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Atletica, Europei 2014 – Italia, le pagelle della quarta giornata: Panterita show; Marani e Del Buono, wow!

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Finalmente l’Italia si è svegliata nella quarta giornata agli Europei di Zurigo ed è davvero stata bellissima con un oro, due quinti posti, due settimi posti, due finali (più una) acciuffate. Era ora: così siamo davvero soddisfatti. Di seguito le pagelle a tutti gli azzurri scese in pista a Ferragosto.

 

LIBANIA GRENOT: 10. Panterita, ti amiamo! Ha regalato una magia all’Italia, prendendosi tutte le responsabilità e il peso di una Nazione a secco. I suoi 400m sono emozionanti per come sono stati condotti, sempre all’attacco, superando in pista tutte le avversarie per la vittoria: infilzate e svernicate, una a una, l’ucraina Zmelyak, la grande Ohuruogu, la spagnola Terrero. Palpitanti 300 metri, poi i denti stretti sul rettilineo finale. CAMPIONESSA D’EUROPA.

 

FEDERICA DEL BUONO: 9. Che ragazza! Che intelligenza tattica, che umiltà e che autocritica. In molti dovrebbero imparare dal suo atteggiamento. La veneta corre la finale dei 1500m con assoluta personalità, spalleggiando con tutte le grandi d’Europa. Hassan e Aregawi sono davvero inarrivabili, ma lei non si tira indietro rispetto alla Weightman e alla polacca, chiudendo a un eccellente quinto posto con nuovo personale di 4:07.49, tirando giù sette centesimi rispetto alla prestazione del 1° luglio con cui aveva ottenuto il minimo per gli Europei. La 19enne ha davvero un futuro radioso davanti a sé.

 

DIEGO MARANI: 8,5. Applausi! Combatte in una finale difficilissima dei 200 metri, dopo Gemili scende sotto i 20’’ e Lemaitre diventa l’uomo più medagliato di tutti i tempi. Prima parte eccellente, poi un finale non superlativo e un po’ appesantito (ma assolutamente soddisfacente) che gli consente di chiudere al quinto posto in un bel 20.43. Un gran tempo visto che si è preso 1.6 m/s di vento in faccia: in condizioni migliori avrebbe sicuramente migliorato il suo personale della semifinale (20.36) e magari superato il 20.28 di Howe, diventando il secondo italiano più veloce di sempre dopo il mito Mennea.

 

GIANMARCO TAMBERI e MARCO FASSINOTTI: 7. Come la loro posizione nella finale del salto in alto. Entrambi superano 2.26 al secondo tentativo, su una pedana bagnata e che non ha permesso cose eccelse. Il marchigiano si ritrova, realizza lo stagionale e trova la miglior prestazione (anche dal punto di vista tecnico) dell’ultimo anno e mezzo, lasciandosi alle spalle l’infortunio che lo ha bloccato a lungo. Il piemontese convince. Certo, visto che si è preso il bronzo con 2.30 una po’ di amarezza (almeno da parte nostra) ci può stare…

 

MARCO DE LUCA: 7. Come la posizione che ha conquistato nella 50km di marcia, a termine di una gara molto intelligente. La condotta tattica è stata eccellente: accorto nella prima parte, sempre intorno alla 12esima posizione, poi col il passare dei chilometri e della stanchezza ha adottato un passo da recupero su alcuni dei big che lo precedevano. 3h45, personale abbattuto, due punti portati in cascina per l’Italia, terzo piazzamento tra gli otto agli Europei e raggiunto l’obiettivo della vigilia.

 

ALESSIA TROST: 6,5. Imballata nella prima parte, commette due brutti errori a 1.80 e 1.85, lasciandoci presagire il peggio. Poi, però, la friulana accende la lampadina e ci regala un lampo della Campionessa che è. Con pedana bagnata supera 1.89 al primo tentativo con una tecnica che sembra vicina a quella dei giorni migliori. La rabbia mostrata dopo l’atterraggio esprime la felicità per essersi finalmente ritrovata. Se fosse quella dei giorni migliori, senza quell’infortunio invernale, sarebbe qui a lottare per le medaglie (addirittura per l’oro). Vedremo se la 21enne ci regalerà una magia domenica pomeriggio.

 

CHIARA ROSA: 6-. La finale era un pro forma per un’atleta del suo livello: su 16 partecipanti (alcune modeste) 12 accedevano all’atto conclusivo. Sbriga la pratica con qualche patema iniziale (13esima al termine del primo giro di lanci), ma a sua scusante il fastidioso dolore alla mano. La misura non è eccezionale (16.76), ma la pedana bagnata le impedisce di esprimere al meglio la sua tecnica.

VALENTINA ANIBALLI: 6. Ha sostanzialmente fatto il suo (anche se sicuramente poteva esprimersi meglio). Il suo disco termina a 53.60 e rimane fuori dalla finale per soli 22 centimetri. Che peccato.

 

TEODORICO CAPORASO e JEAN-JACQUES NKOULOUKIDI: 4. Non si comportano bene gli altri due marciatori azzurri che fanno gara nella retrovie, chiudendo al limitare delle quattro ore e in posizioni di rincalzo (21esimo, 3h58:23; 23esimo, 4h01:12).

VALERIA ROFFINO: 3. Non ci siamo proprio. Tanti errori alla riviera e su alcuni ostacoli. Le semifinali dei 3000m siepi la vedono troppo lontana anche dai suoi migliori tempi: 10:07.58 per una ragazza che può scendere sotto i 10’ è davvero troppo.

MOHAD SHEIK ABDIKADAR: 3. Molto male. Delude amaramente nelle batterie dei 1500m, chiudendo distaccatissimo in 3:46.07, non sfruttando dei passaggi che gli avrebbero consentito quantomeno di realizzare il personale.

EMANUELE CATANIA: 2. 26esimo su 30 partecipanti nelle qualificazioni del lungo, eliminato con un mesto 7.31.

STEFANO TREMIGLIOZZI: 0. Due nulli e un 4.77 nelle qualificazioni del salto in lungo. Un’altra controprestazione dopo quella in Coppa Europa.

SOUFIANE EL KABBOURI: S.V. Sospendiamo il giudizio. Non ci ha convinto nelle batterie dei 1500m, poi cade per un contatto. I giudici ravvisano la colpevolezza di un austriaco e ammettono l’azzurro alla finale. Vedremo.

 

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