Editoriali
‘Italia, come stai?’: potenza in Europa nel nuoto, lavoriamo per sfidare il mondo
Se il medagliere e le singole classifiche a punti hanno assegnato all’Italia il titolo di potenza acquatica europea, occorre ora comprendere quali siano le prospettive degli azzurri alla vigilia di un biennio fondamentale che vedrà susseguirsi prima i Mondiali di Kazan e poi le Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016.
Partiamo dal nuoto. Rispetto alla rassegna iridata di Barcellona 2013, le punte della selezione tricolore si sono confermate Gregorio Paltrinieri e Federica Pellegrini. Il primo ha siglato un magnifico record europeo, sfondando per la prima volta il muro dei 15’40” nei 1500 sl. Un tempo certamente da podio mondiale ed olimpico, anche se ormai ci si chiede se l’azzurro possa davvero rivaleggiare per l’oro con il fenomeno cinese Sun Yang. Molto dipende da quale sarà la forma del nuotatore orientale, il cui record del mondo (14’31″02) appare oggettivamente inarrivabile. Tale primato, tuttavia, fu conseguito nel corso nelle Olimpiadi di Londra 2012: da allora il 22enne di Hangzhou non vi si è più avvicinato ed ha vinto l’ultimo oro mondiale con un crono superiore ai 14’40”. Ricordiamo, inoltre, come Yang a Rio vorrebbe puntare ad una storica tripletta: 200, 400, 1500 sl. Da valutare, dunque, se un maggior lavoro sulla velocità (necessario per battere Agnel nei 200) possa influire sulla distanza più lunga. L’impressione è che, se riuscisse a migliorarsi di altri 5 secondi, Paltrinieri potrebbe davvero sognare in grande, senza tralasciare la suggestione della 10 km in acque libere.
Concorrenza molto più spietata per Federica Pellegrini. L’americana Katie Ledecky sta frantumando a ripetizione i record del mondo dei 400 e 1500 sl. A soli 17 anni, si candida a segnare un’era del nuoto come accaduto a miti statunitensi come Mark Spitz e Michael Phelps. L’unica distanza in cui (per ora…) la fuoriclasse di Washington non ha ancora strabiliato è stata quella dei 200 sl: è probabile che si tratti solo di una questione di tempo…
Federica Pellegrini, dunque, dovrà ora pianificare con attenzione il prossimo biennio. Punto cardine, il rinnovo della collaborazione con il tecnico francese Philippe Lucas, l’unico con cui abbia vinto nel dopo Castagnetti. La campionessa di Spinea vorrebbe abbandonare i 400 sl per puntare tutto sui 200 sl, gara che vorrebbe preparare per conquistare un difficilissimo oro. Oltre alla Ledecky, bisognerà fare i conti con l’altra americana Melissa Franklin, iridata in carica della specialità, e la svedese Sarah Sjoestroem. Per vincere, ipoteticamente, servirà un crono da 1’53” basso, se non addirittura il record del mondo che la stessa Pellegrini realizzò nel 2009 con costume gommato. L’azzurra è consapevole di affrontare una sfida difficilissima ed in Brasile avrà 28 anni. Alla consueta rimonta nei secondi 100 metri, dovrà aggiungere un passaggio a metà gara decisamente più veloce. Se sarà in grado di farlo, nessun risultato le sarà precluso. Ma si annuncia un’impresa titanica.
Se attualmente le punte del movimento natatorio sono due, non è escluso che possano diventare anche 5-6 in vista dei prossimi impegni. Messi da parte (si spera positivamente) i dubbi su un possibile cambio di nazionalità, Andrea Mitchell D’Arrigo potrebbe rappresentare un vero e proprio asso nella manica, in una distanza come i 400 sl dove, a parte l’onnipresente Sun ed il sudcoreano Park, non si intravedono fenomeni inarrivabili. Oltretutto il 19enne azzurro continua a progredire in maniera sensibile e, a differenza dei rivali, possiede ancora enormi margini di miglioramento, oltre ad un rush finale devastante che potrebbe risultare decisivo. Più complesso il discorso 200 sl, dove l’italo-americano deve ancora migliorare dal punto di vista tattico.
Altro talento su cui puntare ciecamente è quello di Arianna Castiglioni, ancora acerba in due dettagli fondamentali come partenza e virata, migliorati i quali potrebbe abbattere presto già un secondo al proprio personale. Non è vietato sognare che una credibile alternativa al dominio della lituana Ruta Meylutite possa arrivare dall’Italia….
