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Rugby | Pro12, top e flop 2^ giornata: Muccignat perno della mischia, stranieri ancora bocciati

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TOP

Benetton Treviso

Matteo Muccignat: uno dei pochi ad aver ripreso con la stessa intensità e la stessa foga con cui aveva concluso lo scorso anno. Il pilone si è ormai conquistato il posto da titolare in squadra a suon di ottime prestazioni in mischia chiusa, tanto da meritarsi il titolo di Man of the Match contro Munster. Approccio da manuale all’annata, probabilmente, più importante della sua carriera.

Simone Ragusi: aveva già destato buone impressioni nella trasferta di Swansea e si conferma di fronte al proprio pubblico. Per di più, segna anche la prima meta della propria carriera celtica, ciliegina sulla torta di un ottimo inizio stagione. Dopo essere passato da apertura ad ala nelle ultime stagioni, sembra aver trovato la giusta quadratura del cerchio ad estremo.

La mischia: il lavoro di Munari prima e di Sbaraglini ora comincia a dare i propri frutti. Munster soffre spesso il lavoro degli avanti trevigiani, meglio quando c’è da lavorare in gruppo che individualmente. Casellato, da questo punto di vista, può cominciare a sorridere.

Zebre

Samuela Vunisa: imprescindibile per il gioco di Cavinato. Un ariete affidabile e capace ormai di aprire ogni difesa. Si è lentamente adattato alla realtà celtica e sembra averne pienamente compreso meccanismi, ritmi e velocità d’esecuzione.

Mauro Bergamasco: un altro pianeta rispetto al fratello. La differenza fisica ed atletica tra i due salta maggiormente all’occhio con la straordinaria prestazione della terza linea a Belfast, uno dei pochi difensivamente brillanti in un contesto generale di mediocrità assoluta. Il lupo perde il pelo ma non il vizio…

Brendon Leonard: un alieno. Per ulteriori giudizi, vi rimandiamo ai precedenti top e flop. D’altronde, il neozelandese c’è sempre. E lo stop di tre settimane a cui sarà costretto avrà già messo in allarme Cavinato.

FLOP

Benetton Treviso

Gli stranieri: tutti insufficienti. Si salvano soltanto Vallejos Cinalli, combattivo in terza linea e, parzialmente, Christie, anonimo in attacco ma quantomeno presente in difesa. Da Harden a Manu, passando per Luamanu e Carlisle, fino ad arrivare a Seniloli, nessuno è nemmeno andato vicino a convincere tifosi ed appassionati sul campo, mostrando gravi lacune ed una condizione tutt’altro che smagliante.

Zebre

Hendrik Daniller: dopo un esordio così così ma comunque sufficiente, l’estremo sudafricano evidenzia tutti i suoi limiti e un’inaffidabilità preoccupante sotto tutti i punti di vista. Lento in difesa, nullo in fase offensiva, dove tenta a più riprese improbabili up&under senza andare mai ad impensierire realmente gli avversari.

Andries Ferreira: sia lui che Daniller steccano e i commenti, in giro per il web, si sprecano. La seconda linea sudafricana è assolutamente impalpabile e fa rimpiangere ogni singolo minuto Geldenhuys, seduto in panchina per concedergli un po’ di riposo. E l’impressione è che, se Ferreira dovesse dimostrarsi su questi livelli anche nei prossimi mesi, il tempo per far rifiatare l’azzurro sarà risicato.

Gonzalo Garcia: il rosso centro bianconero è pressoché irriconoscibile. Se la sua scarsa propensione alla fase offensiva era già riconosciuta, l’azzurro si scopre anche debole ed innocuo in fase difensiva, da sempre il suo pezzo forte, a testimonianza di una condizione fisica ben lontana dall’essere al top. Manca la sua leadership in mezzo al campo.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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