altri corridori: per vincere doveva attaccare, in salita, in pianura e perché no anche in discesa, e arrivare in solitaria. Così ha costruito le sue fortune e grazie a questo stile tra poche ore potrà festeggiare la conquista del Tour de France 2014.
Troppo spesso, celebrando un campione, si dice che è “un predestinato”, termine usato ed abusato: difficile tuttavia trovare una definizione diversa per un ragazzo che già tra gli Allievi e gli Juniores macinava successi col medesimo marchio di fabbrica, per imporsi all’attenzione del grande pubblico con le due medaglie iridate di bronzo a cronometro nel 2002 e nel 2004 tra Juniores ed Under 23. Il debutto tra i professionisti avviene con la Fassa Bortolo dell’impareggiabile Giancarlo Ferretti nel 2005, 21 anni non ancora compiuti: il tempo di ambientarsi e giungono subito piazzamenti importanti al Giro di Svizzera e alla Milano-Torino.
Proprio in quel periodo si parla del “duo siciliano”, composto da Vincenzo e Giovanni Visconti, destinato a costituire il ricambio generazionale del ciclismo azzurro: Giovanni inizia a vincere tra il 2006 e il 2007, quando porta a casa due edizioni della Coppa Sabatini e il primo dei tre titoli nazionali; nello stesso periodo si sblocca anche il messinese, che in maglia Liquigas si impone in un tappa della Coppi&Bartali, al GP Ouest France, in due frazioni del Giro di Slovenia, al Giro di Toscana e al GP Industria&Artigianato. Nel 2008, però, Vincenzo fa un ulteriore passo in avanti: trionfa al Giro del Trentino e chiude all’undicesimo posto un Giro d’Italia corso in appoggio a Franco Pellizotti.
Nel 2009 gli squilli sono Appennino e Camaiore, ma c’è quel settimo posto finale al Tour de France che la consacra definitivamente come uomo da grandi corse a tappe; l’anno dopo, infatti, è il momento del primo podio al Giro (3°) dove vince anche una tappa e del trionfo alla Vuelta, oltre che al Giro di Slovenia, al Trofeo Melinda e al Tour de San Luis. 2011: sua la cronoscalata del Nevegal al Giro d’Italia, secondo posto finale dietro a Michele Scarponi in seguito alla squalifica di Alberto Contador.
Nel 2012, dopo aver vinto Tirreno-Adriatico e Il Padania, ecco l’agognato podio al Tour de France: terzo, preceduto solamente dagli inarrivabili Sky, in un anno in cui sfiora il successo persino alla Milano-Sanremo. Vincenzo è ormai un campione vero: l’anno scorso, bis alla Tirreno-Adriatico, vittoria al Giro d’Italia con due tappe e doppietta alla Vuelta persa solamente nel finale per mano dell’incredibile Chris Horner, senza contare l’orgoglioso Mondiale fiorentino in cui solo tanta sfortuna lo priva di una medaglia.
E si arriva a quest’anno, quando tutti si chiedono “dov’è Nibali? Perché non corre? Cosa fa?”: ecco le risposte. Preparazione mirata, obiettivo centrato: forma in crescita mese dopo mese, stupendo assolo al campionato nazionale sulle strade del Melinda, un Tour de France dominato e la tripla corona, ovvero i successi nelle tre principali corsa a tappe, che è ora realtà, secondo italiano ad esserci riuscito dopo Gimondi. Grazie, Vincenzo.
Foto: Twitter Vincenzo Nibali
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com