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Ciclismo

Mondiali ciclismo Ponferrada 2014: tutti i successi azzurri nella storia

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Per ben diciannove volte, un azzurro è salito sul gradino più alto del podio della prova élite maschile ai Campionati del Mondo di ciclismo su strada: solo il Belgio, con 26 titoli, ha fatto meglio, anche se negli ultimi decenni altre nazioni si sono affacciate con prepotenza sul panorama iridato interrompendo quello che in principio appariva un duopolio (dieci delle prime dodici edizioni, infatti, furono vinte da un corridore italiano o belga).

In assoluto, l’Italia è la nazione ad aver conquistato più medaglie in questa prova con ben 55 podi, a fronte dei 48 del Belgio e dei 34 della Francia. Tra i quattro atleti che possono vantare ben tre titoli, assieme ad Óscar Freire, Rik Van Steenbergen ed Eddy Merckx, c’è quell’Alfredo Binda da cui tutto ebbe inizio, nel senso che il campione di Cittiglio vinse la prima edizione (al Nürburgring nel 1927 davanti ai connazionali Costante Girardengo e Domenico Piemontesi), bissando nel 1930 a Liegi e chiudendo, dopo l’assolo di Learco Guerra a Copenaghen nel 1931, con il trionfo di Roma nel 1932 davanti al fido Remo Bertoni, varesino come lui.

L’epoca di Coppi e Bartali, corridori da grandi montagne troppo poco presenti ai Mondiali e spesso penalizzati da circuiti “facili” (“sulle aie le aquile non possono volare”, scrisse Gianni Brera), portò in dote un unico titolo conquistato dal campionissimo a Lugano nel 1953; cinque anni più tardi, quelli che tutti pensavano essere il suo erede, ovvero Ercole Baldini, trionfò a Reims, in Francia, prima di un decennio ricco di piazzamenti concluso con il successo di Vittorio Adorni, già argento nel 1964, ad Imola.

Si arriva agli anni Settanta, quelli del Cannibale Merckx; eppure, proprio qui i colori azzurri inanellano un filotto indimenticabile con Marino Basso campione a Gap 1972 (il celeberrimo “Bitossi, Bitossi, Bitossi…Basso!” urlato da Adriano De Zan), Felice Gimondi a Barcellona 1973 e Francesco Moser in Venezuela nel 1977. Il suo rivale Giuseppe Saronni esultò invece sul circuito di Goodwood nel 1982.

Moreno Argentin e Maurizio Fondriest colsero le gioie più belle delle rispettive carriere rispettivamente nel Colorado (1986) e in Belgio (1988), ad anticipare la splendida doppietta firmata Gianni Bugno tra Stoccarda e Benindorm nel 1991-1992. Il resto è storia molto più recente, coincisa con l’epoca d’oro di Franco Ballerini e più in generale del nostro ciclismo: il volatone di Mario Cipollini a Zolder 2002, il bis Salisburgo-Stoccarda del già campione olimpico Paolo Bettini tra 2006 e 2007, il fulmine di Alessandro Ballan, davanti a Damiano Cunego, a Varese 2008. Da lì in poi solo piazzamenti, talvolta lontani dal podio, e qualche amarissimo quarto posto: ora più che mai si sente la necessità di ravvivare questa vincente tradizione.

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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