Atletica

Atletica, Europei 2014 – Una competizione simbolo della nuova Europa multietnica

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I Campionati Europei di atletica sono forse la manifestazione che meglio di ogni altra mostra il volto dell’Europa degli anni 2000, un’Europa multietnica nella quale popoli e culture sono mescolate, anche se non sempre in modo armonico. Quasi tutte le delegazioni presenti allineeranno atleti con origini straniere, sia provenienti da altri Paesi europei che da altri continenti. All’interno di questo vasto panorama ci sono poi tante storie personali diverse: ci sono gli atleti nati e cresciuti in un Paese ma con genitori o nonni che emigrarono dalla terra d’origine, ci sono atleti che per i motivi più svariati si sono trasferiti da giovanissimi, o ancora altri che hanno scelto solo di recente, per matrimonio o per motivi economici, di cambiare bandiera sportiva.

I Paesi che hanno una tradizione più lunga in questo senso, visto anche il loro passato coloniale, sono la Gran Bretagna e la Francia, che rappresentano i maggiori esempi di multietnicità all’interno del continente. Inutile sciorinare la lista completa degli atleti dalle origini straniere presenti tra le fila di queste squadre, anche perché forse si farebbe prima a dire quali sono quelli che non le hanno. Del resto, un recente studio condotto in Francia, ha mostrato che il 40% della popolazione nazionale (e non parliamo solo di atleti) ha almeno un nonno proveniente da un altro Paese.

Anche la Germania negli ultimi anni sta ricevendo un forte apporto da atleti provenienti da altri Paesi, sia dell’Europa orientale che dell’Africa. Il caso più noto, sebbene non sarà presente agli Europei di Zurigo, è quello dell’astista Raphael Holzdeppe, ragazzo nato in Africa ma adottato da una coppia di tedeschi, capace di diventare campione del mondo in una specialità storicamente dominata dai “bianchi”.

Un lungo rapporto con gli atleti di origine africana lo ha anche il Belgio, che potrà contare sui mezzofondisti Bashir Abdi ed Almensch Belete, nonché sull’ostacolista Anne Zagré e sull’eptatleta Nafissatou Thiam.

L’Olanda ha invece attinto sia dai suoi possedimenti caraibici, come nel caso degli sprinter Churandy Martina, atleta che ha già rappresentato le Antille Olandesi, e Jamile Samuel, ma anche dall’immigrazione africana, rappresentata dal nuovo fenomeno Sifan Hassan, atleta di origine etiope che arrivata in Olanda all’età di quindici anni come rifugiata.

I casi non mancano neanche nei Paesi scandinavi, con il norvegese Jaysuma Saidy Ndure e la svedese Abeba Aregawi, e persino la Russia ha il suo esempio con il saltatore Lyukman Adams, di padre nigeriano, così come non mancano casi in Spagna e Portogallo.

Infine, ci sono quelle nazioni che conducono vere e proprie campagne acquisti, come la Turchia e l’Azerbaijan.

Anche l’Italia potrà contare sul suo contingente di origine straniera, che potrebbe anche portare belle soddisfazioni ai tifosi azzurri con Libania Grenot e Yadisleidy Pedroso.

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giulio.chinappi@olimpiazzurra.com

1 Commento

  1. alebi

    8 Agosto 2014 at 11:17

    Bell’articolo. Se da una parte però mi sembra inevitabile questa “mutazione” che va di pari passo con una giusta multiculturalità, dall’altro non vorrei che la si utilizzi in certi paesi (Italia…) come scusa per “addormentarsi” e affrontare l’atletica con i soliti cliché del tipo “Gli africani sono imbattibili nel mezzofondo” e “I caraibici sono imbattibili nella velocità”. La nazionale americana di mezzofondo dimostra tutto il contrario e cioè che chiunque può diventare un atleta di altissimo (e ribadisco altissimo) livello se dietro ci sono programmi seri. Idem quella britannica che non insiste con le “rapine” (come Turchia, Azerbaijan etc..) ma è una perfetta fotografia della sua società (infatti oltre al melting-pot troviamo non poche mezzofondiste giovani e forti di un pallido da far paura!).

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