Rugby
Pro12, top&flop 1^ giornata: Zebre aggrappate a Leonard, gli stranieri trevigiani steccano
TOP
Benetton Treviso
La vecchia guardia: se per vecchi possiamo definire gente come Morisi (classe ’91), Fuser (classe ’91) e Campagnaro (classe ’93). Le tre stelle azzurre, però, hanno avuto il merito di essere tra i pochi a provare con ardore ad impensierire la difesa gallese, insieme al solito stantuffo Nitoglia e ad un Muccignat sempre più sicuro dei propri mezzi. Casellato, in attesa del ritorno dei big di terza linea, dovrà costruire intorno a loro il nuovo Benetton.
Henry Seniloli: l’unico, tra gli stranieri, a raccapezzarsi in qualche modo, complice anche la minore intensità difensiva degli Ospreys al momento del suo ingresso in campo. Il figiano, però, ha saputo mettersi in mostra ed aumentare i giri del motore trevigiano, fin lì completamente imballato. La sua vivacità potrà essere un’arma in più nel corso della stagione.
Zebre
Brendon Leonard: troppo facile, in un contesto del genere, elevarsi a migliore in campo per il fuoriclasse neozelandese. L’ex All Black dirige il gioco zebrato alla perfezione, con un timing perfetto e, forse, a velocità fin troppo elevate per alcuni suoi compagni, poco inclini a seguire i ritmi forsennati del loro numero 9. L’impressione è che lo rivedremo spesso tra i top…
La mischia: Brunel può sorridere. Aguero e Chistolini non si sono fatti intimorire da Adam Jones&co., sfoderando una prestazione convincente e che conferma i loro nomi nel giro della Nazionale. I padroni delle maglie titolari 1 e 3 sono loro e, salvo imprevisti, scucirgliela sarà estremamente difficile.
Filippo Ferrarini: dopo un’annata in chiaroscuro, con più ombre che luci, il flanker emiliano torna subito sui livelli che lo avevano portato ad essere invocato in Nazionale di due stagioni or sono. Intensità, tanti placcaggi e breakdown sempre gestiti al meglio, con la giusta furia e senza strafare. Il tutto condito da una meta.
FLOP
Benetton Treviso
Rupert Harden: il peggiore, per distacco. Sarà la fatica dovuta ai carichi pre-stagionali, o semplicemente sarà incappato in una serata storta, ma la prestazione del pilone inglese fa suonare ulteriormente i campanelli d’allarme della mischia chiusa. Da un giocatore abituato al rugby europeo ci si attendeva un impatto migliore.
Leo Auva’a: come per Harden, anche dall’ex Leinster era lecito attendersi quel quid in più, in virtù delle sue esperienze celtiche. Invece, il colosso irlandese si rivela innocuo e facilmente addomesticabile dalla difesa gallese, che non gli concede un metro palla in mano. E’ pur vero, però, che un fisico del genere ha bisogno di entrare a pieno regime per poter liberare tutti i suoi cavalli.
Salesi Manu: a 24 anni, e senza aver mai calcato un campo europeo, un esordio del genere era preventivabile. L’australiano, però, ci mette anche del suo, continuando la negativa partita di Harden da quel lato.
Zebre
Dion Berryman: fa una meta, ne procura almeno una, se non due, con errori sciagurati. Elettrico, forse anche troppo. In difesa è nullo e, palla in mano, va spesso in confusione, mostrando quasi una mancanza di coesione con il resto del gruppo.
Garcia-Bergamasco: l’esordio in bianconero per Mirco è da dimenticare, così come l’approccio del compagno di reparto. Una coppia di centri che fa acqua da tutte le parti: Garcia si fa notare per qualche buon placcaggio, ma in attacco è più evanescente del solito, mentre Bergamasco è nullo in ambedue le fasi. Se non dovessero entrare in condizione, per Cavinato la coperta diventerebbe alquanto corta.
La difesa: molle, priva di alcun senso tattico e lentissima nel riposizionamento. Come lo scorso anno, alla brillantezza offensiva ostentata a più riprese, la franchigia federale perde troppo spesso la bussola in fase difensiva, concedendo autostrade agli avversari, in questo caso ad uno scatenato Patchell e ai trequarti Blues. Migliorare l’attitudine a difendere sarà la conditio sine qua non per evitare l’ultimo posto in classifica.
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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com