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Atletica, Europei 2014 – Italia, le pagelle della terza giornata: super Marani, addio Gibilisco, flop Donato

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Terza giornata di gare a Zurigo (Svizzera) dove si stanno svolgendo gli Europei 2014 di atletica leggera. Diamo le nostre consuete pagelle agli azzurri. Clicca qui per la cronaca della serata e tutti i risultati.

 

GIUSEPPE GIBILISCO: 10. Alla carriera. A uno degli uomini che più ha dato alla nostra atletica, regalandoci un decennio (abbondante) di spettacolo e che ieri ha annunciato il proprio ritiro dall’agonismo. Campione del Mondo 2003 nella magica notte di Saint Denis, quando volò a quota 5.90 (Record Nazionale) sotto una serie infinita di flash passata alla storia. Lui, ultimo atleta a regalare all’Italia un titolo iridato (e chissà quanto altro tempo deve passare). Lui, capace di mettersi al collo anche il bronzo olimpico ad Atene 2004. Sulla cresta dell’onda fino all’anno scorso, quando trionfò ai Giochi del Mediterraneo.

La chiusura della carriera è però molto brutta (da 4 in pagella): eliminato dagli Europei addirittura senza misura, come già successo ai Mondiali 2013, senza riuscire a superare un modesto 5.40.

 

DIEGO MARANI: 8. Favoloso! Il 24enne si inventa un numero davvero inatteso. Nella semifinale dei 200m tiene il passo del favorito Christophe Lemaitre e completa la prova in un superlativo 20.36, diventando così il terzo perfomer italiano di tutti i tempi! Meglio di lui solo il mito Pietro Mennea (19.72, ancora oggi record europeo) e Andrew Howe (20.28). Davvero tanti applausi e ora c’è una finale da onorare al meglio: con quel tempo si può lottare per il bronzo. Staremo a vedere.

NICOLA VIZZONI: 8. Eterno. A 40 anni suonati il nostro capitano non delude. Mai. Chiedigli di entrare in finale e lui lo fa, con regolare puntualità. Sempre. Quando la maglia azzurra chiama e l’occasione internazionale è importante, il toscano entra tra i migliori 12 con grande costanza. Il suo martello vola a 74.26, a livello assoluto non una grandissima misura ma cosa possiamo volere di più dal nostro Vizzo?

 

FABRIZIO DONATO: 5. L’Italia si era aggrappata a lui, sperando in una medaglia. Le sensazioni non erano buone dopo la qualificazione e si sono dimostrate tale. Il bronzo olimpico non è mai riuscito a infilare un salto convincente, degno del suo blasone e del suo talento.

La condizione fisica non era al top, ci ha provato, ma anche il gesto tecnico in sé ha lasciato a desiderare: non bene l’ingresso, chiusure solamente accennate. L’amarezza è ancora maggiore perché una medaglia era assoluta alla sua portata: l’argento con 17.09, misura che il Donato dei bei giorni si sarebbe mangiato. Anzi avrebbe pure lottato per l’oro, andato a un ottimo Compaoré con 17.46, eccellente misura ma con cui il laziale se la sarebbe potuta giocare.

 

ELEONORA GIORGI: 7-. Ci ha provato, ma la condizione fisica si è dimostrata non perfetta, come già aveva preannunciato più volte. La brianzola ottiene la gara che si aspettava: ritmo blando per la prima metà di gara, poi accelerazione costante fino al quindicesimo chilometro.

La sparata secca della vincitrice Alembekova, però, le ha segato le gambe nel giro di 300 metri. Ha provato a tenere il passo del trio medagliato, ma purtroppo la benzina era quasi al lumicino. Il quinto posto finale è buono guardando il semplice risultato, ma la Giorgi era una donna da medaglia ed è lei stessa la prima a essere amareggiata. Quinta in Coppa del Mondo, Record Italiano, due mesi fa era tra le favorite per il successo di Zurigo, poi l’infortunio ha spento le speranze.

 

ANTONELLA PALMISANO: 7-. Anche per lei tanta amarezza al termine della 20km di marcia. Accoglie con distacco il settimo posto finale, ma si aspettava sicuramente qualcosa in più. Ci è piaciuta la sua condotta di gara molto baldanzosa e volitiva che l’ha portata a tenere il comando del gruppo di testa per la prima metà di gara. Poi sono salite in cattedra Olyanovska e Drahotova, ha lasciato fare pur mantenendosi nel gruppo di testa, prima di faticare negli ultimi tre chilometri. La tecnica è sicuramente migliorata, i margini sono notevoli.

 

YADISLEIDY PEDROSO: 6,5. Un bel passo in avanti rispetto all’opaca batteria e l’italo-cubana conquista l’accesso alla finale dei 400m ostacoli. Era nei nostri pronostici, per il turno eliminatorio ci aveva un po’ sconfortato. Oggi la primatista italiana si riprende bene in semifinale, corre una buona prima parte di gara, sbagliando poco lo scavalcamento degli ostacoli e chiude in 56.07. Questo è il tempo più alto tra le ammesse all’atto conclusivo. Se ritrovassimo la Yadis del Record Italiano (54.54 nella primavera 2013) si potrebbe anche lottare per le medaglie, ma la vediamo difficile.

