Ciclismo

Mondiali ciclismo Ponferrada 2014: il ciclismo italiano proiettato al futuro

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Il bilancio finale è leggermente migliore rispetto all’anno scorso, quando solo il bronzo conquistato da Rossella Ratto mosse il medagliere azzurro: a Ponferrada, invece, l’Italia chiude con l’argento di Sofia Bertizzolo e il bronzo dell’Astana-BePink nella cronosquadre femminile, visto che i tanti e sfortunati quarti posti, a volte davvero per questioni di millimetri, non premiano con una medaglia.

Più che aspettarsi qualcosa in più, prima della rassegna spagnola si sperava in qualcosa in più. Questo valeva soprattutto per la prova élite maschile in linea: l’Italia non poteva essere tra le nazionali in prima fila, alla luce di un percorso poco adatto ad un campione come Vincenzo Nibali e ad un campioncino come Fabio Aru, ma in ogni caso, pur con tutte le discussioni sulla tattica di gara, ha sfornato una prestazione orgogliosa, sebbene a livello numerico il risultato finale sia stato deludente. Un merito va però riconosciuto a Davide Cassani: aver spalancato le porte ad una nuova generazione di corridori. Lo aveva detto lui stesso, pochi giorni fa: dalle convocazioni di Sonny Colbrelli, Fabio Aru, Edoardo Zardini e Davide Formolo (questi ultimi come riserva) non era necessario attendersi qualcosa nell’immediato, quanto leggerle come un investimento per il futuro, anche se poi Colbrelli è stato comunque il migliore azzurro al traguardo. Un futuro del quale faranno parte anche il più esperto Alessandro De Marchi, consacratosi quest’anno, e sicuramente i vari Matteo Trentin, Diego Ulissi, Enrico Battaglin e Moreno Moser, un talento da recuperare a tutti i costi. Mentre a cronometro Adriano Malori migliora step by step, anche se ha onestamente ammesso che si sarebbe aspettato la scalata di un gradino ulteriore nella prova iridata, dietro spingono dei ragazzi come Iuri Filosi, Davide Martinelli, Luca Chirico, Edoardo Affini, Lorenzo Fortunato e Filippo Ganna: per i primi due si spalancheranno presto le porte del professionismo con tutte le difficoltà e gli stimoli del caso, per gli altri ci sono ancora un paio di stagioni per crescere nelle categorie giovanili.

E veniamo al settore femminile. Nella prova su strada élite, dopo cinque edizioni consecutive, è mancata la medaglia, per una questione di attimi e millimetri. Ma Giorgia Bronzini ha dimostrato una volta di più tutto il suo talento, confermando quel miglioramento che le ha permesso, nelle ultime due stagioni, di crescere anche su percorsi più impegnativi; Rossella Ratto ed Elisa Longo Borghini, che non fanno 45 anni in due, hanno disputato una corsa a tutto campo, confermando quanto di buono fatto vedere nelle giovanissime carriere.Si tratti di due talenti eccezionali, senza contare che Elena Cecchini, Valentina Scandolara e Susanna Zorzi non superano i 24 anni: a queste, si spera, si affiancheranno ragazze impegnate nelle prime stagioni tra le élite, Anna Stricker, Arianna Fidanza, Michela Maltese, tanto per citare qualche nome: è bene ricordare come nel ciclismo femminile non esista una categoria under 23 e dunque il salto tra junior ed élite sia esponenzialmente più duro, più rischioso e più lungo da ammortizzare. Junior, appunto: le due Sofia non hanno deluso, Bertizzolo e Beggin sono compagne e amiche che hanno davanti almeno un’altra annata in questa categoria prima di studiare il grande salto. E devono continuare a crescere, fianco a fianco con una squadra come la Breganze-Millenium abituata a fare un grandissimo lavoro nel settore giovanile. Tutto questo mentre la Astana-BePink conquistava un brillante e sorprendente bronzo nella cronosquadre, prima medaglia di una formazione italiana in questa disciplina che forse convince poco gli addetti ai lavori, ma regala podi come le gare individuali: metà del team italo-kazako era composto da azzurre, ovvero Silvia Valsecchi, Susanna Zorzi e Simona Frapporti.

Il futuro è italiano? Sì, ma è anche tedesco e australiano, due scuole fulgide come non mai. In ogni caso, dopo qualche annata passata a sperare nelle nuove generazioni (soprattutto nel maschile, visto che il femminile non ha mai deluso le attese), pare davvero esserci più di una speranza per il pedale azzurro.

foto: pagina Facebook Bardiani

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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