E’ piaciuto a metà Luca Mencarini, positivo per tutto l’Europeo, ma scioltosi proprio nella finale dei suoi 200 dorso: un ragazzo comunque su cui investire molto in chiave brasiliana. Non era presente a Berlino, ma i tempi fatti segnare alle Olimpiadi giovanili da Simone Sabbioni nei 100 dorso fanno capire come l’azzurro non sia così distante sin da ora dal gotha internazionale.
In crescita costante la caparbia Silvia Di Pietro, possibile sorpresa del prossimo biennio, mentre è piaciuto il ritorno a buoni livelli di Ilaria Bianchi.
Per l’Italia sarà fondamentale poi ritrovare nella miglior condizione di forma Fabio Scozzoli e Matteo Rivolta, quest’ultimo reduce da una stagione veramente anonima. Da valutare la crescita di Gabriele Detti, attualmente più incisivo sugli 800 metri (non olimpici) rispetto a 400 e 1500 sl. Difficile pensare, invece, che i velocisti dello stile libero possano ambire al podio ai prossimi Mondiali: oltre i confini europei, si nuotano tempi oggettivamente fuori portata per i nostri nei 100 sl.
Ricapitolando: Paltrinieri e Pellegrini le certezze, Castiglioni, D’Arrigo, Mencarini e Sabbioni i talenti in rampa di lancio, Scozzoli e Rivolta i campioni da recuperare, Di Pietro e Bianchi le possibili sorprese. Il materiale non manca per costruire un’Italia competitiva anche a livello mondiale.
Nei tuffi il Bel Paese si conferma dipendente quasi in toto da Tania Cagnotto. Pur in una stagione di ‘svago’, la 29enne bolzanina ha raccolto 2 ori ed un argento, confermandosi il punto di riferimento del Vecchio Continente. In prospettiva iridata ed olimpica, le maggiori ambizioni per la fuoriclasse italiana sembrano riposte nel sincro 3 metri con Francesca Dallapè, mentre a livello individuale la presenza delle due cinesi lascia sulla carta un solo posto libero sul podio, per il quale sarà una battaglia durissima con la canadese Jennifer Abel e l’australiana Maddison Keeney. Tania ha in cantiere un aumento del coefficiente di difficoltà per giocarsi fino in fondo e senza rimpianti l’ultima occasione a cinque cerchi della carriera. Una ciliegina sulla torta che meriterebbe per quanto ha dato allo sport italiano per 15 anni.
Si rivede su ottimi standard anche Noemi Batki, mentre in campo maschile sembra in grado di sbocciare definitivamente il giovane Giovanni Tocci, talento innato che nel 2015 presenterà un programma di tuffi sicuramente più complesso di quello attuale ed in grado di proiettarlo verso un definitivo salto di qualità.
Per quanto riguarda il nuoto di fondo, la vera novità è rappresentata da Aurora Ponselè, bronzo nella 10 km, malgrado una tattica di gara poco accorta. In questa disciplina diventa sempre più fondamentale il connubio con l’acqua clorata, dove la stessa Ponselé e l’olandese Sharon Van Rouwendaal (addirittura d’argento nei 400 sl dopo l’oro nella 10 km!) hanno ottenuto importanti riscontri. Su questa strada dovrà lavorare anche Martina Grimaldi per non perdere terreno nelle graduatorie mondiali: l’azzurra si è confermata al vertice nella 25 km, ma da ormai due anni fallisce l’appuntamento clou della stagione con la distanza olimpica (10 km).
In campo maschile, seppur faticosamente, si sta finalmente materializzando un ricambio generazionale che è mancato per alcune stagioni. Federico Vanelli, Matteo Furlan e Mario Sanzullo potrebbero rappresentare delle piacevoli note liete nei prossimi eventi.
In chiusura, è tangibile anche la crescita del nuoto sincronizzato. Tuttavia stiamo parlando di uno sport in cui le gerarchie sono consolidate da anni e quasi inscalfibili. In Europa ci precedono Russia, Spagna ed Ucraina. La strada è ancora lunga, ma i tecnici e le atlete stanno lavorando con convinzione per provare a ridurre il gap.
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federico.militello@olimpiazzurra.com