 

ESEOSA DESALU: 7. Se l’è proprio meritato questo bel voto. Il nostro Faustino realizza un autentico numero in batteria, tanto che la sua prestazione ha rilievo pure sui media stranieri. Tiene il passo del grande Desalu per 150m con una pennellata di curva favolosa e un’accelerazione da urlo, che lo porta a chiudere con un bellissimo 20.55 alle spalle del britannico favorito per l’oro.

In semifinale è davvero scarico e non riesce a ripetersi, ma questa prestazione non è conteggiata nel nostro voto complessivo.

 

FEDERICA CURIAZZI: 6. Realizza il suo obiettivo: migliorare il personale (1h35:59, ottenuto in Coppa del Mondo a maggio) e festeggia al meglio il suo 22esimo compleanno con 1h35:48. Poteva sicuramente abbassare ulteriormente il suo tempo, ma difficile chiederle qualcosa più di questa prestazione.

MARZIA CARAVELLI: 6+. Il suo percorso sui 200 metri può ritenersi soddisfacente: 23.27 in batteria, 23.23 in semifinale a soli 6 centesimi dal personale. Un’altra buona prestazione dopo la semifinale (non al top) dei sui 110m ostacoli.

IRENE SIRAGUSA: 5. Ride ed esulta come una pazza in zona mista quando scopre di essere arrivata settima e non ottava nella sua serie, causa caduta di un’avversaria: non è un bell’atteggiamento. Realizza 23.50 nella sua semifinale, migliorando comunque il 23.61 della batteria.

MARTINA AMIDEI: 5,5. Giornata lineare sui 200 metri: 23.64, 23.61 in semifinale. Passa comunque un turno.

ENRICO DEMONTE: 4. Esce mestamente in semifinale con un alto 20.90, in linea con quanto visto in stagione.

 

YURI FLORIANI: 4,5. Finale ampiamente al di sotto delle sue potenzialità. Le gambe, per sua stessa ammissione, non hanno girato al massimo. Il 12esimo posto (o 13esimo, dipende dalla squalifica o meno di Mekhissi-Benabbad) in un alto 8:44.51 non è certamente il risultato che ci aspettavano dal trentino. Bene comunque aver raggiunto la finale, sempre con discrezione e professionalità.

PAOLO DAL MOLIN: 4. Troppi gli ostacoli abbattuti dal piemontese. Veramente eccellente l’uscita dai blocchi di partenza (svernicia pure i big medagliati), ma poi la sua semifinale è infarcita di errori tecnici sulle barriere. C’è molto da rivedere.

NORBERT BONVECCHIO: 3. Cos’è successo? La più brutta prestazione stagionale nell’occasione più importante! L’uomo capace di sfondare il muro degli 80 metri in Coppa Europa si spegne letteralmente a Zurigo, non riuscendo mai a superare la fettuccia dei 70 metri con il suo giavellotto. Così proprio non va.

FABRIZIO SCHEMBRI: 3. Non è mai stato dentro alla finale del salto triplo: mediocre 16.02, dodicesimo posto. Irriconoscibile.

1 Commento

  1. alebi

    15 Agosto 2014 at 09:09

    Insufficienti Schembri e Donato, non tanto per le posizioni ma per le misure figlie di brutta tecnica. Da due uomini di esperienza come loro non me lo sarei mai aspettato e gli acciacchi non devono centrare proprio un piffero quando a sbagliare sono questi aspetti.

    Malissimo Floriani. Non capisco perchè si alleni per correre solo una semifinale. Ormai è un film già visto, molto buona la semi, pessima la finale. Ma gli atleti italiani del mezzofondo lo sanno che ai campionati si corrono gare su più turni? O il loro obiettivo è sempre e solo il passaggio del turno?

    Malissimo Bonvecchio. Tutti i giavellottisti esperti hanno parlato di una pedana dura, che non restituisce elasticità in rincorsa… Potrebbe essere che non aveva l’esperienza per sapersi adattare, ma bisogna crescere e saper superare queste difficoltà.

    Decenti le velociste ma quando si hanno personali così alti e si è in buona condizione si dovrebbero tirare giù dei decimi. Stiamo parlando di tempi tuttaltro che fantascientifici… guardando i tempi sui 100 bisognava almeno scendere sotto i 23.30… Caravelli che si dimostra la migliore, il che fa pensare. Bravissimo Desalu, ha sparato tutto in batteria ed era ovvio che non ne potesse avere per la semi. Preferisco di gran lunga che abbia fatto il tempone piuttosto che essere uscito correndo due gare anonime (come Demonte).

    Dal Molin ci ha provato, infatti ha fatto una partenza grandiosa… Ma questo gli ha sballato tutta la ritmica. La mancanza di gare in stagione purtroppo ti porta a non trovare il giusto equilibrio. Campionato comunque sotto le aspettative per lui.

    Concordo su Gibilisco, grazie per le splendide emozioni. Però negli ultimi anni probabilmente ha affrontato le competizioni con una sorta di appagamento, senza fame o con la decisione giusta. E purtroppo anche questo non si può scordare.

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