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Ciclismo

Vuelta a España 2014: Tosatto e Bennati, uomini del vento

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Si potrebbero trovare tante definizioni per Matteo Tosatto e Daniele Bennati, ma nessuna suonerebbe meglio di “uomini del vento”. Perché quando ci sono le condizioni, sono loro due ad aprire i ventagli, uno degli spettacoli più belli di una corsa ciclistica: una fila ridotta di corridori si dispone sul ciglio della strada, sfruttando il vento laterale, e dietro il gruppo si apre letteralmente a ventaglio; più si è indietro, più si fa fatica. Tanta fatica, soprattutto se in testa a tirare ci sono questi due “ragazzi”.

Le virgolette sono volute. Daniele da Arezzo, detto il Pantera, è classe 1980; Matteo da Castelfranco Veneto è addirittura classe 1974. Due veterani, due corridori con un bagaglio di esperienza difficilmente eguagliabile ora pienamente al servizio di Alberto Contador. Mettiamola così: Tosatto è nato gregario, perché pur non lesinando successi prestigiosi (su tutti, la frazione di Montebelluna, a casa sua, al Giro 2001 e quella di Mâcon al Tour 2006), sin dalle prime stagioni si era distinto per una dedizione, uno spirito di squadra senza eguali; lo ricordiamo come uno dei vagoni più importanti del treno biancoblu di Alessandro Petacchi griffato Fassa Bortolo, e questa sua attitudine lo ha portato a essere sempre richiesto dai top team, così come ad indossare per sette volte la maglia azzurra. Undici volte al Giro d’Italia, dieci al Tour e, con questa, nove alla Vuelta: dove c’è un capitano da proteggere, Tosatto c’è.

Bennati, invece, è nato sprinter. E che sprinter: cresciuto alla scuola di Mario Cipollini, al quale ha lanciato più di una volata, ha inanellato in carriera una cinquantina di successi, mettendo assieme tappe in tutti e tre i grandi giri (che bello quel trionfo sui Campi Elisi nel 2007!), un paio di Giri di Toscana, altrettante edizioni del Giro del Piemonte e altre corse prestigiose. Tuttavia, il velocista, si sa, fatica maggiormente con l’andare degli anni rispetto ad altre categorie di corridori, perché l’esplosività è una delle prime qualità fisiche a declinare. Proprio verso i trent’anni, Daniele ha compiuto la definitiva trasformazione: da punta a gregario, sempre in top team, sempre al servizio di grandi nomi. Senza tirarsi indietro se poi c’è l’occasione di sprintare, ovvio. Ad ogni modo, tanto il Pantera quanto il Toso sono ora due colonne portanti della scuderia di Alberto Contador e si esaltano in particolare quando tira vento. Anche se a Ponferrada magari questa condizione verrà meno, siamo convinti che Davide Cassani, taccuino in mano, stia attentamente seguendo le performance di questi due eterni ragazzi.

foto: feltet.dk

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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