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Bob, Martina Schiavon in esclusiva: “Un cambio radicale. Da frenatrice a pilota”
Nata a Padova il 12 dicembre di 21 anni or sono, con lo sport come “ragione di vita”, fa dell’interdisciplinarietà la sua dote migliore, alternandosi tra specialità del tutto differenti. Stiamo parlando di Martina Schiavon, frenatrice della nazionale italiana di bob, che da quest’anno ha annunciato (come leggeremo nell’intervista esclusiva per Olimpiazzurra) un cambio radicale alla sua ancor giovane carriera.
Come hai iniziato a praticare questo sport?
“Ho iniziato questo sport un po’ per caso devo dire. Avevo appena finito la maturità e mi ha contattata tramite Facebook un’ex pilota della Nazionale femminile, chiedendomi se avevo voglia di provare a spingere, dal momento che assieme all’allora responsabile avevano notato i miei risultati in atletica (correva i 100 e i 200 con il G.S Valsugana, ora è tesserata presso l’Assindustria Sport Padova, ndr). Cosi, finite le vacanze, ho fatto il mio primo raduno a Novarello nel 2012 e subito dopo mi hanno portata a spingere nel pistino ghiacciato di Cesana. Sono scesa per la prima volta nella pista di Koenigssee in Germania e se ripenso alla mia prima discesa mi viene da ridere, perché è stata una centrifuga e non ho capito nulla! L’unica esclamazione fatta alla mia pilota a fine gara è stata: “Che figata!!”. Da lì ho iniziato piano piano a capire che bisogna proprio essere matti per fare questo sport!”.
Qual è il tuo ruolo da frenatrice?
“Ho iniziato come frenatrice, quindi è fondamentale la spinta iniziale e poi, passate le fotocellule finali, ho il compito di frenare. Dopo la spinta il frenatore sale nel bob e si piega in avanti con le gambe flesse, tenendosi sulla carena all’interno e alla fine della pista, tira su la testa, afferra le due leve del “rastrello” e inizia a frenare portando le leve su e giù. Appena inizi a scendere non capisci bene quando è il momento di frenare: infatti all’inizio la mia pilota mi toccava il casco con il gomito e io mi tiravo su. Quando acquisti esperienza e inizi a conoscere meglio le piste, impari anche tutte le curve e capisci qual è il momento giusto”.
Come mai il bob in Italia è uno sport di nicchia?
“Sono dentro a questo mondo da poco, ma posso dire che non è mai stato pubblicizzato come si deve e la comunicazione è carente. Molte persone non sanno neanche cosa sia il bob ed è davvero un peccato perché è uno sport “diverso”. Regala emozioni forti ed inimmaginabili. Questa è la mia opinione, da ragazza che ha sempre praticato diversi sport, a partire dall’equitazione con il salto ostacoli. Quest’anno è cambiata la direzione tecnica e si sta cercando di fare un buon reclutamento, anche per il settore femminile, che è sempre stato snobbato”.
Come valuti l’assenza del bob femminile azzurro alle Olimpiadi di Sochi?
“Sochi è un tasto dolente. Quest’Olimpiade mi è passata davvero sotto il naso, sfuggendomi. Numerose sono state le polemiche per la nostra non partecipazione, ma alla fine ritengo sia stato giusto così. All’ inizio della scorsa stagione l’ allora direttore tecnico aveva detto chiaramente che sarebbe stato un anno impegnativo. Era l’anno olimpico e per noi donne, vista la stagione precedente fatta di alti e bassi, era doppiamente difficile la qualificazione. Io ci ho sempre creduto e non ho mai mollato, a differenza di qualcun altro, perché l’Olimpiade è sempre stata il mio sogno, fin dall’età di sette anni, quando ho iniziato equitazione. Abbiamo subito iniziato le gare ad Altenberg con un bellissimo quarto posto, al quale sono susseguiti dei quinti e sesti posti. Dopo la prima parte della stagione eravamo molto contente e non si doveva mollare. La seconda parte è andata calando, non so per quali motivi. Nell’ ultima gara a Saint Moritz, valida per la qualificazione, la pilota ha fatto un importante errore alla Horse Shoe (una delle tante curve) rischiando seriamente di farsi male e la gara è finita dopo la prima manche. La gara successiva erano i Mondiali junior ed io ho passato quella settimana sul sito della FIBT a guardare in continuazione le classifiche dei posti per Sochi. Noi azzurre eravamo qualificate come ripescate in quanto la Gran Bretagna aveva rinunciato a portare il secondo equipaggio. Successivamente il CONI ha indetto una riunione e ha valutato negativamente la nostra partecipazione in quanto pretendeva la qualifica diretta, aggiungendo ai motivi la nostra giovane età (e la pochissima esperienza) e la seconda parte della stagione era andata davvero male (risultati alla mano). Come poter negare l’ evidenza dei fatti… E cosi l’Olimpiade me la sono guardata su Sky”.
Obiettivi per questa stagione?
“Quest’anno voglio prendere io il comando! Grazie anche al supporto della mia nuova Società SARDA SPORT e al suo presidente (nonché tecnico della Squadra B, ndr), Nicola Piga, che mi supporta, ho deciso di iniziare a novembre il corso piloti. Quindi in questa stagione penserò a fare esperienza. Sicuramente il coraggio e la determinazione non mi mancano per dimostrare che la testa è importante quanto il fisico, se non di più. Spero inoltre di trovare una frenatrice con cui instaurare davvero un rapporto di amicizia e di condivisione d’obiettivi, in quanto penso che alla base di una squadra ci debba essere uno stretto rapporto di fiducia reciproca”.
Sono iniziati i raduni con la nazionale: come procede la preparazione per la stagione invernale?
“Anche se con un notevole ritardo, abbiamo iniziato finalmente i raduni pre-stagione. Atleticamente ci siamo tutti, manca davvero poco a scendere sul ghiaccio. Il primo raduno a Cortina è servito per conoscere tutto il nuovo staff tecnico, poi si è deciso di portare a Formia, per i test del CONI, tutta la squadra A di Coppa del Mondo più me e Alessandro Grande, sotto la supervisione tecnica di Roberto Finardi. I test sono stati positivi: è emerso che la qualità tecnica c’è, anche se bisogna lavorare seriamente per migliorare i nostri risultati. Formia è davvero uno spettacolo, l’atleta è al centro di tutto e spero che venga presa in considerazione per altri eventuali raduni atletici”.
Come accogli la novità della FIBT che ha introdotto il bob misto?
“Non posso che sorridere di fronte a questa nuova regola. E’ stata fatta ad hoc per la canadese Humphries e per l’americana Meyers. Sono davvero poche le donne in grado di guidare un bob a 4 e star dietro a tre “tori inferociti” nella fase di spinta. Sono davvero curiosa di vedere le prime gare! Io per il momento penso al mio corso piloti con il bob 2″.
Quali sono i tuoi sogni per il futuro?
“Beh, io non ho mai smesso di crederci: il mio sogno è di partecipare alle Olimpiadi tra quattro anni. Nel frattempo un altro desiderio è quello di poter continuare a praticare questo sport entrando in un gruppo sportivo, ovviamente con i risultati alla mano: alla nostra età dobbiamo pensare a gettare le basi per il nostro futuro… Non si vive di solo sport e per ottenere risultati c’è solo l’appoggio della famiglia che non sempre può supportarci. Io comunque ce la metterò tutta ad allenarmi e continuerò a crederci!”.
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