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Ginnastica, US Classic – USA in cima al Mondo! Tra record storici, show, sorprese, ritorni…

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Sono loro la miglior Nazione del Pianeta Polvere di Magnesio. A confermarlo è bastata una semplice notte di mezza estate in cui è andata in scena, probabilmente, la più bella gara (per tasso tecnico) degli ultimi cinque anni. Gli USA si svegliano nel primo sabato di agosto e regalano qualcosa di assolutamente vertiginoso e che sulle pedane di artistica non si vedeva da davvero troppo tempo.

Due donne oltre i 60 punti nella stessa competizione per la prima volta col nuovo codice dei punteggi e, soprattutto, si è sfondato l’innominabile muro dei 61 punti, barriera che sembrava pura fantascienza con le nuove regole in vigore dal 1° gennaio 2013. Anzi lo era anche con quelle immediatamente precedenti.

Ci siamo meravigliati per le prestazioni monstre, ma l’assurdo è che questa competizione è stato di livello medio per come sono abituati oltreoceano: solo un Amanar eseguito al volteggio, quando solitamente sono circa cinque; tantissime cadute e imperfezioni; assenze importanti e infortuni che hanno tolto di scena alcune ginnaste di grande rilievo; sul terzo gradino del podio con 57 punti quando solitamente serve qualcosa in più; nessuna lotta per le posizioni di vertice.

Eppure, la classifica e i punteggi parlano da soli: gli USA si confermano al vertice e nessuno sembra poter tenere il loro passo. Con la firma anche di quattro migliori prestazioni mondiali stagionali (solo la trave non ha avuto l’imprimatur).

 

Simone Biles ha confezionato un ritorno da vera Reginetta. Dopo 300 giorni dall’incoronazione di Anversa, sua ultima uscita in pedana prima dell’operazione alla caviglia e dell’infortunio alla spalla, la Campionessa del Mondo ha ripreso dalla parola che più le si addice nel vocabolario: il successo. Lo ha fatto con una prestazione che passerà alla storia di questo sport: 61.700, la recita finale di un tabellone che si è divertito con in numeri altissimi, quasi si fosse a Las Vegas più che a Chicago.

Vero ha beneficiato di 2-3 decimi di abbuono per i suoi atterraggi perfetti (un’aggiunta prevista dal regolamento nazionale) in tutta la gara (quindi netto 61.4-61.5) ma la sostanza non cambia: siamo di fronte a un vero robot, che è arrivata addirittura a scomodare punteggi che non si vedevano dall’introduzione di D Score ed E Score (2006, i trionfi di Vanessa e Johnson, le Olimpiadi 2008 dei 63 di Liukin), quando era tutto (per regolamento) più “facile”.

Il corpo libero è il cioccolatino, la primizia di stagione. Era attesa la nuova routine, radicalmente opposta rispetto a quella che le regalò l’iride di specialità davanti a Vanessa Ferrari, ma di certo non ci aspettava questo livello. Il 15.8 finale è l’espressione numerica del miglior esercizio al quadrato magico che si sia visto negli ultimi 3-4 anni. E dire che ci sono ancora dei piccoli miglioramenti possibili. L’acrobatica si conferma eccezionale (ormai il suo movimento e il Silivas sono matrici solide), ma da ammirare anche una bella parte artistica che non è mai stata nelle sue corde e che invece ha dato il tocco decisivo all’impresa. Punteggio gonfiato dai giudici locali? No. Tolto il decimo dello stuck landing, è davvero difficile ratificare qualche altra imperfezione che andrebbe a gravare sul risultato finale. Anche in una competizione internazionale questa routine potrebbe essere valutata in un 15.5-15.6 obiettivo.

Sull’Amanar (unica ginnasta in gara ad eseguirlo) non ci sono mai stati dubbi: è il suo cavallo di battaglia. Altissimo, preciso, potenze, lineare: un 15.9 magistrale (nessuna si era spinta a tanto in questo 2014). A tutto questo va aggiunta anche una trave dal D Score importante, con un solo piccolo sbilanciamento e soprattutto delle solide parallele che sono sempre state il suo tallone d’Achille.

 

Kyla Ross finirà sempre alle spalle della Biles (l’ultima vittoria risale agli US Classic dello scorso anno), ma sarebbe capitana indiscussa in tutte le altre Nazioni del Pianeta. La sua unica colpa è quella di non provare mai nuovi elementi, di fossilizzarsi su difficoltà che conosce a menadito e di provare a puntare tutto sulla precisione dell’esecuzione (è la miglio interprete al Mondo): ma purtroppo non basta.

Suona quasi strano e assurdo che con 60 punti si possa arrivare seconda. Bellissime le parallele da 15.0, anche se gli staggi sono stati facilitati rispetto ai suoi standard; poi ha pattato con la rivale sulla trave (15.25), ma gli altri due attrezzi non possono contrastare la compagna.

 

Una Nazione che trionfa in lungo e in largo perché comunica, perché non si nasconde, perché sa sfruttare al meglio il potenziale di tutte le sue atlete, perché sa allenare nel modo corretto, perché sa stimolare, perché sa valorizzare, perché sa innovare e osare, perché sa infondere la fame di vittorie e di successo che deve essere la base dello sport, perché raramente perde qualche ginnasta e se succede riesce subito a trovarne un’altra ancora più forte.

Elizabeth Price ha lasciato l’agonismo per proseguire gli studi? Nessun problema, ecco Jordan Chiles che a 13 anni vince tra le juniores (under 16) con uno sbalorditivo 57.350 che sarebbe da top5 in molte competizioni internazionali seniores.

Il fenomeno Bailie Key deve saltare la tappa per una piccola operazione al braccio? No problema: la (semi)sconosciuta Ashton Loackler vola sugli staggi e piazza addirittura 15.700, miglior prestazione mondiale stagionale. Ha solo 16 anni (classe 1998) e fino a stanotte aveva come massimo risultato un sesto posto nella Liukin Cup.

McKayla Maroney conferma che purtroppo non potrà essere convocata ai Mondiali di Nanning (problemi fisici). L’assenza della bi-iridata al volteggio è pesante, ma sarà sicuramente colmata dall’infinito bacino a cui Martha Karolyi (ieri davvero sportivamente eccitata come raramente la si è vista) potrà attingere.

Madison Kocian si infortuna, Brenna Dowell abbandona dopo mezzo esercizio, Peyton Ernst dispersa, Mykayla Skinner ha invece seriamente l’occasione di acciuffare il suo primo body a stelle e strisce, con la Nichols che sfrutta le assenze e si prende il bronzo. Rachel Gowey sorprende, cade ed è quarta, protagonista di un’ottima gara. Questi sono gli USA…

 

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