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Panterita, artigli d’oro! Ci hai graffiato il cuore: Campionessa d’Europa

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Sotto gli artigli da Panterita aveva l’oro. Nel cuore aveva il sacro fuoco dell’atletismo. Nelle gambe aveva la potenza di Thor, la rapidità di Mercurio. In testa l’intelligenza di Minerva. Sulle spalle il peso di tutta l’Italia, era l’Atlante di tutto il movimento.

La Dea di Ferragosto (senza voler essere blasfemi ovviamente, vista la giornata) è Libania Grenot. La mitica Panterita, aspettata per tutta una vita, attesa da sei anni all’exploit in azzurro, eterno sogno italico limpidissimo ma che sfuggiva sempre sul più bello, ha pescato la giornata di gloria in un pomeriggio di mezza estate, sotto il cielo di Zurigo che, per il suo trionfo, si è aperto per lasciare spazio al sole dopo tanta pioggia e freddo.

 

Nel leggendario Letzigrund l’italo-cubana si è fatta grande, coronando un inseguimento continuo, raggiungendo il tanto agognato traguardo al termine di un percorso funestato da tante delusioni.

L’amaro quarto posto degli Europei di Barcellona 2010, la clamorosa esclusione dalla finale Mondiale nel 2013 (ottavo tempo in semifinale, ma prima delle escluse per il meccanismo di qualifica) non l’hanno scalfita. Da tre anni lavorava per questo appuntamento e ci è arrivata alla perfezione!

 

Ci ha creduto, con un avvicinamento all’evento perfetto. 50.55 un mese fa agli Assoluti di Rovereto, miglior prestazione europea stagionale. Si presentava nel catino elvetico con il pettorale blu di numero uno. Temevamo per la sua integrità. Ma no. Questa è una Panterita diversissima: concentrata, seria, ben fissa sui suoi obiettivi, tecnicamente pulita, tatticamente accorta.

Sembrava una pazza in pista oggi. No, era tutto calcolato. Uscita fortissima dai blocchi di partenza, in terza corsia può guardare le avversarie e studiarle. Attenderle. Non è il suo carattere.

Ci ha regalato una prestazione da antologia, degna delle migliori gare di atletica (almeno per la grinta, guardando solo i primi tre quarti di prova). Affianca la Zemlyak subito all’ingresso della prima curva: superata. Arriva il turno della grande Ohuruogu, Campionessa Olimpica di Pechino 2008 e bicampionessa Mondiale, la rivale più temuta: sverniciata come nulla fosse. C’è solo la Terrero avanti a lei: la infilza all’inizio dell’ultima curva.

Il rettilineo finale è una sofferenza. Per lei. Per noi che la guardiamo. Per gli italiani che la spingono verso il traguardo. Si avvicinano. Libania è appesantita. Fatica. Ma non molla. Oggi corre fino all’ultimo centimetro. Ed è Campionessa d’Europa.

 

Prima d’ora aveva vinto solo un oro internazionale: quello dei Giochi del Mediterraneo 2009, a Pescara, l’anno dopo essere diventato italiana, con il record nazionale (50.30, che regge ancora oggi). Questa è un’altra dimensione. una medaglia regalata all’Italia che l’ha sempre amata, come lei ci ha tenuto a dire. Da fine 2011 si allena in Florida, seguita dal tecnico Loren Seagrave che l’ha rimodellata e ci ha regalato questo gioiello. Intelligenza di Minerva, cuore di Venere, piè veloce di Mercurio.

 

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2 Commenti

1 Commento

  1. Gabriele Dente

    15 Agosto 2014 at 23:16

    Finalmente Libania raccoglie i frutti di un lungo lavoro. Dobbiamo ringraziare lei, suo marito Silvio Scaffetti che l’ha resa italiana e Loren Seagrave se non siamo più a zero! 🙂

  2. Luca46

    15 Agosto 2014 at 22:12

    Una gara molto bella, aggradita dal primo metro. Forse è arrivata un pelino lunga. Si abbiamo avuto la pura che potesse piantarsi negli ultimi metri ma così non è stato. Brava Libania !!!

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